Alessandro Marongiu
Le cattive abitudini della comunicazione

Il volo dell’accabadora

Un post (infelice) di Michela Murgia sui trasporti in Sardegna provoca una tempesta in un bicchier d'acqua. E uno stuolo di polemisti scivola continuamente sulle parole e sulla politica

Succede che la nota Michela Murgia debba prendere un volo tra “il continente” e la Sardegna (o viceversa) per partecipare al funerale di un’amica, e trovi disponibilità solo su un aereo Ryanair: continuità territoriale (ossia quel grimaldello burocratico che abbatte la tariffa per i cittadini della Sardegna in viaggio nel resto del paese) non pervenuta. Evidentemente Michela Murgia ha dovuto pagare la tariffa intera. La sua reazione la affida a Facebook: «La mia giornata comincia con un pensiero alla giunta Pigliaru e uno più speciale riservato all’assessore ai trasporti degli ultimi tre anni Massimo Deiana. Senza Ryanair da Ciampino sarei mancata all’ultimo saluto a un’amica che è morta. Così auguro ai vostri figli lontani quando di andarvene toccherà a voi». Parrebbe una reazione tutta di pancia, visto anche com’è scritto il post (cioè, potremmo dire, precipitosamente): condivisibile o meno ma umanissima, la reazione. Ci sarebbe da eccepire, ma si entrerebbe nel campo minato dell’“ognuno è come è” e delle priorità individuali: meglio lasciar perdere, ché questo è campo in cui confronto e discussione non sono ammessi.

Alcune ore dopo, partiti i contro-commenti, la Murgia ritorna sul punto: «[…] resta da capire per cosa si siano sentiti offesi: in fondo ho augurato loro niente di più che la loro stessa idea di continuità territoriale». E ancora dopo, a scanso di equivoci: «[…] queste categorie hanno trovato il tempo di occuparsi per un giorno intero di un mio status di Facebook e di scriverne persino alla Rai nella vana speranza di farmi bacchettare per avergli augurato di godere degli stessi trasporti che hanno progettato per noi, voglio sperare che vorranno anche investire una mezz’ora per la propria autoformazione». Pur con tutte le attenuanti del caso vista la situazione di lutto e dolore, e pur essendo più che lecito contestare un’attuale classe dirigente isolana che si sta dimostrando di una pochezza disarmante, la cosa che resta da capire invece è un’altra: perché la Murgia chiama in causa (quanto cristianamente?) i figli dei politici sardi, augurando loro di vivere una situazione di disagio – non poter partecipare ai funerali dei genitori – per le colpe dei padri?

Non si fanno attendere le repliche: e sono indifendibili quanto l’augurio della Murgia (a meno che non si sia d’accordo nell’auspicare che i figli paghino per gli errori di chi li ha messi al mondo, naturalmente). Scrive il diretto interessato, il presidente dell’Autorità portuale regionale nonché ex assessore ai Trasporti Massimo Deiana: «Un vero augurio di cuore, da vera Accabadora, che ricambio di cuore con gli interessi». Il richiamo alla figura dell’accabadora, portata alla notorietà da un romanzo della Murgia di qualche anno fa, è del tutto peregrino: Deiana c’ha provato, mettiamola così, ma non è andato da nessuna parte. Non c’entrano i padri con i figli, non c’entra il personaggio di un’opera di fantasia con l’autore di quell’opera – autore che dentro l’opera ci può mettere ciò che vuole senza che questo abbia necessariamente a che fare con la sua persona reale. È l’abc della critica, ovverosia del pensiero analitico, ovverosia, in un’ultima istanza, del pensiero in quanto tale. Pure di quello sommamente semplice.
Però: se si concedono attenuanti alla scrittrice per la reazione di pancia, si devono concedere anche al politico Deiana che le risponde. E sia.

A lui fa eco, sempre su Facebook, Roberto Capelli del Centro Democratico (per il giusto rigore filologico, riportiamo l’intervento così com’è apparso sul social network): «Non posso certamente essere considerato un sostenitore della Giunta Pigliaru o un “tenero” oppositore, ma giudico spregievole e volgare il post della Murgia. Affermazione che confino nell’ambito della meschinità umana. S’Accabbadora, nella nostra realta’, aveva una sua dignità e sopratutto rispetto del dolore e/o malattia. Auguro un lunga e serena vita anche a coloro di cui non condivido la linea e l’azione politica e dei quali continuerò ad essere tenace e determinato oppositore.» Ancora, non si comprende perché mai, l’accabadora. Chissà.

Poi è la volta dei senatori Ignazio Angioni, Giuseppe Cucca, Silvio Lai e Luciano Uras, che si rivolgono ai vertici Rai nelle persone del presidente Monica Maggioni e del direttore generale Mario Orfeo: «Non basta un profilo culturale, anche di valore, perché espressioni cariche di violenza e di incitazione all’odio siano compatibili con il servizio pubblico. Non può passare inosservato che una professionista come dovrebbe essere la signora Murgia, mentre svolge ruoli significativi e di grande visibilità all’interno del servizio pubblico radiotelevisivo, che per antonomasia assolve a compiti culturali di formazione e coesione sociale, possa augurare, pubblicamente, sofferenza e solitudine, se non addirittura la morte ad alcune persone, anche particolarmente esposte per le funzioni pubbliche che esercitano». Quindi, in primis: Ignazio Angioni, Giuseppe Cucca, Silvio Lai e Luciano Uras deducono per loro conto che la Murgia potrebbe aver augurato «la morte ad alcune persone»: e deducono ciò che non è; in secundis: per il quartetto sono da stigmatizzare «espressioni cariche di violenza e di incitazione all’odio» in quanto non compatibili «con il servizio pubblico»: e se su questo è difficile essere in disaccordo (specificando che tali espressioni sarebbero da stigmatizzare in ogni caso, servizio pubblico o meno), bisognerebbe però anche che il quartetto estendesse la valutazione al collega Deiana, che ha controauspicato il malaugurio alla Mugia. Lo farà? Noi aspettiamo fiduciosi, ma chissà.

Da ultimo (per ora) interviene lo scrittore Marcello Fois, sulle pagine de La Nuova Sardegna. Scrive: «Io quel post l’ho letto come la maggior parte dei lettori comuni. Sono anche considerabile un lettore forte. L’ho anche riletto. Tuttavia, nonostante la rilettura, non ci ho visto né maledizioni da Accabadora, né volgarità, né tantomeno cyberbullismo». Lasciamo da parte il concetto di volgarità, che è scivoloso, e il cyberbullismo; le maledizioni da Accabadora in effetti no, non dovrebbero esserci (diciamo “dovrebbero” perché non sapendo esattamente cosa siano, è compito arduo riconoscerle: siamo nel dominio della speculazione, insomma), ma a Fois, che legge e rilegge quattro righe della Murgia da lettore forte qual è, devono essere sfuggite proprio queste parole: «Così auguro ai vostri figli lontani quando di andarvene toccherà a voi». E continua: «La Murgia, per quanto alcuni facciano finta di ignorarlo, nel gioco infinito del ridimensionamento, è scrittrice»: a quale vicenda Fois si stia qui riferendo non è dato sapere; non alla presente, però, visto che gli “alcuni” che hanno risposto alla Murgia hanno ben chiaro (fin troppo, pure) che è una scrittrice e che ha scritto un romanzo intitolato Accabadora. Poi: «E gli scrittori, lo so per esperienza, ipotizzano mondi paralleli. In quello ipotizzato nel suo post dalla Murgia compaiono tra cent’anni i figli di Pigliaru o Deiana, che si trovino per una casualità della vita lontani dalla Sardegna proprio quando i loro cari, serenamente e nel proprio letto, come capiterà a ciascuno di noi, trapassassero».

Al netto dell’ironia, anche gradevole, se si vuole, resta il fatto che Fois sta cercando di mettere una distanza tra la Murgia e le sue parole che non esiste. Perché il suo è stato, crediamo, un post di pancia, umanissimo, e basta: lo si prenda per quello che è. Uno scrittore non avrebbe infatti scritto «Senza Ryanair da Ciampino sarei mancata all’ultimo saluto a un’amica che è morta. Così auguro ai vostri figli lontani quando di andarvene toccherà a voi»: non avrebbe cioè augurato ai figli in questione di vivere una situazione che lei non ha vissuto, avendo trovato, a quanto sostiene in prima persona, un volo per partecipare alle esequie dell’amica. A meno che l’“augurio” della Murgia non consistesse nel fatto di volare con Ryanair. Chissà. Forse le parole le sono scappate e null’altro, con buona pace del lettore forte ed esegeta Fois.

Breve inciso conclusivo puramente cronachistico: in Sardegna in questi giorni si svolge il G7 dei trasporti. Fine dell’inciso.

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