Roberto Mussapi
Every beat of my heart, la poesia

Il respiro dell’eternità

I versi di Mario Santagostini che descrivono il momento del trapasso di suo padre dalla vita terrena testimoniano il fondamento archetipicamente religioso della poesia: la ricerca dell’infinito non fuori dalla vita, ma nel cuore più drammatico della vita stessa

Desiderio d’immortalità spasimo d’infinito. In questi versi tesissimi e nello stesso tempo mossi da una strana serenità, Mario Santagostini (nato nel 1951 a Milano, dove vive), uno dei non pochi poeti importanti della mia fertile generazione, ferma il momento del trapasso, il passaggio fatale dalla vita alla morte. Chi sta morendo non è un uomo qualunque, rispetto al poeta (ammesso che per un poeta possa esistere un uomo qualunque), ma il padre. Una domenica ariosa di aprile. In quella serenità primaverile l’uomo sta morendo, si muove a scatti, si sente il respiro contrarsi, siamo agli istanti terminali. Eppure, contemporaneamente, quasi benedetta da quella domenica “ariosa”, una sensazione nasce, improvvisa, nel cuore del figlio, del poeta, nell’attimo stesso del dolore, del trapasso. Che quelli che noi sentiamo come respiri terminali (perché tali sono, qui, sia chiaro), dall’altra parte, dove già l’anima del morto è passata, siano euforiche gioiosissime contrazioni di chi sta per tornare. Manifestazioni di un’altra vita, ultraterrena. Al punto che il figlio, affranto al capezzale, ferito dal lutto, prova un istante di invidia per l’anima che è già altrove, eterna, pronta a tornare, a lui e a tutti, in altra forma. Per sempre.
Qui la poesia si manifesta in un suo fondamento archetipicamente religioso: comprendere e svelare qualcosa che trascende la morte, nell’attimo stesso del morire. Cercare l’infinito non fuori dalla vita, evadendo, ma nel cuore più drammatico della vita stessa, quando si estingue, e l’uomo trapassa.

 

poesiafestival 13 Omaggio a Vittorio Sereni con Maurizio Cucchi e Mario Santagostini photo © Serena Campanini-Elisabetta Baracchi

… 13 Aprile, del ’97. Una domenica

ariosa. Mio padre

sta morendo. Si muove

a scatti nel letto, forse

i suoi respiri terminali

altrove sono già

le euforiche, gioiosissime,

pure contrazioni

di chi sta per tornare.

E per un attimo in chi assiste passa

un sottile senso d’invidia…

Mario Santagostini

(Da L’idea del bene, 2001; foto © Serena Campanini-Elisabetta Baracchi)

Facebooktwitterlinkedin