Delia Morea
A proposito del “Giardino degli inglesi”

Le ombre di Napoli

Con il suo nuovo romanzo, Vladimiro Bottone continua a raccontare l’altra faccia di Napoli, quella oscura e pervasa dal male. Anche quando il male sembra la vita

Il giardino degli inglesi (Neri Pozza, pp. 398) nuovo romanzo di Vladimiro Bottone di recente uscita, è il seguito dell’avvincente Vicaria (Mondadori), ma non da meno per pregio di scrittura e intensità della storia. Vladimiro Bottone, scrittore finissimo, napoletano trapiantato a Torino da tempo, ci ha abituati alle sue storie di fascino, spesso ambientate in una Napoli lontana dove lo splendore, le tenebre e i mali endemici di una città emersa e nascosta, nei suoi vicoli, fondaci e sotterranei, vengono descritti con rara abilità.

Il titolo del romanzo prende lo spunto dal cimitero non cattolico degli inglesi che venne fatto realizzare dalla comunità britannica – di stanza a Napoli sin dal Settecento – durante la prima metà dell’Ottocento nell’area del giardino della chiesa di Santa Maria della Fede, appunto a Napoli. In questo cimitero, neoclassico en plein air, simile a un giardino, sono sepolti i personaggi chiave del romanzo precedente: Emma e Peter Darshwood, sorella e fratello morti, in tempi diversi, in maniera violenta. Dalla loro morte si dipana la nuova storia che è di certo un noir, per la costruzione letteraria, l’intrigo e il magistrale intreccio che tiene con il fiato sospeso dall’inizio alla fine, ma non solo questo.

il giardino degli inglesi vladimiro bottoneIl giardino degli inglesi è un romanzo epico, corale, un affresco in cui la Napoli borbonica del 1841, anno in cui è ambientato il racconto, si mostra in tutte le sue problematiche sfaccettature: dalla magnificenza di una capitale a una città brulicante di miserie, povertà e, soprattutto, di bambini di strada, vittime di una infanzia negata, spesso a doversi confrontare con lavori umili e ogni genere di turpitudini. Una città scura, per certi versi come la Londra dickensiana e che occhieggia ai ritmi del grande narratore napoletano ottocentesco Francesco Mastriani.

Una storia corale dove si muovono i personaggi del romanzo precedente e i nuovi, come Edward Darshwood, padre delle due giovani vittime, che arriva dall’Inghilterra schiacciato dal rimorso per la scomparsa prematura dei figli e vuole capire sottese verità dietro quelle morti atroci, Palmina la piccola fioraia che soccombe alla cattiveria e alla fatica di vivere, suor Marianna di cui il lettore già può sospettare la predisposizione al male, nascosta dietro un malcelato parossismo religioso.

Oltre a questi entrano in campo tutti gli altri personaggi protagonisti di Vicaria: Frances, la sorella delle vittime, sposata ad un napoletano, il Commissario Gioacchino Fiorilli, emblema del bene e della ricerca della verità, la figlia Angela, insieme a comprimari, ora protagonisti, come il medico ebreo Joseph Frank e la moglie Marta, ex cantante lirica.

Su tutti loro giganteggia la personificazione del male: il medico Domenico De Consoli, genio negativo che, come un burattinaio, muove le fila della vicenda.

cimitero degli inglesi napoli

Vladimiro Bottone, adoperando una scrittura di straordinaria passione unita a riflessioni lucide, taglienti, che si colora ogni tanto di terminologie in napoletano, concepisce questi personaggi cogliendo la verità di essi stessi, le sfumature, le luci e le ombre del loro atteggiarsi nei confronti della vita, in tal modo da renderli materia viva. Parimenti scrupoloso nei tanti personaggi minori, nelle descrizioni, nelle atmosfere che aleggiano sullo sfondo nel romanzo e che fanno della città di Napoli l’altra indiscussa protagonista della storia.

Un romanzo seduttivo, una scrittura che avviluppa capitolo dopo capitolo, una tensione verso il mistero che è alla base del mondo: la lotta tra il bene e il male, dunque molto di più di un semplice noir, come si diceva.

«l’Intelligenza del Male, che si possiede solo quando il Male sei capace di pensarlo fino in fondo perché disposto a praticarlo oltre le estreme conseguenze», ecco uno dei pensieri centrali del malvagio De Consoli e uno dei concetti centrali di questo romanzo, che conduce il lettore attraverso sentieri oscuri e intrighi dell’animo, vagando per una città dove entrano in campo sale anatomiche, Ospedali come “Gli Incurabili”, algide case dei ricchi e tuguri, tribunali e forche, vicoli affollati e maleodoranti, strade eleganti percorse da carrozze. Un mondo lontano ma descritto in maniera così vivida da risultare vicino a noi, quasi da poterlo toccare, da immergersi in esso.

Vladimiro Bottone, che con il bellissimo romanzo L’ospite della vita (Avagliano) venne selezionato nel 2000 al Premio Strega, si conferma ancora una volta uno degli scrittori più incisivi e interessanti della scena letteraria italiana, con un modo di usare e costruire il linguaggio, la parola, di estrema originalità, senza indulgere in oleografismi o false sintesi ma attirando il lettore nei suoi meandri letterari.

Il giardino degli inglesi, un romanzo da leggere, si conclude con un finale aperto. Ci sarà un terzo seguito? Lo immaginiamo e lo auspichiamo.

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