Angela Di Maso
Ritratto d'artista

L’attore è nudo

Francesca Cutolo: «Interrogo la parola, la indago, ma recitare significa due cose: denudarsi, avere il coraggio di lasciarsi guardare e andare incontro al vivere qui ed ora. Ma davvero»

Nome e cognome: Francesca Cutolo.

Professione: Attrice.

Età: 46.

Da bambina sognavi di fare l’attrice? Sognare proprio…no. Mi dicevano che avrei ‘dovuto’ fare l’attrice poiché ero una bambina vivace, sensibile, oscillante tra la disperazione e il riso sfrenato, una pagliaccia insomma. Credo comunque sia stata decisiva mia madre, Valeria Saporito, attrice/performer prima e fotografa poi, molto attiva dai primi anni ottanta. L’ho seguita ovunque negli anni delle cantine del teatro d’avanguardia napoletana: Spazio Libero, il Teatro Nuovo, dove ad appena dodici anni ho assistito a ‘Tango Glaciale’ di Mario Martone del quale nutro un ricordo ancora così vivo.

Cosa significa per te recitare? Due cose: denudarsi, avere il coraggio di lasciarsi guardare e andare incontro al vivere qui ed ora. Ma davvero.

Il tuo film preferito? Barry Lindon.

Il tuo spettacolo teatrale preferito? (Fatto da te o da altri). Ancora oggi “Toto’ principe di Danimarca” di Leo De Berardinis, nella sua prima versione con l’immenso Antonio Neiwiller, nel 1990. Da quel momento e fino a che non è così precocemente morto, ho seguito tutto il lavoro di De Berardinis e ogni volta il suo teatro era magia pura, commozione, ironia, provocazione. Un’esperienza ogni volta unica. Che grave perdita, per il teatro, quanto altro ci avrebbe regalato!

Qual è l’attrice da cui hai imparato di più? Da bambina guardavo e riguardavo tutti i film di Sofia Loren. La mia icona resta però Monica Vitti.

Qual è il regista da cui hai imparato di più? Ho avuto la fortuna di lavorare con dei registi di grandissimo valore e da tutti ho appreso qualcosa: Mario Martone, Roberto Benigni, Anna Negri, Giorgia Farina, Marco Risi al cinema. In teatro con Alfonso Benadduce, Carlo Cecchi, Leo Muscato, Andrea De Rosa, mio compagno. Anche se potrei dire di aver imparato altrettanto da registi coi quali non ho lavorato ma dei quali ho visto quasi tutto: Antonio Latella, anche Lucia Calamaro e Daria De Florian che oltretutto sono anche autrici e attrici oltre che registe.

Il libro sul comodino: Piccole Virtù di Natalia Ginzburg. Una straordinaria scoperta letteraria.

La canzone che ti rappresenta: Sono onnivora, la musica non mi basta mai.

Descrivi il tuo giorno perfetto. Tutti quelli trascorsi al mare. Svegliarsi in un’isola greca, ascoltare il rumore del Meltemi, per poi calare nelle acque fresche e cristalline.

Francesca Cutolo 4Il primo bacio: rivelazione o delusione? Delusione.

Strategia di conquista: qual è la tua? Mai avuto strategie, non ne sono capace.

Categorie umane che non ti piacciono? Gli scostumati, gli arroganti, i razzisti, gli ignoranti.

Gli attori vanno guidati o lasciati ai loro istinti dai registi? Un regista dovrebbe guidare l’attore aiutandolo nell’indirizzare bene gli istinti.

Classifica per sedurre: bellezza, ricchezza, cervello, humour. Humor e cervello. La bellezza è una maschera e il denaro crea equivoci.

Il sesso nobilita l’amore o viceversa? Il sesso senza amore alla terza volta è una noia mortale.

Meglio le affinità elettive o l’elogio degli opposti? Elogio degli opposti, se no che sonno!

Costretta a scegliere: televisione, cinema o teatro? Teatro per sempre.

C‘è qualcosa che rimpiangi di non avere detto a qualcuno? Forse qualche ti voglio bene in più a persone che non ci sono più.

Sorrentino, Spielberg, Lars von Trier o Almodóvar? Con Sorrentino ho appena lavorato, in The Young Pope, seppur in un ruolo piccolo e tornerei a lavorarci di nuovo di corsa, è stata un’esperienza inebriante.

Qual è il tuo ricordo più caro? La mia infanzia.

E il ricordo più terribile? La fine dell’infanzia. La morte prematura di mia madre.

L’ultima volta che sei andata a teatro cos’hai visto? Uno spettacolo di danza. Passione dello straordinario coreografo Emio Greco.

Racconta il tuo ultimo lavoro: Lingua Madre Maneloschn – di Sasha Marianna Salzmann, autrice ebreo tedesca poco più che trentenne, per la Regia di Paola Rota. Tre generazioni di donne una madre una figlia una nipote. Io interpreto la madre al centro, tirata da due parti tra una madre nostalgica e dispotica e una figlia nel suo momento di crescita e massimo disprezzo per tutto quello che le impedisce l’emancipazione e la fuga dalla famiglia. Uno spettacolo sull’ identità. Sulle origini, sulla lingua.

Perché il pubblico dovrebbe vederlo? E’ uno spettacolo che ti mette a confronto con le differenze, a partire da quella sessuale.

Il mondo del cinema è veramente corrotto come si dice? Ma no, chi lo dice? Il mondo del cinema dovrebbe solo beneficiare maggiormente della contaminazione col teatro. Conosco ancora pochi registi che si affacciano al teatro, ed è spesso un’occasione mancata. Quello è un luogo pieno di grandi talenti e un po’ di alternarsi dei soliti noti farebbe solo bene al nostro cinema.

La cosa a cui nella vita non vorresti mai rinunciare. Viaggiare.

Quella cosa di te che nessuno ha mai saputo (fino ad ora). Che sono una bugiarda patentata.

Piatto preferito. Il sushi. Potrei vivere solo di quello.

Scegli il tuo partner sul set: Carlo Verdone, Toni Servillo o Michael Fassbender? Una commedia con Verdone, uno spettacolo con Servillo e una cena con Fassbender, per allenare il mio inglese, sia chiaro.

Francesca Cutolo 5C’è parità di trattamento nelle fiction tra uomini e donne? Sebbene la televisione sia molto cambiata, rispetto a quando io ho cominciato, la strada da fare in Italia è ancora lunga. Soprattutto c’è ancora molto da fare nella scrittura, bisognerebbe anzitutto dar vita a dei bei personaggi femminili, che escano finalmente dal canone schiacciante di madre e moglie. Da questo punto di vista le serie tv straniere sono davvero avanti anni luce, penso alla detective di Top of Lake di Jane Campion, ecco, quello è un ruolo che mi piacerebbe interpretare.

Mai capitato di dover rifiutare un contratto? Se sì, perché. No.

Di lasciarti sfuggire un’occasione di lavoro e di pentirtene subito dopo? Neanche.

Quale ruolo ti sarebbe piaciuto interpretare nel cinema? Da giovane pensavo a Secretary di Steven Shainberg con Maggie Gyllenhall. Da un paio d’anni, invece, penso a Mommy di Xavier Dolan con la straordinaria Anne Dorval in un’incredibile prova d’attrice.

Quale ruolo ti piacerebbe interpretare in teatro? Ho quasi paura a dirlo. Da sempre uno: Medea.

Da chi vorresti essere diretta sul palco e sul set? Escludendo coloro coi quali ho già lavorato, e coi quali tornerei a lavorare, sul palco mi piacerebbe essere diretta da Antonio Latella, Arturo Cirillo e Lucia Calamaro. Sul set da Alice Rohrwacher e Valeria Golino – che oltretutto è anche una delle attrici che amo maggiormente – e poi da Edoardo De Angelis, Saverio Costanzo, Matteo Garrone. Mi fermo qua, anche se c’è una bella sfilza di straordinari registi che stanno lavorando alle serie tv.

Tre doti e tre difetti che bisogna avere e non avere per poter fare questo mestiere. Umiltà, disponibilità, ascolto. I difetti lasciamoli fuori, a stento si possono tollerare nei geni, a noi comuni mortali non servono, anzi impediscono inutilmente il buon andamento di un lavoro, sia al cinema che a teatro.

Cosa accadrebbe all’umanità se il cinema scomparisse? Non voglio neanche pensarci. Non si può vivere senza il cinema, senza quella possibilità di sogno, evasione, fuga, indagine.

Gli alieni ti rapiscono e tu puoi esprimere un solo ultimo desiderio. Quale? La fine di queste atroci guerre.

La frase più romantica che ti sia capitato di dire sul set (teatro). Adriana ne ‘La commedia degli errori’ di Shakespeare ad Antifolo: Vedi come provo a cingermi al tuo braccio. Tu sei una quercia e io solo l’edera. Sarò fragile, è vero. Ma unita alla fibra forte del tuo fusto divento forte anch’io.

La frase più triste che ti sia toccato di dire sul set (teatro). Nello spettacolo Paradiso Perduto di John Milton, Eva entra in scena e legge una poesia di Silvia Bre: ‘e poi mi ha sibilato/e cercati/ una parola necessaria/quella con cui restare sola/e fare cena e sonno e vita/la dolce la tenebrosa/assoluta tra tutte da non dire/la spina che ti suona nella bocca/e poi ruggisce perché tu risponda/ti apre ti disonora/ ti comanda…/e io mi sono messa le mani sulla faccia/come chi piange/ho visto prima di tutto una prigione/poi sono nata’. Che versi!

Cosa vorresti che il pubblico ricordasse di te? E’ presto per dirlo.

Hai mai litigato con un regista per una questione di interpretazione del personaggio? Ho discusso sì, ma non litigato.

Se potessi svegliarti domani con una nuova dote quale sceglieresti? Essere poliglotta.

Che cosa è troppo serio per scherzarci su? La violenza sulle donne.

Francesca Cutolo 2Se potessi conoscere il tuo futuro cosa vorresti sapere? Niente.

Come costruisci i personaggi che interpreti? A partire dallo studio iconografico e storico. Ci si aiuta anche con riferimenti cinematografici e pittorici, musicali.

Parallelamente al tuo percorso, trovi che in questi anni ci sia stata un’evoluzione o un deterioramento della fiction? C’è stata una grandissima evoluzione. Ma siamo ancora un po’ troppo legati ad alcuni principi, mi piacerebbe vedere più coraggio.

Il rapporto con la parola. La interroghi, la ricerchi, la domini o ti fai dominare? La interrogo, la indago. L’autore che ho amato di più che mi ha fatto fare un vero viaggio nelle parole, scelte con una meticolosità al limite del maniacale, è stato Giorgio Manganelli. Quando ho recitato il testo ‘Amore’ in una riduzione a due con Alfonso Benadduce, dal titolo ‘Melopea d’addio’ è stata un’esperienza unica, e il poter calarsi in quella musicalità un grande privilegio che ci valse anche un piccolo premio, Il Girulà.

Cosa pensi delle nuove generazioni di attori che, a volte, passano direttamente dai talent al set? Sono due universi che non hanno nulla in comune. Il lavoro dell’attore è fatto di studio approfondimento conoscenza, sacrifico, fatica. Il talent mi sembra sia un gioco, a volte anche troppo duro e cinico.

La morte: paura o liberazione? Passaggio.

Ti viene data la possibilità di presentare tre proposte di legge in materia spettacolo. Cosa proponi? Ho dato la mia adesione al gruppo FACCIAMOLACONTA movimento di più di 1000 attori professionisti, che si batte per compattare la nostra categoria e far valere la nostra voce presso le istituzioni. Quindi: – il riconoscimento giuridico della figura dell’attore, affinché gli possano essere riconosciute le giuste tutele e gli ammortizzatori sociali, come per le altre categorie di lavoratori – il decurtamento del FUS per le strutture che non rispettano il contratto nazionale, sottintendendo un monitoraggio da parte del Ministero su come viene usato il denaro pubblico – sarebbe poi auspicabile l’istituzione di una seria commissione di qualità, al fine di non ragionare, per l’elargizione dei fondi, secondo parametri unicamente quantitativi, ma sapendo premiare la qualità delle proposte.

Francesca Cutolo 3Cosa è necessario per un’attrice: memoria storica o physique du rôle? L’equilibrio.

Hai un sogno nel cassetto che oggi può aprire. Cosa viene fuori? Un film da protagonista.

I soldi fanno la felicità? Aiutano a star più sereni.

Qual è il tuo rapporto con i social network? Li frequento, con moderazione.

Il tuo rapporto con la critica. Quale quella che più ti ha ferita in questi anni. Non ho mai ricevuto stroncature personali. Ma ho partecipato a spettacoli che non sono andati benissimo con la critica, il che vuol dire, nella maggior parte dei casi, che sono andati bene con il pubblico.

Poco prima dell’inizio e poi della fine di una ripresa, a cosa, o a chi, pensi? Dedico sempre un pensiero a mia madre.

Il teatro riesce ancora a catalizzare la passione civile del pubblico in modo attivo? Non sono cose che vanno tanto di frequente di pari passo. Purtroppo.

Nella tua valigia dell’attrice cosa non manca mai (metaforicamente o materialmente)? Vorrei non mancasse mai l’indagine, il lasciare fino all’ultimo aperte le domande che ogni testo ti pone. Il teatro non dovrebbe dare mai risposte, e se un attore mantiene aperte dentro di se quelle domande anche allo spettatore arriveranno e creeranno quel dialogo invisibile e imprescindibile che dovrebbe esistere tra lo spettatore e l’attore.

Francesca Cutolo 6Con i tagli economici alla cultura, il teatro diventerà un’arte di nicchia oppure ci sarà una prevalenza di teatro di medio-basso livello o amatoriale? Come disse Steinbeck in C’era una volta una guerra: ‘Il teatro è l’unica istituzione che sia stata in punto di morte per quattromila anni e non abbia mai capitolato. Per tenerla viva ci vuole gente ostinata e fedele’. Seppure di nicchia sarà sempre popolato da gente straordinariamente viva.

Per sfondare in questo ambiente serve la bravura, la fortuna o le giuste conoscenze? La bravura è fondamentale, ma quello che proprio non dovrebbe mancare è l’essere preparati, al grande salto, non lasciarsi cogliere di sorpresa.

Meglio essere sereni, contenti o felici? Meglio essere sereni.

Progetti futuri? Un progetto per la Tv, ma aspetterei ancora a parlarne. C’è questa cosa che siamo scaramantici. Noiosissima.

Un consiglio a una giovane che voglia fare l’attrice. Sicura sicura sicura?

—–

Foto di Barbara Chiarini, Bepi Caroli, Massimiliano Cecchi, Azzurra Primavera, Ida Cassin, Claudia Pajewski

 

Facebooktwitterlinkedin