Nicola Fano
A proposito della politica culturale italiana

Cultura a costo zero

Roma Capitale pubblica un avviso per acquisire (gratis) progetti e idee per il Teatro di Villa Torlonia. Ponendo vincoli burocratici e assicurativi. E sbagliando anche le date. È questo il rispetto che le amministrazioni hanno per la cultura e la creatività?

Qui non si fa politica, anche se distruggere con metodo la cultura potrebbe essere anche una questione politica. Comunque, se volete sapere come una prestigiosa amministrazione pubblica (quella di Roma Capitale, nel caso) leggete queste righe. Vi racconteremo un piccolo obbrobrio, non dissimile da tanti altri capitati qui o altrove, dello stesso segno.

Ebbene, l’amministrazione capitolina ha appena pubblicato un «Avviso pubblico per manifestazione di interesse alla presentazione di proposte culturali da realizzarsi nel Teatro di Villa Torlonia entro il primo trimestre del 2017». Perfetto. Il Campidoglio, si dice in premessa, vuole «favorire lo sviluppo culturale e la promozione turistica» della città; e chiede idee a chiunque ne abbia. Ossia: «L’avviso è finalizzato esclusivamente alla ricezione di proposte culturali favorendo la partecipazione del maggior numero di operatori interessati alla realizzazione di eventi pubblici». Trasparenza e pluralismo, innanzi tutto. Bene! Ma, vediamo: per fare che cosa? Dice l’avviso: «Il Teatro di Villa Torlonia si presta a ospitare eventi di interesse culturale di livello nazionale e internazionale». Giusto! In concreto: «Spettacoli, performance, reading anche poetici, proiezioni, incontri, conferenze, installazioni/esposizioni, attività formtive, musica e multidisciplinarietà tra i vari linguaggi artistici». Tutto, insomma. Le proposte, poi, dovranno «realizzarsi entro il 31 marzo 2017, rispettare il carattere storico-artistico e architettonico del luogo, essere compatibili tecnicamente con il luogo, non avere carattere pornografico, razzista, discriminatorio, di propaganda partitica, non arrecare pregiudizi o danni all’immagine dell’Amministrazione e essere aperte alla cittadinanza e non di carattere privato». È prevista la possibilità di far pagare l’ingresso per un massimo di 5 euro. Evviva! Il famoso autofinanziamento.

teatro di villa torlonia 2Dal canto suo, l’amministrazione capitolina si impegna a garantire il servizio di pulizia (presidio di una unità per due ore); il personale di sala (due unità per tre ore); il personale di custodia e accoglienza (due unità per tre ore); il personale tecnico (un presidio di otto ore); il personale di allestimento e disallestimento per le eventuali mostre; il servizio di prenotazione degli eventi presso il call center dedicato. Il proponente, dunque, deve garantire tutto il resto. Ossia «la completa gestione del progetto presentato, inclusi tutti i costi necessari per la sua realizzazione, sia in termini di attrezzature che si personale». E poi, naturalmente, l’acquisizione delle autorizzazioni e simili, il pagamento di tutti gli oneri, il rispetto delle norme di sicurezza, la stipula di una polizza assicurativa a copertura degli eventuali danni alle persone e all’immobile, l’impegno a riportare tutti i loghi capitolini nel materiale pubblicitario e promozionale, la gestione della eventuale biglietteria». Insomma, tutto. Occorre essere ricchi, per aderire a questo avviso.

Ovviamente, per presentare le proposte, i proponenti devono specificare e comprovare qualunque idea: chi volesse proporre degli spettacoli, per esempio, è invitato a fornirne un dvd. Ogni «soggetto proponente potrà presentare uno o più progetti e, ove selezionati, potranno essere inseriti nella programmazione del 2017 non più di due progetti per proponente». Poi: «Ciascun progetto proposto potrà articolarsi in un numero massimo di tre appuntamenti purché appartenenti a diverse discipline o tipologie di evento; in tutti i casi le repliche degli spettacolo e/o concerti non potranno superare il numero di due». Perfetto! Termine di presentazione delle proposte: il 15 marzo 2017.

Qualche considerazione è d’obbligo. La prima, generale, è che l’Amministrazione capitolina chiede di fatto che qualcuno le regali delle idee di produzione culturale che essa, in proprio, evidentemente non ha (benché l’Assessorato alla cultura disponga di molti validi professionisti, esperti, consulenti ecc). Come dire?, Roma Capitale si limita a fare da affittacamere: se hai un’idea, te la paghi, te la organizzi, te la promuovi, te la comunichi e te la pubblicizzi da te; noi ti diamo il teatro e tre ore di custodia. Purché tu faccia un’assicurazione che ci garantisca l’integrità del nostro immobile. E dunque questo vuol dire «favorire lo sviluppo culturale e la promozione turistica» della città? Se sì, l’unica progettualità di Roma Capitale consiste nel fatto che la cultura – oltre a dover avere qualche magnate privato che la sostenga economicamente – non deve «avere carattere pornografico, razzista, discriminatorio, di propaganda partitica, non arrecare pregiudizi o danni all’immagine dell’Amministrazione e essere aperte alla cittadinanza e non di carattere privato»: un po’ poco, si direbbe…

Ma non basta. La sagacia dell’estensore dell’Avviso pubblico fa sì che le proposte debbano «realizzarsi entro il 31 marzo 2017» e debbano essere presentate all’amministrazione entro il 15 marzo. Questo vuol dire che, ammesso che qualcuno (non si sa chi, non si sa sulla base di quali criteri) scelga le proposte in una notte, poniamo, ci saranno quindici giorni per organizzarle e realizzarle. Massimo due per ogni soggetto, massimo tre giorni ciascuno. Se non è un refuso, siamo al ridicolo. Come dire che il teatrino di Villa Torlonia avrà una meravigliosa vita lunga – al massimo – quindici giorni. Con i soldi degli altri e il logo di Roma Capitale…

Questo è il rispetto che le amministrazioni pubbliche – quella di Roma Capitale fra esse – riserva alla cultura e alla creatività.

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