Alessandro Boschi
Un libro per Natale

La recita di Pinocchio

Per Natale, leggere Pinocchio ai vostri figli! Magari vi chiederanno di mescolarlo ad altri fili del loro immaginario, ma l'incanto resterà. Provare per credere. E per capire...

Chissà cosa sarà passato per la testa a Matteo Garrone quando ha deciso di realizzare un film su uno dei libri più celebri del mondo, considerato un classico dell’infanzia ma in realtà molto più di questo. A meno che tu non ti chiami Walt Disney (o al limite Carmelo Bene) dovresti pensarci due volte prima di avvicinarti a Pinocchio, che cinematograficamente parlando è un po’ l’omologo di Don Chisciotte: gran soggetto ma da prendere con le molle. Chiedere a Roberto Benigni e Francesco Nuti per il primo e a Orson Welles e Terry Gilliam per il secondo. Detto questo, il libro di Collodi, al secolo Carlo Lorenzini, mantiene, a distanza di circa un secolo e mezzo una freschezza narrativa che molto scrittori o sedicenti tali dovrebbero prendere ad esempio. Per me, che sono umbro in terra toscana, rileggere questo libro è sempre un’occasione per tornare ragazzo, per ripensare a quelle novelle che ti venivano raccontate per farti addormentare, o a quei personaggi che, magari analfabeti, erano in grado di incantarti con le loro storie.

Le veglie di Neri di Renato Fucini sono un esempio di queste narrazioni: spesso ci si radunava infatti nelle stalle, perché erano i luoghi più caldi, e lì avveniva l’incanto. Mondi mai conosciuti prendevano forma grazie alle parole di questi straordinari affabulatori che con le loro storie avrebbero segnato in maniera indelebile l’immaginario di tanti bambini.

pinocchio2Dopo tutto questo tempo, con una figlia piccola, mi è sembrato naturale leggerle la storia del burattino di legno. Sarò sincero: avrei sperato in una reazione migliore, e non che dopo poche pagine, a volte poche righe, la mia bimba, il sangue del mio sangue, si addormentasse profondamente. Ma tant’è. Oggi non è più tempo d’eroi, per lo meno di legno, oggi c’è la televisione, che da elettrodomestico si è trasformato in baby sitter, e lei sì, che colonizza la nostra e purtroppo la loro immaginazione. Ed è un peccato, perché Pinocchio, che continuo imperterrito a leggerle, è forse il più bel libro sui bambini e sulla loro adolescenza. Ma è anche, per noi adulti, una miniera inesauribile di spunti, di curiosità, e soprattutto di tanti dettagli che sono poi diventati modi di dire, luoghi comuni, soggetti della nostra immaginazione, questa volta pure colonizzata ma resa fertile, vitale. E poi, quando ti rendi conto che tutto è perduto, che i Tiny Titans invadono la tua vita assieme a, giuro, una serie di cartoni animati che si chiama Aiuto! Il mio sedere è impazzito (The Day My Butt Went Psycho!), senti l’incarnazione storica del proseguimento della tua vita che ti dice: “Papà (preferirei babbo ma non c’è verso), mi racconti la favola di Capuccetto rosso?” E allora tu lì, babbo o papà che sia, ti ringalluzzisci e ti prepari a sfoderare una prestazione oratoria che nemmeno Renzi pre referendum e pensi che in fondo il mondo non va poi cosi male.

Ma poi, quella stessa vocina, dolce ma decisa, aggiunge: “però fammi la versione con più personaggi”. Il che vuol dire: Cappuccetto Rosso, la di lei mamma, la di lei nonna, Merida, Peppa Pig, George (fratello di Peppa), Rebecca Coniglio e Pedro Pony, il cacciatore, “e il lupo cattivo, direte voi bambini”… e no, niente lupo cattivo. Perché se una volta un pezzo di legno prendeva il posto di un re, oggi, con i tempi che corrono, cosa volete che sia se un coccodrillo prende il posto di un lupo? Non so che dire, spero solo che non me lo faccia diventare vegano, lì non saprei proprio come cavarmela.

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