Nicola Fano
Visto al Teatro Olimpico di Roma

L’Italoamerimusical

Jerzey Boys, il musical sulla storia dei Four Season diretto da Claudio Insegno è una perfetta macchina da emozioni fatta di musica, ritmo, passioni classiche e soprattutto luci “parlanti“

Jerzey Boys, il musical diretto da Claudio Insegno che ha debuttato a Roma all’Olimpico, è una macchina perfetta. Due ore e mezzo di ritmo, emozioni, canzoni: quello che caratterizza qualunque spettacolo del genere, direte. Ma bisogna vedere come sono mescolati gli ingredienti per capirne l’efficacia. Qui, a farla da padrone, è il ritmo. Il ritmo della musica, naturalmente, ma non solo: il ritmo delle immagini, delle emozioni, il montaggio frenetico delle vicende…

Dunque, si parla della parabola particolarissima dei Four Seasons, un gruppo rock popolarissimo nei primi anni Sessanta, nato nella comunità italo-americana del New Jerzey: la stella era il frontman Frankie Valli (cantante dotato di un falsetto mitico), ma l’anima era Bob Gaudio (pianista e autore di tutti i brani del gruppo). Accanto a loro c’erano due strani tipi: Tommy De Vito, chitarrista e gangster, e Nick Massi, bassista mezzo alcolizzato. La storia di questo gruppo è fatta non solo degli alti e bassi tipici di qualunque band di quell’epoca, ma ha anche una coloritura un po’ particolare: i quattro vengono da un miscuglio di sogni e illegalità, disagio sociale e emigrazione che li porterà ad alternare successi enormi con rovesci terribili legati vuoi ai debiti di gioco e alla sregolatezza del fondatore, Tommy De Vito vuoi alla vacuità del mercato discografico degli anni Sessanta. Metteteci dentro un pizzico di follia (Nick Massi), una serie di disastri familiari (Frankie Valli), un talento musicale per l’epoca modernissimo (Bob Gaudio) e avrete la fotografia del tutto. Ciò che fece dei Four Seasons i veri ante-Beatles. Una storia che pare fatta apposta per essere raccontata. Cosa che è capitata prima con la versione originale del musical nel 2005 (testi di Marshall Brickman e Rick Elice e musiche, ovviamente, di Bob Gaudio), poi con un film di Clint Eastwood nel 2014 (intitolato, appunto, Jerzey Boys) .

jerzey-boys-musical1Ora, la versione italiana del musical originale, diretta da Claudio Insegno e con un quartetto di interpreti di grande talento vocale (innanzi tutto Alex Mastromarino che è Frankie Valli, poi Marco Stabile, Claudio Zanelli e Flavio Gismondi), è qualcosa di diverso dagli spettacoli di questo genere che imperano qui da noi da qualche anno. Non è solo una questione di rigore interpretativo e di qualità musicale, ma anche di regia e drammaturgia: lo spettacolo vola letteralmente supportato da un ritmo frenetico grazie al quale una canzone scivola nell’altra tessendo una storia che non ha bisogno di troppe parole per essere raccontata (e capita). Ossia, il regista ha puntato sulla musica e sulle atmosfere, facendo parlare le une e le altre grazie a un uso perfetto delle luci. Proprio le luci – tra led colorati, vecchie lampade calde, proiettori teatrali e scritte al neon – sembrano sottolineare e comporre il percorso drammaturgico che va dagli anni Sessanta a oggi. Per il resto, qualche gag, qualche ammiccamento, qualche mossettina: tutti espedienti sommamente teatrali. Ciò che fa del bagaglio di Claudio Insegno e dei suoi attori/cantanti un perfetto baule da palcoscenico; e non, come sovente succede in questi casi, un vorrei-ma-non-posso tra Broadway e Hollywood.

Fossi in voi, andrei a vederlo, soprattutto se non siete amanti dei musical: ne rimarrete sorpresi.

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