Pierluigi Pietricola
A proposito di "Chi sono i padroni del mondo?”

I mostri di Chomsky

Il genio antagonista di Noan Chomsky ricostruisce la storia dell'Occidente dalla Seconda guerra in poi spiegando che dietro a qualunque orrore c'è la mania di grandezza degli Stati Uniti

Stupisce in Chomsky la straordinaria sprezzatura del suo pensiero. Parrebbe nascere da un atto di pura spontaneità mentre, al contrario, è il risultato di lunghe e ponderate riflessioni, analisi di fatti e valutazioni. Who rules the world, il nuovo lavoro di uno dei più prestigiosi maître à penser al mondo – Noam Chomsky per l’appunto – ci offre, ancora una volta, uno straordinario esempio del suo modo d’essere un intellettuale: non solo uno specialista – un geniale linguista –, ma un uomo in grado di pensare il mondo contemporaneo fuggendo da rapidi e distratti giudizi su di esso.

Il titolo di questo nuovo volume va infatti interpretato in modo corretto e niente affatto superficiale: Who rules the world? – chi governa il mondo? O, come recentemente tradotto in italiano per l’editore Ponte alle Grazie: Chi sono i padroni del mondo? – deve essere inteso non nel senso che sia necessario scoprire l’identità di chi è al timone, e quindi al comando, delle politiche globali. Su questo punto Chomsky non fa mistero: sono le conglomerate multinazionali, le enormi istituzioni finanziarie e gli imperi commerciali. Al contrario, conta comprendere come viene governato il mondo da costoro: in quale modo i destini delle nazioni – o per meglio dire: dell’unica nazione globale in cui viviamo – che Negri e Hardt definiscono col termine Impero nell’omonimo e famosissimo saggio – sono determinati, decisi, predisposti?

È un terreno minato, questo, sul e nel quale ci si può muovere in due direzioni: o cedendo ad una retorica di facile presa sulle innumerevoli masse di lettori, in base alla quale il più forte prevale sul più debole prevaricandolo ad ogni pie’ sospinto e senza alcuna possibilità di salvezza; e questa è la naturale conclusione del ragionamento: oltre non si procede. Oppure si fa premessa, necessaria e sufficiente, di questa posizione al fine di avviare una riflessione sulle modalità e le dinamiche attraverso le quali l’idea di dominare il mondo diviene prassi, atto vero e reale; e da qui prendere ad indagare cause e conseguenze. È questa la via scelta da Chomsky.

Che cosa comporta tutto ciò? Senza dubbio una riscrittura della storia economico-politica del mondo dal secondo dopoguerra ad oggi: iniziando dalla stipula del Patto Atlantico, passando per le vicende fra Usa e Cuba, la guerra in Vietnam, la nascita del sanguinoso e violentissimo regime di Pinochet in Cile, il conflitto – senza fine – israelo-palestinese, la guerra del Golfo e quella in Iraq, l’attentato dell’11 Settembre e la questione del fondamentalismo islamico, l’Isis – per concludere. Ne emerge un panorama sconvolgente di fronte al quale è pressoché impossibile non indignarsi. Questa è la tesi che Chomsky avanza con forte tenacia e convinzione: gli USA hanno determinato i principali e più terribili sconvolgimenti storico-politici, avvenuti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi, per non veder mai sminuito il loro ruolo di motore primo sia dell’economia mondiale che delle sorti politico-istituzionali delle altre nazioni.

Si può pensare che sia la comune tesi qualunquistica avanzata da tutti coloro che per l’America e la sua politica estera, oltre che per un’impostazione economica di gran lunga votata al consumo di massa a-critico, hanno sempre avuto un’opinione negativa. Ma a fugare questo barlume di dubbio, viene in aiuto il fitto apparato di note e di indicazioni bibliografiche a fine volume: una selva sterminata di richiami a saggi, articoli scientifici e documenti di stato desecretati – puntualmente letti e studiati da Chomsky – concorrono a circostanziare il ragionamento e le analisi dell’autore, rendendo la lettura ancor più interessante perché – ed è bene dirlo chiaramente – non si tratta di uno dei soliti lavori da classificare con l’aggettivo “dietrologico”.

Al di là di un mettere al corrente il lettore delle autentiche ragioni che hanno motivato determinate azioni politiche e militari statunitensi, Who rules the world invita ad un’attenta, ponderata e mai scontata analisi degli accadimenti del mondo – dai più eclatanti fino a più insignificanti – interpretandoli come il prodotto di un processo storico ben preciso ed intenzionalmente voluto. Come afferma Chomsky in un passo del libro: è tutto evidente ed alla luce del sole, tremendamente palese. La fatica, semmai, starebbe nel non voler vedere quanto accade intorno a noi.

Who rules the world non è solo un esempio – fra i migliori che il panorama editoriale offra – di un pensiero che diviene atto pratico; ma anche un invito, un’esortazione a far sì che la prassi sia sempre motore propulsore d’un ragionamento critico che sappia far presa sulla realtà, comprendendola e compenetrandola nel modo più oggettivo ed onnicomprensivo che sia possibile.

Alla luce di ciò, facendo nostro l’appello di Chomsky, piuttosto che abbandonarsi alle facili retoriche sull’esito delle ultime elezioni presidenziali negli Usa, non sarebbe più produttivo – e intelligente – comprenderne le cause, le ragioni e, quindi, le possibili conseguenze future?

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