Alessandro Boschi
Il nostro inviato al Lido

Spira Inammirabilis

Spira Mirabilis di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti presentato in concorso è un brutto film sperimentale. Molto, molto meglio lo scrittore politico di El ciudadano ilustre di Mariano Cohn e Gastòn Duprat

Oggi due film i concorso, entrambi diretti in coppia: Spira Mirabilis di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, e El ciudadano ilustre, di Mariano Cohn e Gastòn Duprat. La doppia direzione è peraltro l’unico elemento in comune tra le due pellicole. La prima, italiana, è un tentativo tanto ambizioso quanto miseramente fallito, di descrivere attraverso una medusa immortale e attraverso quattro diverse situazioni, il mondo intiero, con tutto quello che c’è dentro. E in particolare ci si occupa della persistenza della vita sulla terra. Ora, si tratta senza dubbio di un film sperimentale, ma vi posso assicurare che se questo fosse il cinema la vita persisterebbe con molta fatica, almeno dentro le sale cinematografiche.

Non c’è dubbio che la scelta di mettere questo film in concorso sia una provocazione. Va bene esplorare nuove forme di espressione, ma qui, durante le oltre due ore (esattamente 121 minuti) l’unica cosa che si rimpiange sono le cuffie che alcuni dei protagonisti indossano per realizzare degli strumenti sonori affascinanti e primitivi. E assordanti. Ecco, visto che con tutto quel rumore non si poteva dormire, almeno ci fornissero le cuffie.

El Ciudadano IlustreBellissimo, invece, forse il più bello visto finora, El Ciudadano Ilustre. Che racconta la storia di uno spigoloso Premio Nobel per la letteratura che torna nel suo paese in Argentina dopo un esilio volontario di oltre quaranta anni. Lui, che proprio prendendo spunto da personaggi e situazioni che aveva vissuto da ragazzo, torna accolto con tutti gli onori dalla, almeno in apparenza, primitiva e semplice comunità. Ma si troverà costretto ad affrontare anche il rancore da chi nei suoi libri ha letto il disprezzo e l’ingratitudine per il piccolo paese. El ciudadano ilustre descrive in maniera mirabile la figura dello scrittore e dello Scrittore in quanto archetipo, vanitoso, scorbutico, generoso. Il film ha una forte connotazione politica, rintracciabile nei frangenti più violenti della storia, che in qualche maniera rimandano al passato buio e piuttosto recente dell’Argentina. Nessuno, nemmeno il protagonista interpretato da un bravissimo Oscar Martìnez, è immune da colpe, da debolezze più o meno giustificabili. Gli unici puri sono alcuni personaggi del paese cui non a caso non è consentito dalla regia l’uso della parola, e la loro innocenza viene rivelata da un sorriso, da una bevanda calda ristoratrice.

Notevole e davvero maturo il nuovo film di James Franco. Tratto da John Steinbek In dubious battle ricalca i temi di Furore, non con la stessa potenza ma con una interessante rivisitazione dei caratteri, eivtando un manicheismo spesso rintracciabile in vicende legate alle lotte per il lavoro, qui si sviluppa con coerenza arricchendo fino all’epilogo i personaggi, tra i quali spiccano, oltre allo stesso Franco, Robert Duvall, Vincent D’Onofrio e il sorprendente Nat Wolff.

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