Angela Di Maso
Ritratto d'artista

Teatro in costruzione

Daniele Filosi, organizzatore teatrale: «Il teatro è una cosa umana e inutile, e quindi credo che valga la pena che gli uomini investano su una cosa umana, e inutile»

Nome e cognome: Daniele Filosi.

Professione: Organizzatore teatrale.

Età: 34.

Carriera di produttore ed organizzatore teatrale. Raccontaci i primi passi. Ho cominciato per caso durante gli anni del liceo a Milano affiggendo le locandine per il Teatro Franco Parenti, cosa che mi sono ritrovato ancora a fare anni dopo quando mi sono trasferito a Trento e ho cominciato a muovere i primi passi attorno al teatro. Nonostante qualche anno passato, le locandine capita di metterle ancora.

Daniele FIlosi2Cosa significa, oggi come oggi, credere ed investire in uno spettacolo teatrale? Significa cercare di mettere tutti quelli che ci lavorano nelle migliori condizioni possibili di lavoro e, quindi, di creatività. E saper immaginare un futuro possibile, sempre in costruzione.

Il tuo film preferito? Dico l’ultimo che mi ha colpito particolarmente: Sacro Gra di Gianfranco Rosi.

Il tuo spettacolo teatrale preferito? Tre studi per una crocifissione di Danio Manfredini.

Hai lavorato con molti. Cosa t’hanno dato e chi ricordi con più affetto? Mi hanno dato e preso tutti molto. Cerco di ricordare tutti con affetto, visto che sono stati compagni di viaggio. Se devo dire un grazie, a Walter Zambaldi, che mi ha dato una possibilità alla Corte Ospitale a Rubiera. E un altro, a chi in tre giorni mi ha passato le consegne della struttura che porto avanti tuttora, Gianluca Bosio. Un altro a Carmen Giordamo, regista con cui ho condiviso cinque anni abbondanti di crescita e di sfide. Un ultimo a Maura Pettorruso, che mi ha fatto entrare nel mondo del teatro quasi dieci anni fa nella mia totale inconsapevolezza che sarebbe diventato il mio mestiere.

Qual è l’artista da cui hai imparato di più? Credo che sarà il prossimo.

Il libro sul comodino. In questo momento La boutique del mistero di Dino Buzzati.

La canzone che ti rappresenta. Like a rolling stone di Bob Dylan. Contiene alcune domande che cerco di farmi continuamente.

Prosecco o champagne? Champagne.

Il primo amore, lo ricordi? Come dimenticarselo?

Il primo bacio: rivelazione o delusione? Rivelazione.

Daniele FIlosi3Quali sono le qualità che deve necessariamente possedere uno spettacolo teatrale, affinché possa attirare l’attenzione di un produttore che sia onesto e lontano dai giochi di potere e segnalazioni? Deve avere tutti gli elementi di fondo al proprio posto, e i tempi di lavorazione corretti. Quando questi due fattori non si sono verificati, ne ho sempre pagato qualche conseguenza.

Categorie umane che non ti piacciono? I pedanti e i puntigliosi senza motivo.

Il sesso nobilita l’amore o viceversa? Entrambe le cose.

Meglio le affinità elettive o l’elogio degli opposti? Affinità di opposti elettivi. Senza affinità non si va lontano, ma senza dialettica ci si stanzia presto.

Costretto a scegliere: produttore di prosa, lirica o cinema?Prosa.

Antonio Latella o Emma Dante? Antonio Latella.

L’ultima volta che sei andato a teatro, cos’ha visto? Ieri sera, Il deserto dei tartari di Dino Buzzati, adattamento e regia di Paolo Valerio, produzione Teatro Nazionale del Veneto.

Racconta il tuo ultimo progetto. Il prossimo è un lavoro su La Boutique del Mistero di Dino Buzzati, mentre dell’ultimo che ho portato a termine preferisco non parlare, aveva i difetti di qualche domanda fa, e ne ho pagato, appunto, le conseguenze.

Perché al pubblico dovrebbe interessare? Se penso al prossimo progetto, spero che sarà un lavoro che parli alla contemporaneità attingendo alle parole di un grandissimo scrittore, e senza scadere nell’attualità.

Il mondo del teatro è veramente corrotto come si dice? Per corrompere – ed essere corrotti – ci vogliono i soldi. E nel teatro ne girano davvero troppo pochi.

Come e dove ti vedi tra dieci anni? Spero un po’ meno precario nella gestione del quotidiano, e alla guida di una struttura produttiva che condivida progetti e linguaggi diversi, come nel mio piccolo sto facendo ora.

La cosa a cui nella vita non vorresti mai rinunciare. Il sonno.

Daniele FIlosi4In questo mestiere si rappresentano tanti artisti. C’è una collaborazione, un rapporto particolarmente positivo, una sorta di “assistito preferito”? Ho un sodalizio quasi decennale con Maura Pettorruso, attrice e autrice, con cui ho costruito molto di quel che ho fatto in questi anni. È un rapporto complesso ma unico per la capacità di stimolarsi continuamente.

Quella cosa di te che nessuno ha mai saputo (fino ad ora). Non ho molti segreti, credo di essere piuttosto trasparente.

Piatto preferito. Qualunque cosa a base o con il tartufo.

La morte: paura o liberazione? Molta, molta paura.

C’è parità di trattamento nel teatro tra uomini e donne? Assolutamente no.

Mai capitato di dover rifiutare una collaborazione? Sì.

Di lasciarsi sfuggire un’occasione di lavoro e di pentirsene subito dopo? Sì.

Cos’è il teatro? Uno spazio vuoto attraversato da persone che incontrano altre persone.

Meglio essere: felice, sereno o contento? Se possibile tutt’e tre le cose assieme!

Nelle scelta degli spettacoli, il pubblico va assecondato nei gusti o educato? Né assecondato né educato. Si asseconda e si educa chi si ritiene inferiore.

Tre difetti che non bisogna assolutamente avere per poter fare il produttore. Lentezza, mancanza di curiosità, mancanza di inventiva.

Cosa accadrebbe all’umanità se il teatro scomparisse? Perderebbe un bel po’ della propria umanità.

Gli alieni ti rapiscono e puoi esprimere un solo ultimo desiderio. Quale? Chiederei di essere riportato indietro dopo un po’.

Daniele FIlosi5La frase più romantica che tu abbia mai ascoltato in scena. «Kissing her with my soul upon my lips it suddenly took flight» (mentre la baciavo con l’anima sulle labbra, l’anima d’improvviso volò via).

La frase più triste che ti sia toccato di sentire in scena. «Mi porto dietro una panchetta».

Gli attori vanno guidati o lasciati ai loro istinti? Ascoltati e guidati.

Cosa vorresti che la gente ricordasse di te? Vorrei che si ricordasse di me sempre un po’ meglio di quello che realmente sono. Ma dubito che accadrà.

Hai mai litigato con un regista, un attore/trice per una questione di interpretazione del personaggio? Non per quel motivo, ma per altri sì.

Hai mai litigato con una compagnia per una questione di soldi? Purtroppo sì.

Perché vale la pena investire nel teatro? Il teatro è una cosa umana e inutile, e quindi credo che valga la pena che gli uomini investano su una cosa umana, e inutile.

Daniele FIlosi6Se potessi svegliarti domani con una nuova dote, quale sceglieresti? Un teatro di proprietà o da gestire.

Se potessi scoprire la verità su te stesso o sul tuo futuro, cosa vorresti sapere. Sarei curioso di sapere ora che forma prenderà il mio prossimo spettacolo. Ma forse mi divertirei meno nel farlo.

Se sapessi di dovere morire, che cosa cambieresti nella tua vita? Purtroppo so di dover morire, e quindi non cambierei nulla, almeno credo.

Che cosa è troppo serio per scherzarci su? Il lavoro.

Progetti futuri? Un nuovo spettacolo che prende spunto dal mondo di Dino Buzzati, uno spettacolo su testi di Massimo Sgorbani, un recital su Cesare Battisti, e la ripresa del primo spettacolo che ho curato e seguito, Dormono tutti sulla collina, con una grande sorpresa in arrivo. Ci vediamo a teatro!

Le foto sono di Francesca Padovan e Lucia Baldini

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