Pier Mario Fasanotti
Merchant banks dell'amore

La banca dei baci

San Valentino, come la festa del papà, della mamma e tutte le altre, è solo un pretesto commerciale per sfruttare i sentimenti. Ma dietro gli affari c'è un fondo di verità storica

Diceva il poeta americano T.S. Eliot: «Aprile il più crudele dei mesi». Passando dall’ars poetica alla dilagante ars dei “mercatores”, il più sentimentale dei mesi è febbraio. Precisamente il giorno 14, dedicato a San Valentino, ossia festa degli innamorati, in specie dei fidanzati. Palpiti del cuore a parte, grande è appunto il vantaggio dei “mercatores”: sì, di quei commercianti che legano strettamente, e proficuamente, l’oggetto da vendere ai sentimenti. Connubio d’acciaio, un po’ come i ritratti, le statuette e le sciarpe e così via con il volto del papa: anche l’autentico fedele è spinto a comprare l’immagine del pontefice in questa società della sovra-immagine. L’intimismo non basta più.

Tornando al San Valentino come imprinting o “Mnemosyne” (la musa greca figlia di Zeus che rinfocola la memoria) l’innamorato ha ormai l’incubo di dimenticare il giorno 14. Se non ci fossero infatti queste merchant banks dei baci, lo scambio (quando c’è va bene, altrimenti son guai di coppia) dei doni si ridurrebbe al virtuoso e modesto trafficare di piccoli omaggi. Ma oggi, per chi è economicamente in sella, si è passati dal fiorellino o dal pupazzino di peluche all’anello o alla collana. Costosissimi. Ovvio: il sentimento, e la memoria, dell’innamorato/a, in era vulgaris, si valuta spesso con un disinvolto ricorso alla carta di credito.

bacio no tavQuesto, va da sé, riguarda anche la festa del papà, alla festa della donna, alla festa della mamma e anche alla più recente festa dei nonni, così disponibili a rimpiazzare le baby-sitter. Orfani di ricorrenza sono ancora i cugini e i cognati, Ma ci arriveremo, se il sangue, pur diluito o immaginato, non mente. Un’occasione in più per festeggiare, con l’esplosione di gioia dei “mercatores”, ma anche per litigare. Se ormai passiamo sopra alle date dell’onomastico pazienza, ma non si transige, in casa o sulle panchine di Villa Borghese, con il giubileo dei fidanzati. Gli smemorati sono avvertiti: vedranno sul volto tanto bramato la delusione, se non il  rancore e la rabbia. Ma questo tripudio gadggetistico del fidanzamento è passato sornionamente a essere pietra miliare dei coniugi coi capelli grigi. «Ma come? Sono tua moglie, ma questo non vuol dire che io non sia sempre la tua fidanzata!»: probabilissimo rimbrotto davanti alla tv che, se detto con dolcezza, può essere accettabile e pure invidiabile. Credo però che ci siano migliaia di chilometri di musi lunghi. Il presupposto è che il matrimonio non debba mai tralasciare il corteggiamento. Giustissimo, alla faccia di chi pensa che la giovinezza sia un venticello destinato a sopirsi per poi ridursi a quella terrificante parola che è lo smottamento coniugale: routine.

bacio breznevMa chi era veramente questo San Valentino? Era un martire cristiano nato a Terni. Quando divenne vescovo, nel 200 d.C circa, si ribellò alle persecuzioni dei correligionari. Morì a Roma proprio il 14 febbraio. Divenne così il patrono degli innamorati. C’è una leggenda che spiega tutto: celebrò il primo matrimonio tra una cristiana e un pagano. La Chiesa, molto attenta nello scovare un santo che sostituisse una pratica pagana, e quindi licenziosa. Nel 496 d.C. papa Gelasio dette l’avvio  alla celebrazione del santo centroitalico. Ma che c’entra il paganesimo con il mese di febbraio? Nell’antica Roma era usanza, in febbraio appunto, celebrare i riti dei Lupercali, che propiziavano la fertilità e la rinascita primaverile e tenevano lontani i lupi dai campi coltivati. Fin qui tutto bene. Ma, si sa, il paganesimo s’intingeva spesso nel sangue. Lupercus  era divinità pastorale che proteggeva la fertilità. In suo onore venivano celebrati i Lupercalia, importanti come i Saturnalia. Le feste in suo onore (il 15 e non il 14 febbraio) si svolgevano sul colle Palatino. Secondo le solite leggende – alcune delle quali, si sa, deformate dai posteri – i sacerdoti di Lupercus compivano sacrifici nella grotta dove la lupa aveva allattato Romolo e Remo. Successivamente venivano estratti a sorte i nomi di uomini e donne devoti che per un anno avrebbero avuto il privilegio di godere d’una assoluta intimità.  Tutto questo in nome della fertilità.

I-baci-dellarteC’è sempre chi sminuisce, in toto o in parte, lo zoccolo duro di un giorno di festa. Gli anglosassoni, che a dire il vero sono sempre molto inclini a mettere in varichina le tradizioni schiettamente romane, ricordano che il giorno di San Valentino non deve dissociato dall’uso  dello scambio di “valentine”, bigliettini d’amore spesso tagliati in modo curioso, per esempio riproducendo cuori stilizzati, le colombe, la freccia di Cupido. È comunque vero che è a partire dal diciannovesimo secolo si è allargata a dismisura la commercializzazione dell’amore attraverso pizzini per spasimanti. La “Greeting Card Association” ha calcolato che ogni anno sono spediti oltre un miliardo di auguri cartacei. Oggi con i cellulari il calcolo, ovviamente in eccesso, si fa arduo e complesso. Pur vero che un sms è sbrigativo e lascia traccia, anche se molto più fredda. Ma internet rimedia con immagini dolcificate. Annotazione curiosa: dal ventunesimo secondo il giorno di San Faustino ha trovato la sua riscossa, in quanto festa per chi è alla ricerca dell’anima gemella. Obiezione: a rigor di logica dovrebbe cadere il 13 gennaio.

Figuriamoci poi se non si tira in ballo il Medioevo. Così, tanto da renderlo meno buio. In Francia e in Inghilterra il 14 febbraio era considerato l’inizio dell’accoppiamento degli uccelli (chiassosamente innamorati nell’aere primaverile). C’è poi chi si ostina a giurare che l’ultima “valentina” nel mondo anglosassone fu scritta da Carlo II d’Orleans, prigioniero nella Torre di Londra dopo la battaglia di Agincourt (1415). Quella sua bellissima frase era destinata a sua moglie: «Je suis desja d’amour tranné, ma tres doulce Valentinée».

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