Pier Mario Fasanotti
Una riscoperta di Baldini&Castoldi

Il giallo Poe Dumas

L’assassinio di Rue Saint-Roch di Alexandre Dumas padre, appena ristampato, rivela un intrigo letterario clamoroso. Una storia di plagi, passioni comnuni e illazioni tra il francese e Edgar Allan Poe

Pochi, o relativamente pochi, si sono accorti che la casa editrice Baldini&Castoldi, con la pubblicazione di L’assassinio di Rue Saint-Roch di Alexandre Dumas padre, ha rivelato, nei minimi e accurati particolari, un grande caso letterario. Zeppo di affascinanti interrogativi. Questo romanzo breve esiste in poche copie al mondo e non è mai stato finora esaminato accuratamente dalla critica. Chi l’ha trovato e commentato è Ugo Cundari, giornalista, scrittore e critico napoletano che ha curato vari autori tra cui Simenon, Kipling, London e Twain.

Ma che cosa c’è di strano negli avvenimenti di Rue Saint-Roch? Tante cose. Elenchiamole: è simile in tutto o quasi tutto ai Delitti di Rue Morgue di Edgar Allan Poe (The Murders in the Rue Morgue”. Non solo: a Dumas, che indaga in prima persona, si affianca a un esperto di misteri che si chiama Edgar. Saint-Roch è un quartiere di Parigi, mentre Morgue (che in francese significa obitorio) non era una via ma un intrico di vie parigine attorno, appunto, alla Morgue. In pratica è stato Poe a “inventare” la Rue Morgue. E come mai lo scrittore di Baltimora ha scelto un’ambientazione parigina? Ha consultato cartine geografiche oppure a Parigi c’è realmente stato? Occorre dire che sui trasferimenti di Poe manca una chiara documentazione. Si sa solo che varcò l’oceano da ragazzino recandosi in Scozia, ma delle suoi presunti soggiorni a Parigi, in Russia (dove sarebbe stato arrestato e poi liberato grazie all’intervento dell’ambasciatore americano) e in Grecia (dove avrebbe addirittura combattuto contro gli occupanti turchi) manca un riscontro certo. Il curatore Cundari si sofferma sull’ipotesi che Poe e Dumas si siano effettivamente incontrati di persona. Ma chi dei due ha avuto l’idea del brutale assassinio di due donne (madre e figlia) in uno spazio chiuso e senza vie di uscita?

Chi ricorda bene i due testi, di Poe e di Dumas, sa che il colpevole non è un uomo ma un orangotango. Come sa, o dovrebbe sapere, che il racconto che si svolge nella “camera chiusa” è in assoluto il primo romanzo giallo della storia. Dunque: o i due scrittori si sono messi d’accordo sulla stessa trama poliziesca oppure uno dei due ha plagiato l’altro. Se badiamo alle date di pubblicazione, si sarebbe dinanzi a un clamoroso plagio da parte dello scrittore francese, il quale, anche in occasione di processi contro di lui intentati, non fece mai mistero di rubacchiare spunti narrativi da vari autori (tra cui Balzac) per poi rielaborarli con l’aiuto di stretti collaboratori. La similitudine tra i due testi è davvero impressionante. Il racconto di Dumas, se fosse davvero un plagio, sarebbe molto sfrontato perché l’autore inserisce come personaggio l’argutissimo “Edgar”, assai critico nei confronti dei metodi della polizia parigina (c’è un accenno anche al famoso capo dei flic Vidocq, ex criminale passato dall’altra parte della barricata e convinto di conoscere più degli altri la malavita appunto perché ne aveva fatto parte egli stesso).

Edgar Allan PoeVeniamo ora alle date. Poe pubblica i suoi Delitti nel 1841, ambientando la storia «in un imprecisato anno dell’Ottocento» come scrive il curatore italiano, mentre Dumas è ambientato nel 1832. A seguire questa logica, il plagio sarebbe ovviamente opera di Dumas e non di Poe. Ci sono comunque, all’interno di questo mistero editoriale, altre complicazioni. Insomma, un giallo nel giallo. In quello di Dumas il medico che esamina i due cadaveri delle donne (vivevano da eremite e nel loro piccolo appartamento soldi e gioielli non furono presi: ovviamente non interessavano allo scimmione) si chiama Paolo Dupin, mentre nel racconto di Poe si chiama Paul Dumas mentre C. Auguste Dupin è colui che esamina il caso e lo risolve, diventando così l’archetipo del geniale detective, di matrice fortemente analitica, antesignano di Sherlock Holmes e di Ercule Poirot (creatura di Agatha Christie). Dal confronto dei due racconti, del francese e dell’americano, salta poi all’occhio un’altra differenza: in Dumas è Edgar (Poe) a portare avanti l’indagine, mentre l’io narrante (Dumas) ne segue ammirato gli sviluppi. Nel racconto di Poe succede esattamente il contrario: Dupin che risolve il caso e Poe spettatore passivo. In poche parole ci troviamo dentro a un originalissimo labirinto letterario.

L’Assassinio di Rue Saint-Roch fu pubblicato a puntate sul giornale L’Indipendente stampato a Napoli (circa seimila copie, tutte distribuite in città, ma alcune spedite a Milano e Torino, quindi in Francia), di cui Dumas fu direttore. Il francese appoggiava entusiasticamente le gesta di Garibaldi ed era un membro della massoneria così come vari suoi collaboratori (Peppino Barone, Gaetano Somma, Angelo Brofferio: intitolata a quest’ultimo esiste a Torino una loggia del Grande Oriente) nonché Eugenio Torelli Viollier, il quale da segretario personale di Dumas passerà a dirigere, dopo altre esperienze giornalistiche, il Corriere della Sera di Milano. A chi dettò Dumas il racconto? La risposta più coerente, anche se non certa, è Viollier, che era il migliore di quel gruppo nella pratica di due lingue. Dumas passeggiava nervosamente nel suo studio napoletano e intanto dettava. L’Assassinio di Saint-Roch comparve a puntate su “L’Indipendente” tra il 28 dicembre 1860 e l’8 gennaio 1861. A quell’epoca, Poe era morto da una dozzina d’anni. I suoi Murders furono pubblicati nel 1841. Le prime traduzioni, comparvero in vari fogli francesi a partire dal 1846. La prima traduzione completa e ufficiale è da attribuire, nel ’47, a Isabelle Meunier, collaboratrice del quotidiano socialista La Démocratie pacifique.

Altra sorpresa letteraria: nel 1856 fu Baudelaire a curare i racconti di Poe, con il titolo di Histoires extraordinaires. Tra questi racconti figura anche il Murders, tradotto in francese come Double assassinat dans la Rue Morgue. La fama di Poe si dilatò in quel decennio, in Europa. In Italia Il doppio assassinio di via Morgue (così venne tradotto il Murders) apparve la prima volta nel 1863.  A parte l’eventuale incontro tra Poe e Dumas a Parigi, c’è da aggiungere che i due probabilmente, stando a voci e ipotesi, strinsero amicizia con Fenimore Cooper, americano, autore de L’ultimo dei Mohicani, ed ebbero contatti con vari massoni tra cui il generale La Fayette, amico del nonno di Poe. Non è finita: secondo alcuni critici, il famoso racconto di Poe La caduta della casa degli Usher non poteva che essere stata ambientata in Bretagna. Poe trasse ispirazione dalla stessa villa in cui trascorse la giovinezza Chateaubriand? Quanti intrecci!

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