Erminia Pellecchia
Al Museo Archeologico di Napoli

Canto per Pompei

Pappi Corsicato ha realizzato un corto per rendere omaggio a Pompei. Doveva essere uno spot d'autore, è diventato una manifesto di poesia urbana tra passato e futuro

Alba. La montagna cava è circondata da un’aureola rosa come le gote di una vergine che scopre le prime pulsioni del cuore. Nella luminosità polverosa appare la sagoma di una città che sembra partorita dal grembo del vulcano addormentato. Il primo raggio di sole bacia vicoli, case, giardini. Danza tra le rovine del borgo raggelato in un tempo senza tempo, lo sprona a risvegliarsi da una morte che è solo apparente. Un fermo immagine nella storia, un cortocircuito che, in un battito di ciglia, ci fa tornare indietro di duemila anni. È la prima sequenza del video Pompei, eternal emotion, il viaggio affabulante che Pappi Corsicato ci invoglia a compiere, oltre la soglia della percezione, tra la bellezza e la tragedia dell’urbe seppellita nel 79 d. C. dall’eruzione del Vesuvio. Dieci minuti di straordinaria poesia, esaltata dalla colonna sonora, eco silenziosa di un canto appena sfumato, che miscela in una suite struggente le musiche di Elgar, Ligeti, Debussy e Duruflé. Atmosfere liquide da Odissea nello spazio, una micropolifonia di immagini e note che si fa ora dolente saluto d’amore, ora requiem, ora inno alla speranza e simbolo di eterna luce.

Nato come spot promozionale su commissione della Scabec si è rivelato da subito, nell’applaudita anteprima al recente Torino Film Festival, come un piccolo capolavoro. Ora questo delicato e particolarissimo corto d’autore (la fotografia è di Cesare Accetta, il montaggio di Artemide Alfieri) ha avuto la sua ufficialità con la presentazione al Museo archeologico di Napoli. Un battesimo anche per la neo presidente della Società campana beni culturali, Patrizia Boldoni, giustamente orgogliosa, che ha sottolineato la valenza di «un progetto di qualità che si sposa con la nostra idea di valorizzazione del patrimonio culturale regionale».

Pompei corsicato2Ci immergiamo nel racconto del regista in uno stato di spiazzante sospensione. Congelati come i turisti, marionette senza vita, ripresi dalla telecamera dell’autore de I buchi neri in una dilatazione temporale gravitazionale, in una staticità che conserva in sé l’essenza della vita. Sono i nuovi abitanti di Pompei che Corsicato modella in calchi contemporanei; corpi ibernati come quelli più antichi pietrificati dal magma, che, in un gioco artistico di rimbalzi, ci appaiono, al contrario, in movimento, trascinati da un vortice, anime dannate nella bufera che li travolge, figurine di un carillon forgiato da un orologiaio pazzo. «Ne ho fatto l’elemento principale del video – spiega il filmaker –. Ho chiesto ai visitatori di posare, ho cercato di fare assumere loro degli atteggiamenti che, nell’immobilità, comunicassero la tensione di un gesto interrotto. Oltre il fascino e l’importanza storica del sito, si percepisce anche qualcosa di vivo e attuale. Magari ne ho una visione romantica, ma ciò che mi ha colpito è proprio questo senso della vita nel suo scorrere. È questo che Pompei mi trasmette ed ho cercato di riproporlo con volti e comportamenti del nostro presente».

La vitalità che avanza e la fissità più assoluta si incontrano nelle strade, nelle domus, tra le architetture dirute di templi e teatri. Fotogrammi balenanti. Lievi evocazioni. Gli spettri, assenza-presenza, ci invitano a seguirli nell’intima quotidianità violata dall’esplosione di fuoco e lapilli. Villa dei Misteri, lo spettacolare ciclo pittorico di ispirazione dionisiaca. Nel rosso passione si muove una menade, le sensuali curve che ondeggiano in una danza ebbra. Casa della Venere in conchiglia, sopravvissuta icona di una città che celebrava eros. Afrodite è mollemente adagiata sul prezioso guscio, offre allo sguardo la sua nudità voluttuosa con innocente malizia. La quinta teatrale della Casa del Menandto, le verzure cintate dai marmi, la natura addomesticata da chi cercava, nel caos e nel frastuono urbano, un lembo di paradiso. Le ore scorrono, il tramonto infuocato si stempera nel viola del crepuscolo, il giorno cede il passo alla notte. L’inquadratura si allarga ad abbracciare il paesaggio che scivola verso il mare, le ombre velano gli edifici gregge alle falde del monte madre e matrigna che semina morte e dona vita. Una melodia lontana sussurra una ninna nanna, un notturno carico di emozioni. Eterne come eterno è il sogno di Pompei.

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