Angela Di Maso
Ritratto d'artista

Teatro di passioni

«Il mio consiglio a un esordiente? Di fare teatro solo se veramente non può farne a meno. E di rinunciarci se perseguitato dalla sfortuna»: lezione da Piero Maccarinelli

Nome e cognome: Piero Maccarinelli.

Professione: Regista teatrale e ideatore di eventi.

Età: 58.

Da bambino sognavi di diventare un regista teatrale? No, volevo fare l’architetto o il costruttore.

Cosa significa costruire regie e dirigere gli attori? Comunicare contenuti, diventare padre e madre, fratello, sorella o psicanalista.

Il tuo film preferito? Tutti i film di Federico Fellini.

Il tuo spettacolo teatrale preferito? (Fatto da lei o da altri) La gatta cenerentola di Roberto de Simone.

Hai lavorato con grandi attori. Cosa t’hanno dato e chi ricordi con più affetto? Tutti: da Tedeschi alla Melato da Orsini alla Moriconi dalla Guarnieri a De Francovich da Popolizio alla Pozzi, dalla Stefania Sandrelli alla Villoresi… amore passione e professionalità.

Qual è il regista da cui hai imparato di più? Strehler, Ronconi e Julie Taymour.

Il libro sul comò: Operette morali di Leopardi e Stoner di Williams.

La canzone che ti rappresenta: I will survive e Bugiardo e incosciente.

Prosecco o champagne? Nessuno dei due, ma un buon rosso toscano meglio se di Bolgheri.

Il primo amore, lo ricordi? Certo! Il primo amore non si scorda mai.

piero maccarinelli3Il primo bacio: rivelazione o delusione? Delusione aveva appena mangiato dell’aglio…

Strategia di conquista: Qual è la tua? Curiosità.

Categorie umane che non ti piacciono? Ipocriti e trasformisti.

Cosa significa invecchiare? Diventare più saggi e meno attraenti.

Il sesso nobilita l’amore o viceversa? L’amore nobilita il sesso.

Meglio le affinità elettive o l’elogio degli opposti? L’elogio degli opposti.

Costretto a scegliere: regista di prosa o di cinema?Prosa.

Casa di bambola o Natale in casa Cupiello? Natale in casa Cupiello.

Shakespeare o Beckett? Shakespeare.  

Com’è cambiato il teatro dalla metà degli anni ’70 ad oggi? Si è involgarito ed ha perso la dimensione affettiva e complice. È diventato una guerra fra poveri per bande.

L’ultima volta che sei andato a teatro, cos’ha visto? 887 di Robert Lepage.

L'Esposizione UniversaleRacconta il tuo ultimo lavoro: L’Esposizione universale di Luigi Squarzina. Grande affresco storico sociologico dell’italiano medio, dei suoi pregi e dei suoi difetti, scritto nel ’46. Sembra scritto domani…

Perché il pubblico dovrebbe vederlo? Perché è vero grande teatro recitato da molti giovani talenti di Accademia e perché potrebbero emozionarsi o quanto meno riflettere.

Il mondo del teatro è veramente corrotto come si dice? Ma per carità… corruzione è una parola seria non si applica alle cifre che circolano nel teatro italiano. Piccolo, borghese e frustrato, questo sì, ma corrotto…

Come e dove ti vedi tra venti anni? A Valletta, Malta, finalmente come un solito stronzo – come diceva Flaiano – dopo essere stato per 40 anni una giovane promessa – sempre Flaiano…

La cosa a cui nella vita non vorresti mai rinunciare. Al cibo, al fumo e al vino rosso.

Quella cosa di te che nessuno ha mai saputo (fino ad ora). Sono buono, ma non fesso.

Piatto preferito: Spaghetti alle zucchine di Nerano.

La morte: paura o liberazione? Logica conclusione.

C’è parità di trattamento nel teatro tra uomini e donne? Certo, sì. Tranne che nella regia. Forse ci son più ruoli maschili che femminili ma dal ‘400.

Mai capitato di dover rifiutare un contratto? Sì, l’ultima volta al San Carlo di Napoli per l’indecente trattamento economico. Con dolore…

Di lasciarsi sfuggire un’occasione di lavoro e di pentirsene subito dopo? Certo! Quando Orsini mi propose Copenaghen. Non lo avevo capito.

Cos’è un attore? Uno splendido e dolce compagno di lavoro. Un mago. Nel migliore dei casi.

Meglio essere: felice, sereno o contento? Contento della propria e altrui felicità.

Gli attori dimenticano le battute: condannati o graziati? Graziati. Poi c’è nei casi peggiori l’auricolare. In questo Tedeschi – e non solo in questo – era un genio.

Cosa rappresenta per te il pubblico? Il terminale di ciò che voglio comunicare a cui mi rivolgo sempre.

piero Maccarinelli2Tre difetti che non bisogna assolutamente avere per poter fare il regista. Presunzione, impazienza e protervia.

Cosa accadrebbe all’umanità se il teatro scomparisse? Non scomparirà mai.

Gli alieni ti rapiscono e puoi esprimere un solo ultimo desiderio. Quale? Morire lo stesso giorno della persona con cui divido la mia vita da 35 anni.

La frase più romantica che tu abbia mai ascoltato in scena. Romeo… sei tu Romeo?

La frase più triste che ti sia toccato di sentire in scena. Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale ed ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Gli attori vanno guidati o lasciati ai loro istinti? Guidati assecondando i loro istinti. Accompagnati in un viaggio comune il cui terminale è il pubblico – il regista dopo la prima non conta più nulla se non crei complicità con gli attori sei fregato… i would better not…

Cosa vorresti che la gente ricordasse di te? L’ironia e la complicità.

Hai mai litigato con un attore/trice per una questione di interpretazione del personaggio? Sì, mi è capitato. Ma perché avevo sbagliato io la scelta.

Hai mai litigato con un produttore per una questione di soldi?Mai! Negli ultimi venti anni, non ci sono più soldi!

Se potessi svegliarti domani con una nuova dote, quale sceglieresti? La comprensione delle metafore. Spesso mi sfuggono soprattutto quando sono banali o idiote.

Se potessi scoprire la verità su te stesso o sul tuo futuro, cosa vorresti sapere. Se mi sarà concesso di invecchiare senza malattie degenerative o invalidanti. E di sceglier nel caso peggiore come e con quale dignità morire.

Che cosa è troppo serio per scherzarci su? La vita.

Progetti futuri? Tanti ed ecclettici, come nella mia tradizione novità di autori italiani ed europei. E uno Shakespeare.

Un consiglio a un giovane che voglia fare questo mestiere. Farlo solo se veramente non ne può fare a meno; rinunciarci se perseguitato dalla sfortuna – la fortuna serve almeno quanto un’alta professionalità. Rubare da chi è più vecchio di te. Sempre.

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