Paola Benadusi Marzocca
“There”, le nuove frontiere del fantastico

I quanti e la coscienza

È appassionante il romanzo di Leonardo Patrignani, che con i toni del giallo costruisce una vicenda extrasensoriale sulle tracce di recenti sperimentazioni di fisica quantistica

Nell’ultimo romanzo del giovane scrittore Leonardo Patrignani, There (Mondadori, 363 pagine, 18 euro), ampi e nuovi spazi si aprono nel fantastico. Non si tratta di una banale evasione dalla realtà bensì di orizzonti sconosciuti che si insinuano negli abissi della psiche servendosi dei più recenti strumenti tecnologici. C’è alla base un’esposizione di idee, sempre arricchite dall’immaginazione, ma che si possono ricondurre agli archetipi dell’inconscio, fuori dalla convenzione temporale e dalla quotidianeità. Una nuova visione della fantascienza in cui i viaggi verso le stelle avvengono parallelarmente alle immersioni nelle terre interiori. Così spazi inaspettati si aprono su quanto non si conosce: l’universo immenso, infinito; l’animo umano, abisso ancora insondato, oggetto di ricerca e di continue scoperte con i più recenti approfondimenti scientifici.

There è al di là della “coltre letale”, il dove dei defunti. Esistono persone in grado di vedere “l’altra metà dell’iride”, la parte “dell’arcobaleno spezzato”, che pone fine alla vita umana. Possiedono infatti capacità paranormali, a volte sono in grado di distaccarsi dal proprio corpo, predisposte a questo tipo di esperienze. Veronica, la diciannovenne protagonista del libro, è tra queste, anche se non lo sa. L’autore dà per scontata l’esistenza dell’anima intendendo per essa una dimensione particolare che sfugge alle usuali categorie filosofiche e si avvicina soprattutto alle nuove frontiere della fisica quantistica. Un tempo le esperienze extrasensoriali venivano considerate propensioni diaboliche da tenere nascoste, relegate nel “ghetto delle scienze occulte”, ma oggi c’è un nuovo interesse verso certi tipi di eventi, la ricerca empirica cerca la via oltre la vita. Come ha detto Rainer Maria Rilke «dobbiamo accettare la nostra esistenza nella maniera più ampia: tutto, anche l’inaudito, deve essere in essa possibile». Qui non si parla di religione, bensì di coscienza. «Quello è l’enigma», dice Samuele, il neurochirurgo che si innamorerà di Veronica. «Il vero mistero non è da dove veniamo, o dove finiamo dopo la morte». L’enigma da sciogliere è la consapevolezza, la coscienza nel senso etimologico della parola, cum scire, la capacità di capire. Chi la possiede sarà in grado di capire il presente, il prossimo e soprattutto se stesso.

cop ThereScritto con stile veloce e preciso, il romanzo via via che si procede nella lettura diventa sempre più accattivante. Immagini inquietanti, interrogativi senza risposta, una visione dell’universo nella quale l’uomo è talmente inserito nell’armonioso divenire dei suoi elementi che supera il concetto della morte come “fine di tutto”. L’inizio è drammatico: la mamma della protagonista viene casualmente uccisa da uno squilibrato nella filiale di una banca in una mattina come tante, senza una ragione. L’uomo essendo stato licenziato e non avendo alcun aiuto economico, ormai impazzito, assalito da preoccupazioni non più in grado di contenere, diventa un criminale che spara a caso prima di uccidersi. Per Veronica la mamma è tutto. «Lei, il mio nido. La mia casa». La sua sofferenza è totale, disarmante, spezza la sua vitalità, cancella ogni gioia: la ragazza perde il contatto con se stessa e con gli altri, simile a un automa vive ogni giorno con la consapevolezza che la sua vita non è altrimenti riconoscibile se non nel passato insieme a Delia, la madre, che ormai non c’è più.

Tutto è cambiato in un attimo: la scelta della solitudine segna l’inizio della seconda fase della sua esistenza. Trova lavoro in un’agenzia di scommesse alla periferia nord-est di Milano, vive in uno squallido monolocale, sopravvive senza contare i giorni che scorrono uno dopo l’altro come perle cadute sul pavimento. Ma nei recessi profondi del suo animo qualcosa si muove, si manifesta inaspettatamente. Veronica è perplessa, non capisce. Che cosa le sta capitando? Può esistere un contatto tra anime, fuori dal corpo e dagli oggetti che ci circondano? Un contatto extraterreno? Esiste la vita oltre la vita? E perché proprio lei dovrebbe essere capace di vedere ciò che non è visibile? Questa scoperta la risveglia dal suo torpore vitale destandole impressione e meraviglia. Una notte mentre dorme nella sua stanzetta le sembra di trovarsi in mezzo a un incendio che distrugge una pompa di benzina. È un sogno, un’allucinazione? Vede anche un giovane allontanarsi mentre le fiamme divampano e più volte questa strana presenza le riappare trasparente come un fantasma. Veronica ha sempre pensato che attraverso la volontà l’uomo possa agire contro il caso. Ma ora comincia a dubitarne: c’è qualcosa in lei che non va? Le hanno sempre insegnato a non credere ai fantasmi.

Infine nella disperazione di un’esistenza senza senso, la curiosità di andare avanti prende il sopravvento e la spinge verso l’esterno. Compra il libro di un medico famoso Raymond Laera, l’autore di Out of me e va a una sua conferenza dove incontra Samuele, un giovane neurochirurgo. Dentro di sé avverte un’energia sconosciuta: possibilità inaspettate le si aprono dinanzi. Si convince che in una dimensione parallela dove tempo e spazio non sono più concetti reali, possa vedere sua madre e accetta perciò di sperimentare su se stessa l’idea che se il corpo non può spostarsi a determinate velocità, la coscienza può farlo. E qui entriamo in territori sconosciuti e la narrazione assumendo i contorni di un giallo indica il sentiero giusto da seguire.

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