Paolo Petroni
All’Argentina “Teatro da mangiare?”

Mattatore è il desco

Ha inaugurato la nuova stagione del teatro romano lo spettacolo delle Ariette che va al cuore del recitare imbandendo una cena intorno a un tavolo dove si accomoda il pubblico. Che mangiando e bevendo mette in scena con gli attori la vita…

Lo spettacolo Teatro da mangiare? si è svolto questa volta, al contrario del solito, in un vero teatro, all’Argentina di Roma, ospitato sul palcoscenico col sipario chiuso che, quando alla fine si apre sulla platea e sui palchi vuoti e illuminati, pare rispondere al punto interrogativo del titolo ribadendo e sottolineando la teatralità della serata cui si è partecipato, anzi il suo cercar di andare al nodo stesso del fare teatro, e del recitare, partendo dall’autobiografia che acquista forte verità proprio nel momento in cui si sa che in teatro tutto è contemporaneamente finto.

Vero è che con Le Ariette il gioco tra vero e finzione si fa ambiguo, perché gli spettatori, 26 a sera, sono seduti attorno a un lungo e largo tavolo apparecchiato e nel corso della serata berranno e mangeranno cibi verissimi e saporiti, preparati e serviti dai tre attori artefici cuochi Stefano Pasquini e Paola Berselli con Maurizio Ferraresi che via via, tra un piatto e l’altro, tra un antipasto di verdure, salumi emiliani e uno di tagliatelle da loro fatte in casa e condite con noci, nocciole, salvia e rosmarino, propongono vari interventi teatrali sul filo dell’autobiografia. Puntano al cuore delle cose, lavorando sulle origini, da quelle del cibo che, a cominciare dalla farina per la pasta e il pane, è fatto tutto con quanto da loro stessi prodotto nel podere delle Ariette in cui abitano e lavorano sull’Appennino bolognese, a un intervento intensissimo e poetico sulla madre, in forma di una lettera, di quella vitalissima, travolgente, coinvolgente attrice che è la Berselli, sino ai chicchi di grano deposti simbolicamente sul tavolo. Sempre con una certa autoironia, se poi, presentando in veste da Clown con tanto di naso rosso e bombetta, un menù, biologico e biodinamico, tra erbe e tisane, lo commentano in modo assolutamente e comicamente negativo, come una moda deleteria se seguita alla lettera.

ArietteTutto con l’aggiunta di musica e canzoni tanto che se l’inizio era avvenuto sull’eco dell’Internazionale e augurando a tutti “buona cena!” col pugno chiuso, poi si finisce sulle note e le parole di “No, Je Ne Regrette Rien”, il non rimpiango nulla di nulla di Edith Piaf. Le Ariette sono state fondate nel 1989, quando, «dopo il crollo dl Muro» e con esso di tutto un mondo, delle idee e di una cultura, Stefano e Paola si ritirano nel podere di famiglia di lei con una scelta «quasi autopunitiva, autoescludente», abbandonando il teatro che facevano prima per «cercare la vita», che si rivela poi appunto in questo lavoro «del tutto antieconomico» sulla natura, sui sensi e sui sentimenti, sul mettersi in gioco sino in fondo in prima persona così che appaia una qualche verità, frutto di un rito collettivo naturale e coinvolgente cui non si può sottrarsi, a contrasto con tanta vita del mondo odierno e che non può non far riflettere. Intanto il pubblico, che applaude più volte ma resta silenzioso davanti agli interventi più poetici, profondi e intimi, mangia coinvolto sempre più in un gioco che è un piccolo crescendo del colloquio con i presenti e nel loro essere partecipi e attivi non solo come commensali, se c’è quasi un finale in cui tutti sono invitati a fare il verso del maiale (in Emilia un’icona) accompagnato da una certa azione, per dargli intensità drammatica. E dopo, con i bicchieri di vino ancora pieni, inevitabili domande e chiacchiere, prima di alzarsi da tavola.

Chi scoprisse oggi il Teatro da mangiare? delle Ariette potrebbe pensare che sia qualcosa legato all’attuale moda impestante del cibo e degli chef, mentre è tutt’altro, esattamente l’opposto di quella filosofia esibizionista e ha una storia ormai di quindici anni, essendo nato nel luglio 2000 a Volterra Teatro, grazie a un invito di Armando Punzo, presenti, la sera della prima, Luca Ronconi e, per caso, una giornalista di Le Monde che li lancia in Francia al loro tavolo-palcoscenico. A Roma le Ariette hanno aperto, primo appuntamento di un trittico di teatro sociale, la nuova stagione del Teatro Argentina. A dicembre avranno una tournée in Francia, a marzo saranno a Bologna, poi torneranno nella capitale, al Teatro Quarticciolo (1-3 aprile) con Teatro naturale? e all’India a fine maggio con Dopo Pasolini e la presentazione del film Sul tetto del mondo.

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