Oliviero La Stella
Tra dibattiti e proiezioni

Le buone notizie

A Riccione è nato un premio, Dig Award, che vuole rilanciare il giornalismo d'inchiesta per contrastare la lenta morte dell'informazione. Ed è partito denunciando molti orrori quotidiani dimenticati

Il giornalismo d’inchiesta è un genere in via di estinzione, soprattutto in Italia. L’informazione sta vivendo uno dei momenti più grigi e non si può non essere assai critici sul presente e piuttosto pessimisti sul futuro. Tuttavia un segnale di speranza si è potuto cogliere a Riccione, dove tra venerdì e domenica si è svolta la prima edizione delle giornate del giornalismo “Dig Award”, un concorso internazionale nato sulle ceneri del premio Ilaria Alpi.

Non si è trattato di una delle tante passerelle di star e di direttori della televisione e della carta stampata, nelle quali costoro si autocelebrano e semmai lanciano qualche grido di allarme per poi tornare, il giorno dopo, a fare il loro lavoro senza muovere un dito perché qualcosa cambi. La tre giorni di Riccione, promossa dall’Associazione Dig (documentari, inchieste, giornalismi) e sostenuta dalla Regione Emilia Romagna, dal Comune di Riccione e dalla Repubblica di San Marino, ha avuto un segno ben diverso. Innanzi tutto quello della passione. La passione per il mestiere, per la ricerca della verità che di questo mestiere è l’essenza.

Dig-AwardQui abbiamo assistito a dibattiti di grande rigore ma, soprattutto, abbiamo visto bellissime video-inchieste realizzate per la tv e il web da giornalisti freelance italiani e stranieri su temi di stretta attualità, una selezione delle ben 280 opere esaminate dalla giuria del Dig Award, presieduta dal tedesco Günter Wallraff: le migrazioni e il traffico di esseri umani, l’Isis, l’agricoltura transgenica, i rifiuti dell’industria elettrica ed elettronica, la crisi degli alloggi nelle metropoli italiane, la corsa al petrolio nei nostri mari, i grandi evasori fiscali, le mafie, il riciclaggio del denaro sporco e altri ancora.

Qui abbiamo visto giovani giornalisti frequentare con grande interesse i workshop formativi (una ventina) in cui docenti scelti tra cronisti e reporter di provata esperienza, avvocati, blogger, sceneggiatori e documentaristi offrivano loro la possibilità di affinare gli strumenti del mestiere. I temi spaziavano dalla tecnica dell’intervista alle nuove frontiere del data journalism.

Fino a pochi anni fa le redazioni erano “la bottega” dove si imparava il mestiere dai colleghi più anziani ed esperti. Ma, come ha ricordato Andrea Purgatori nell’ineccepibile “orazione civile” che ha tenuto sabato scorso a Riccione, tra licenziamenti e pensionamenti in Italia oggi le redazioni sono ridotte all’osso. Buona parte del lavoro è affidato a giovani spesso pagati 7 euro lordi a pezzo e soggetti al ricatto della precarietà. E privi di strumenti, perché rottamando una generazione si è in molti casi interrotto – e forse si è voluto interrompere – quel trasferimento di saperi essenziale perché il dna della professione continuasse a vivere nei giovani. Le giornate di Riccione si propongono dunque di contribuire a colmare questa gravissima lacuna creatasi nel mondo dell’informazione.

L’abitudine sempre più diffusa al “copia e incolla” non è giornalismo. Così come, ha anche detto Purgatori, la corsa ad accaparrarsi i verbali delle procure non è giornalismo investigativo, che presuppone invece un’autonoma inchiesta da parte del cronista. Se il giornalismo investigativo è in via di estinzione, senz’altro in Italia ma anche in tutto l’Occidente, per fortuna – ha aggiunto Purgatori – la Rete e le tecnologie aprono nuovi e interessanti scenari. E nuovi protagonisti entrano in scena, come gli hackers, figure controverse sulle quali si è soffermato nella sua lezione pubblica Gavin McFadyen, noto reporter inglese, direttore del Centro investigativo di giornalismo.

Obiettivo delle giornate di giornalismo è anche quello, ha affermato Matteo Scanni, presidente dell’Associazione Dig, di «creare un network internazionale di giornalisti freelance, di dare loro spazio e voce per incontrarsi, incontrare distributori e autori di qualità». «Porteremo in giro per l’Italia e per l’Europa queste opere come inizio di un percorso importante, testimonianze di un cambiamento. Vogliamo costruire una comunità forte intorno ai freelance e diventare un punto di riferimento internazionale».

A Riccione si è partiti con il piede giusto. C’è da augurarsi che le istituzioni, non soltanto quelle locali, vogliano sostenere un’iniziativa orientata al rafforzamento di quello che è un pilastro – oggi traballante – della democrazia. L’informazione.

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