Angela Di Maso
Ritratto d'artista

«Il teatro ci salverà»

«La crisi ha distrutto sistematicamente l'impianto culturale del Paese. Eppure è da lì che partirà la rinascita»: l'arte della scena secondo Enrico Ianniello

Nome e cognome: Enrico Ianniello

Professione: Attore, regista, traduttore, scrittore.

Età: 44

Da bambino sognavi di fare l’attore? Da bambino no, ma dai 16 anni in poi sì.

Cosa significa per te recitare? Scavare ogni sera una nicchia nel tempo, grazie alla complice compiacenza del pubblico e dei colleghi – e grazie alle parole dell’autore.

Il tuo film preferito? Almeno venti o trenta, non saprei dire…

Il tuo spettacolo teatrale preferito? (Fatto da te o da altri) Conservo un bellissimo ricordo di Totò principe di Danimarca di Leo de Berardinis.

Qual è l’attore da cui hai imparato di più? Sicuramente Toni Servillo.

Qual è il regista da cui hai imparato di più? Sempre lui. Ma anche il rapporto di onesta ricerca condotto con Andrea Renzi mi ha dato molto.

Il libro sul comò: Adesso Riparare i viventi di Maylis de Kerangal.

La canzone che ti rappresenta: 21st century schizoid man + Indifferentemente.

enrico ianniello2Prosecco o champagne? Nessuno dei due…

Il primo amore, lo ricordi? Certo! Scuola media, Tiziana ma non dico il cognome. Quando scoprì che baciavo a bocca chiusa mi lasciò.

Il primo bacio: rivelazione o delusione? Appunto.

Strategia di conquista: qual è la tua? Chi mi ama mi segua.

Categorie umane che non ti piacciono? I prevaricatori.

Classifica per sedurre: bellezza, ricchezza, cervello, humour? Avendole tutte non so scegliere, sai… Uff, che fatica!

Il sesso nobilita l’amore o viceversa? È il ragù che nobilita il maccarone o viceversa? Certo una pasta in bianco è buona, e anche una cucchiaiata di ragù. Ma insieme…

Meglio le affinità elettive o l’elogio degli opposti? Le affinità elettive!

Costretto a scegliere: attore, regista, drammaturgo o scrittore? Attore. Non potrei rinunciare al momento della scena.

Amleto o Luca Cupiello? Luca. Oltretutto fa rima con Ianniello.

Enrico ianniello Tony laudadioPirandello o Beckett? Ahia, difficilissima. Per rimanere sulla rima dovrei dire Pirandello (e non è solo un gioco di parole, intendo anche condivisione della lingua, delle latitudini…) ma le lande desolate di Beckett mi affascinano enormemente. Forse si, propenderei per quella fusione straordinaria di dilaniante, malinconica memoria del perduto, unita a momenti di ironia feroce sugli umani.

Stefano Massini o Fausto Paravidino? Conosco poco entrambi per dare un’opinione circostanziata, ammetto la mia ignoranza e mi astengo!

L’ultima volta che sei andato a teatro, cos’ha visto? Dolore sotto chiave, di Eduardo de Filippo, messo in scena da Francesco Saponaro, al teatro Lliure di Barcelona.

Racconta il tuo ultimo lavoro: Giocatori, di Pau Miró, tradotto in napoletano e recitato da Renato Carpentieri, Tony Laudadio, Luciano Saltarelli e me.

Perché il pubblico dovrebbe vederlo? Perché quei quattro derelitti, che hanno deciso di abbracciare la propria disdetta, sono capaci di creare una enorme fascinazione umana, e di sorprendere con le loro modeste stranezze. Il risultato contiene un mistero che è tale anche per me (un testo semplice, nessuna particolarità spettacolare, quattro bravo attori e un tavolo) ma che fa uscire ogni sera spettatori felici e grati di esserci stati.

Il mondo del teatro è veramente corrotto come si dice? Corrotto? A livello produttivo? Lì non lo so, non lo saprei dire se non un po’ per sentito dire, e non mi piacerebbe parlare così. Certo si registrano anomalie, concentrazioni di potere e feudi intoccabili. Cosa che la crisi ha sicuramente fomentato, unitamente alla distruzione sistematica dell’impianto teatrale del paese. A livello artistico e umano direi proprio di no, rimane uno dei pochi posti dove incontro persone che dedicano tutto di sé all’arte nella sua somma impalpabilità, senza nessuna forma di sicurezza in un paese che sembra non sapere cosa farsene, del teatro.

Enrico Ianniello nei GiocatoriCome e dove ti vedi tra cinque anni? In una piccola sala di provincia o in un grande teatro di città, puzzandosi di freddo un camerini vecchi e umidi, che “puzzano di palle sudate” come dice il protagonista di Birdman all’inizio del film, oppure sbirciando dal sipario prima di cominciare, per dare almeno un paio di volti a quel pubblico che aspetta.

La cosa a cui nella vita non vorresti mai rinunciare. A parte gli affetti, il teatro.

Quella cosa di te che nessuno ha mai saputo (fino ad ora). E la dico qua, secondo te? Ahaha. Pure gratis? Ahahaha!!

Piatto preferito: Tagliatelle al ragù.

La morte: paura o liberazione? Paura non tanta, se non del dolore, ma liberazione certamente no! La vita mi piace moltissimo.

C’è parità di trattamento nel teatro e nel cinema tra uomini e donne? No, se non altro per una storica diseguaglianza nella quantità di ruoli disponibili.

Mai capitato di dover rifiutare un contratto? Sì, certo.

Di lasciarti sfuggire un’occasione di lavoro e di pentirtene subito dopo? No, quello fortunatamente mai.

Quale ruolo ti sarebbe piaciuto interpretare in teatro? Forse mi piacerebbe fare un Beckett, prima o poi. O anche un Eduardo, ma probabilmente mi divertirei a farlo in Spagna prima che in Italia. Un bel Domenico Soriano. Ma è presto.

ENRICO-IANNIELLO-UN-ANNO-DOPOCon chi ti piacerebbe lavorare? Con chiunque abbia voglia di lavorare con me.

Da chi vorresti essere diretto? Adesso, da me stesso.

Tre doti che bisogna assolutamente possedere per poter fare l’attore. Intuito, duttilità, curiosità.

Tre difetti che non bisogna assolutamente avere per poter fare lo scrittore. No, i difetti vanno bene tutti, se sai risolverli in doti.

Cosa accadrebbe all’umanità se il teatro scomparisse? Se scompare il teatro vuol dire che sta per scomparire l’umanità.

Gli alieni ti rapiscono e tu può esprimere un solo ultimo desiderio. Quale? «Nun me facite male…!».

La frase più romantica che ti sia capitato di dire in scena. «La forza dell’amore è il non aver cervello», Molière.

La frase più triste che ti sia toccato di dire in scena. «Perché non compri più i biscotti? Prima, in questa casa, ci stavano sempre i biscotti! Da quando non ci stanno più i biscotti, ‘sta casa fa schifo!»: Miró

Mai capitato di dimenticare una battuta? Che succede in questi casi? Fortunatamente no, non mi è mai capitato. E spero che non mi capiti mai.

Cosa vorresti che la gente ricordasse di te? Mah, non lo so, non mi sono mai troppo preoccupato di quando non ci sarò. Potranno dire quello che vogliono.

Hai mai litigato con un regista o attore/trice per una questione di interpretazione del personaggio? Una sola volta. Mi è stato molto utile, non rifarò mai l’errore che mi ha portato a quella situazione.

Hai mai litigato con un produttore per una questione di soldi? No, non sono uno che insiste tanto.

Progetti futuri? Eternapoli, tratto da Questa vita menzognera di Giuseppe Montesano.

Un consiglio a un giovane che voglia fare questo mestiere. Farlo. Consigli, suggerimenti, sì, tutta roba utile. Ma necessaria, una cosa sola: farlo.

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