Roberto Gramiccia
Allo Studio “Arte fuori centro” di Roma

Elogio dell’acqua

Anche l'arte può ricordare l'inviolabilità dell'ambiente. Lo fa Silvia Stucky con un'installazione dedicata alla purezza nel segno dell'«Acqua senza io»

Il 22 aprile del 2015 si è inaugurata, presso lo Studio “Arte fuori centro” di Roma (via Ercole Bombelli, 22), la terza mostra della rassegna Acque, a cura di Laura Turco Liveri. Ad essere presentata è stata un’installazione di Silvia Stucky, dal titolo L’acqua è senza io, realizzata appositamente per gli spazi della galleria.

Silvia Stucky è un’artista interessata alla legittima rivendicazione del soddisfacimento dei diritti umani, all’uguaglianza come presupposto di giustizia, al rispetto della natura e alle problematiche multiculturali. In quest’ottica, l’acqua è oggi – ed è stata in un passato anche recente – al centro, anche simbolico, delle lotte per il rispetto e la tutela dell’ambiente. Con la pittura, con il video e la fotografia questa artista, nel pieno della sua maturità consapevole, valorizza i particolari delle cose e i legami che intercorrono fra di essi. Nella narrazione di Silvia Stucky, dalle piccole cose si arriva a capire quelle grandi e l’insieme della relazione che intercorre fra di esse. All’interno di questo orizzonte, il “senza io” è uno sguardo che, liberato dalle angosce di un individualismo che oggi assume forme stucchevoli e arroganti, consente di percepire l’inevitabile interdipendenza di tutti i fenomeni. Comprendere la inseparabilità del tutto, dell’uno, dell’universo, della sostanza forse ci aiuterà a non distruggere il pianeta. In questo senso, l’arte di Silvia e la vita sono legate e la bellezza non è più un ornamento ma l’aspetto fondativo principale di un percorso di autocoscienza e di autogoverno.

Silvia Stucky2L’acqua senza io è il titolo dell’installazione composta da un dittico di due grandi carte dipinte con colori ad acqua. A terra è collocato un semicerchio di piccoli sassi. Quest’ultimo elemento rinvia ai Karesansui e cioè a piccoli giardini secchi giapponesi che rappresentano simbolicamente paesaggi entro i quali l’acqua prende la forma di piccole distese di sassi, dalle quali a tratti emergono piccole isole fatte a loro volta di sassi. L’ulteriore elemento pittorico dell’installazione si distende prendendo la forma di fiori di loto (il loto è il fiore dell’acqua ma anche della purezza), motivo classico dell’iconografia cinese, che si stagliano su un bianco accecante. Si concretizzano, quindi, due modalità di evocare l’acqua con materiali diversi: i sassi e l’acquerello che non a caso è un colore ad acqua.

L’intervento di Silvia Stucky è una tappa importante di un progetto pluriennale dal titolo Il colore dell’acqua, firmato da Laura Turco Liveri. La rassegna Acque comprende quattro personali di artiste contemporanee: Patrizia Dottori, Isabella Nurigiani, Silvia Stucky e Cloti Ricciardi. Essa offre una visione sintetica dell’opera di ciascuna di queste artiste, le quali sono libere, secondo la propria indole e i propri linguaggi, di esprimere la propria idea poetica sull’acqua, non a caso ritenuta da Talete (filosofo presocratico) elemento primario e fondativo. Lo spazio della galleria viene dedicato a ciascuna di queste artiste per tre settimane, mentre il catalogo, presentato nell’ultima tappa espositiva dedicata a Cloti Ricciardi (Maggio 2015), riunirà di nuovo le quattro artiste che saranno presentate con testi critici, immagini  e interviste della curatrice.

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