Odetta Melazzini
Radiografia del terrorismo/9

Orientalismi radicali

La fine del colonialismo ha portato a una spaccatura nel mondo arabo tra la borghesia evoluta e il fondamentalismo islamico. Ancora una volta, nel terreno ambiguo tra fede e politica sono nati eccessi e guerriglia paramilitare

Il secolo XIX vide in Europa la nascita e la diffusione di movimenti di pensiero e di ideologie destinati ad avere profonde ripercussioni in molti paesi, compresi quelli del mondo islamico. Ci si riferisce all’eredità della Rivoluzione francese, al Romanticismo, intorno alla seconda metà del secolo al socialismo e, soprattutto, al Marxismo. Il colonialismo europeo degli inizi del XX secolo, portò anche su territori islamici il pensiero europeo che, però, fu ostacolato duramente dai fondamentalisti che videro in esso una grave minaccia per la costituzione dello Stato islamico, retto dalla shari’a. Eppure, al termine della Seconda Guerra Mondiale, le lotte per l’indipendenza, che furono il terreno sul quale nacque il radicalismo attuale, vennero guidate da coloro che si erano formati in Occidente.

Nel dopoguerra, sotto la pressione di forze nuove interne ed esterne, l’emancipazione politica di molte regioni islamiche subì grandi cambiamenti. Fra le forze esterne vi erano: le Nazioni Unite, che presentarono un imponente fronte anticolonialista; il comunismo, il quale intensificò il suo appoggio ai movimenti di emancipazione e liberazione in funzione ideologica sul piano formale (anticolonialismo, anti-imperialismo, anticapitalismo), in funzione decisamente antioccidentale sul piano pratico; l’organizzazione sindacale, ancora all’inizio, la quale cominciò ad inserirsi come formidabile elemento di sostegno ai movimenti di emancipazione (e relativi partiti politici), talvolta confondendosi con essi. Non solo, ma il comunismo ebbe ripercussioni profonde in molti territori, soprattutto in quelli che si venivano aprendo ai contatti con l’esterno in conseguenza del loro avviamento all’autogoverno. Fu così che gli orientamenti programmatici per la lotta al colonialismo, formulati per la prima volta da Lenin nel 1920 e contenuti nel celebre scritto di Joseph Stalin Il marxismo e la questione nazionale e coloniale, furono aggiornati ed ebbero applicazione efficace solo a partire dal 1947 su territorio islamico.

fondamentalismo arabo2Intorno alla metà del ventesimo secolo si venne così creando un clima di tensioni che, in quasi tutta la ummah islamica, sfociò in aperta opposizione alla classe dirigente. I governi dei giovani Stati nazionali sorti nel dopoguerra scelsero ognuno la propria linea, relegando spesso l’Islam ad una sfera privata ed estromettendolo dall’ambito politico, causando, perciò, gravi reazioni da parte dei movimenti fondamentalisti.

Le riforme introdotte dai nuovi governi nazionali trovarono l’appoggio della borghesia, mentre l’Occidente, in piena espansione industriale e tecnologica, proiettato verso il controllo di nuovi mercati, accelerava il processo di modernizzazione costruendo nuove reti di comunicazione e aprendo nuovi canali commerciali. Presso i governi islamici, si affermò il gusto per l’Occidente. L’importazione di beni di lusso, l’esportazione di capitali investiti in affari il cui ritorno andava esclusivamente ai già ricchi, aumentò in misura sproporzionata, a vantaggio della classe dirigente al potere e a danno delle giovani industrie nazionali, soprattutto dell’artigianato locale, il quale, sempre meno orientato verso un mercato estero, ripiegò su un mercato interno sempre più povero.

Fu in questo preciso momento storico, che si inserì di prepotenza un nuovo fattore: l’Islam e la tradizione islamica. A questo punto, infatti, pur avendo avuto inizio la transizione e la svolta decisiva verso dimensioni nuove del sapere come, ad esempio, la tecnologia in senso lato, cominciò un processo apparentemente inverso, quello della conservazione del potere tradizionale, della sua rivisitazione e registrazione e, con questo, della riscoperta di quelle istituzioni che storicamente ne costituiscono gli strumenti indispensabili di potere. Il riesame della tradizione evolse nel fondamentalismo islamico.

fondamentalismo arabo1In questa realtà nacquero e proliferarono movimenti e partiti politici in risposta alla crisi della società islamica. Nei proclami delle varie organizzazioni si ritrovarono i temi di eguaglianza sociale, armonia, collaborazione, cooperazione per il benessere di tutta la ummah islamica, giustizia economica e sociale e solidarietà, che tanto agitarono l’Occidente delle rivoluzioni e delle costituzioni, l’Europa positivistica, romantica, liberale e socialista. Furono ristudiati e richiamati i principi del diritto islamico ortodosso, della shari’a, che precedentemente vennero trascurati a favore delle consuetudini  locali, soprattutto nelle regioni che subirono maggiormente il dominio turco-ottomano. In questo contesto il fondamentalismo islamico si strutturò e divenne un vero e proprio sistema, capace di contenere al suo interno una dottrina religiosa, politica, sociale, economica e militare. Il ritorno alla legge sacra permise ai fondamentalisti di trattare tutti i diversi aspetti della società e di inserirsi legittimamente nel dibattito politico.

Quello che, però, segnò in modo profondo il mondo islamico fu che, per la prima volta nella storia, gli ulema, i giurisperiti, entrarono in contatto diretto con le masse attraverso le moschee e le scuole, le madrasah. Ciò conferì loro un’influenza fortissima e diede al movimento fondamentalista islamico un carattere di vero e proprio movimento di massa rivoluzionario. Questo avvicinamento dell’intellighenzia cittadina al popolo fu dovuto, in gran parte, agli stimoli derivanti dall’ideologia europea che conferì ai depositari del sapere una supremazia prodotta da prestigio e autorevolezza. Nel mondo islamico si giunse, così, ad una spaccatura: da un lato le classi tradizionali e i partiti tradizionali conservatori continuarono ad avere interessi legati alle potenze occidentali mentre, dall’altro lato, ci fu un consolidamento e la strutturazione delle nuove ambizioni politiche. Poiché, dunque, gli ulema mobilitarono le masse sulle quali ebbero quella speciale presa emotiva che mancò all’élite borghese, nel secondo dopoguerra le masse islamiche fecero la loro comparsa sulla scena politica e rappresentarono una formidabile forza politica di pressione e mobilitazione. L’intesa tra Islam e borghesia cittadina, come è facilmente intuibile, non fu mai pacifica, né mancarono tensioni e contrasti violenti. Mentre la borghesia si apriva alla cultura occidentale, la ammirava e amava istruirsi nella capitali e nelle scuole occidentali, le masse religiose islamiche restarono sempre fortemente ostili al pensiero occidentale, che consideravano uno strumento di ingerenza straniero. Fu in questo momento storico che i movimenti fondamentalisti cominciarono ad assumere connotazioni di vera e propria militanza religiosa e aprirono un dibattito sulla tradizione islamica.

fondamentalismo arabo3Tutti i nuovi movimenti e partiti politici rievocarono la mitica età dell’oro islamica, in cui lo Stato si reggeva su tradizioni autoctone. Il Corano fu riletto e studiato, ripensato secondo il suo spirito originario, si cercò di estrapolarne la primitiva purezza e il messaggio originale. Ci fu un intenso lavoro da parte della dottrina per riportare alla luce la vera Rivelazione di Allah e del Suo inviato Maometto. Fatwa, opuscoli, scritti si riversarono sui fedeli per spiegare il vero contenuto del messaggio coranico e per raccomandare ai musulmani il comportamento da tenere verso Dio e verso gli uomini.

I fondamentalisti, del resto, non accettarono i governi dei paesi islamici perché li reputarono troppo vicini al mondo occidentale. Il pensiero politico islamico ripropose come unica arma efficace di lotta il jihad. Fu riacceso il concetto di guerra sul sentiero di Allah; furono organizzate delle bande armate; si progettò una guerriglia interna; si cominciarono a cercare armi, uomini, denaro, istruttori. È interessante sottolineare come la propaganda nazi-fascista esercitò sulla gioventù, in talune regioni medio-orientali, un fascino particolare ed ebbe una grande influenza anche sull’organizzazione tecnica dei movimenti fondamentalisti. Venne proclamato un jihad di opposizione e sovversione, che aveva come obiettivo il sovvertimento di quei regimi islamici legati all’Occidente e il ristabilimento della vera fede islamica. Fu così, che negli anni della guerra e negli anni ’50, le forze islamiche divennero i veri protagonisti e, tuttora, dopo circa 60 anni, continuano a detenere un ruolo molto importante poiché si organizzarono e organizzano il popolo, le masse.

fondamentalismo arabo6Per la prima volta nella storia, l’Islam si mostrò al mondo intero con i propri principi assoluti e universali; si presentò come la risposta all’Occidente e alla cultura occidentale, ormai considerata soltanto strumento di corruzione, disgregazione sociale e sfruttamento economico. Quelle correnti di pensiero nate in ambito islamico a causa delle inquietudini del primo dopoguerra, nel secondo dopoguerra trovarono espressione organica nell’elaborazione e formulazione di vere e proprie dottrine politico- strategiche. Queste si proposero come gli strumenti più adatti al conseguimento della piena indipendenza, alla modernizzazione, allo sviluppo, alla giustizia economica e sociale. Si trattò di dottrine cariche di aggressività, le quali sostennero l’inadeguatezza delle vie negoziali e diplomatiche e postularono la rifondazione del potere politico attraverso azioni radicali.

9. Continua

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