Angela Di Maso
In tournée dopo il Bellini di Napoli

Ritorno a Ruccello

Giuliana De Sio riporta in scena "Notturno di donna con ospiti", un testo duro e preveggente del grande autore napoletano morto a soli trent'anni nel 1986

Si parla spesso di Annibale Ruccello. Nei foyer teatrali napoletani ogni volta che qualcuno dice di averlo conosciuto, ci si fionda su di lui come ape al miele. Tutto. Vogliamo sapere tutto. Com’era? Che diceva? Che leggeva? Chi era. La risposta è quasi sempre la medesima: Annibale Ruccello era un assetato di vita. Bellissimo e coltissimo, accoglieva tutti sorridendo. Non era più agli inizi della sua carriera. Si era già imposto come talentuoso drammaturgo: Ferdinando è il testo che in assoluto l’ha eretto nell’olimpo teatrale.

Poi una bella notizia. Il ministero a Roma aveva riconosciuto la sua compagnia, Il carro, e il teatro Nuovo di Napoli come sede artistica-produttiva. Poi, nello stesso giorno, una brutta notizia. Aveva già comprato i biglietti del treno per fare ritorno a Castellammare, la sua città, quando l’incontro casuale con degli amici gli fu fatale. Lo invitarono a fare il viaggio di ritorno con loro in macchina. Annibale era patentato, ma non amava guidare. Diceva che sia guidare sia stare in macchina lo agitava molto. Era il 12 settembre 1986. A soli trent’anni e nel pieno della sua brillante carriera, Annibale muore in un incidente stradale sull’autostrada Roma-Napoli, lasciando pochi testi ufficiali, solo sei, alcuni incompiuti e ancora inediti. E una valigia piena di sogni.

Sei testi sembrano pochi, e in effetti lo sono se si pensa a quello che avrebbe qualitativamente prodotto se fosse stato ancora vivo, ma sono stati sufficienti a farlo considerare uno degli eredi di Eduardo: Annibale Ruccello tra gli autori di spicco della “nuova drammaturgia napoletana”.

Da allora, in ogni stagione non manca una sua opera. Quest’anno il teatro Bellini lo ricorda con Notturno di donna con ospiti, re-interpretato – dopo 14 anni – da una meravigliosa Giuliana De Sio, diretta da Enrico Maria Lamanna. Notturno, insieme ai testi Week-end e Le cinque rose di Jennifer formano la trilogia che Ruccello chiamava “teatro da camera”. Da camera perché testi di interni, intimi, introspettivi, in cui una finta quiete domestica viene improvvisamente disturbata ed infettata da un esterno minaccioso che si insinua passando dalle fessure delle finestre e delle porte.

Giuliana-De-Sio notturno ruccelloAdriana è una deportata (come dirà lo stesso autore), di quelle che sposatasi in giovane età è costretta a seguire il marito, zotico metronotte, in una casa ubicata alla periferia della città. Una casalinga tutta dedita alla casa, alla cura dei figli, al marito e soprattutto alla televisione, che sfortunatamente, non trasmette i canali dove protagoniste sono le telenovelas. È una notte come tante. Il marito a lavoro. I bambini a letto, quando bussano alla finestra. Aprire significherà scoprire il vaso di Pandora. Già, perché quella che sembra essere una storia reale in realtà è solo un sogno/incubo in cui riaffiorano tutte le persone che in un modo o nell’altro hanno fatto parte della sua vita: la cattiva amica di banco, il primo fidanzatino e soprattutto un padre succube di una madre zoppa, dispotica e bigotta. Quello che accadrà quando Adriana finalmente troverà la forza di ribellarsi ai suoi stessi spettri che la deridono, o meglio, quello che Ruccello ha creato negli anni ’80, è precursore dei nostri tempi malati, in cui basta poco per riversare la propria furia e frustrazione sugli stessi amati (?) familiari.

Quanto sia brava Giuliana De Sio sembra superfluo ricordarlo. È una perfetta interprete di questo noir raffinatamente giocato tra l’essere una donna mista di tenerezza e bruttura, capace di rivelare desideri esplosivi e abissi di disperazione, passando con apparente semplicità e maestria di attrice dai toni comici e giocosi nel primo atto a quelli tragici nel secondo.

Naturale, spontanea, divertente, emozionante, folle sul suo triciclo mentre s’aggira per casa, in abito da sposa macchiato del sangue del suoi figli, formando un inquietante girotondo di anime perdute completamente impossessatesi di lei, e che la sua vita di madre e moglie costruita sulla solitudine personale non è riuscita a scacciare via.

La regia di Enrico Maria Lamanna è lineare. Segue perfettamente una drammaturgia già potente, ma soprattutto il regista sottolinea e costruisce la recitazione degli attori sul senso di verità, nel bene e nel male. Di una verità cioè scottante, devastante e profondamente fragile come fragile è la psiche umana, resa in musica da Carlo De Nonno, da sempre il musicista di scena di Annibale Ruccello. Bravissimo l’intero cast: Rosaria De Cicco, Mimmo Esposito, Andrea De Venuti, Luigi Iacuzio e soprattutto Gino Corcione che ha interpretato sia il padre che il madre con una delicatezza ed una crudeltà davvero inquietante.

Lo spettacolo sarà in tournèe nei maggiori teatri d’Italia.

Da vedere e da applaudire perché “Notturno” è uno spettacolo totale; ma soprattutto mai dimenticare quel meraviglioso artista che fu Annibale Ruccello. Una curiosità: la sera della prima al Bellini, c’era anche la signora Pina, la mamma del drammaturgo scomparso. Giuliana De Sio ha fermato gli applausi per rivolgere a lei un caro saluto, e ad Annibale un bacio al cielo.

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