Giuseppe Lisciani
L'istruzione secondo “MicroMega”

Scuola senz’anima

La rivista diretta da Paolo Flores d'Arcais lancia proposte per una scuola italiana d'eccellenza rigorosamente statale. Idee scollegate, che svelano subito la loro debolezza e discutibilità. Come quella secondo cui lo studente non è nient'altro che un individuo in formazione: solo l'educazione pubblica lo legittimerà...

Un recente numero monografico di MicroMega, uscito a settembre 2014, porta in grembo la promessa di una scuola italiana «di eccellenza» (a patto, però, che sia rigorosamente statale!). Entrando nel corpo della rivista, ci si accorge che la promessa è balbuziente e sterile. Né manca qualche piccola stravaganza: ad esempio, studiare logica per non farsi imbrogliare dalla pubblicità e dai politici e fare musica per comprendere meglio il codice stradale e la raccolta differenziata!.. Gli interventi dei vari autori non costituiscono né un progetto né un dibattito, ma sono frammenti che si muovono ciascuno nella propria ragnatela, né vi è ragno che tessa tenendo conto delle tessiture altrui. Il compito di coordinamento sembra assumerlo un “corsivo” iniziale intitolato «Ai lettori». Il quale, alla ricerca di un denominatore comune (come lenimento della imperante provvisorietà degli interventi), va però a inciamparsi nelle proprie debolezze. Evoca, per esempio, l’ethos repubblicano come «“brodo di coltura” della vita scolastica e della vita civile»; poi, però, affermando che «lo studente è un cittadino in formazione, oltre e prima che un professionista in formazione», insinua l’idea che lo studente non sia, di fatto, niente e nessuno, ma soltanto tutto «in formazione»: a farlo essere qualcosa e qualcuno ci penserà l’educazione statale, l’unica possibile e legittima, secondo MicroMega. Quale differenza c’è, a parte un po’ di secoli e di tecnologie, tra questa aspirazione e quella del regime di Sparta?

Copertina MicroE finalmente il “suddetto corsivo” offre il suo autodafé: «Un tema cruciale, che questo numero non ha potuto affrontare, è quello della valutazione». Ma, scusate, come vi sembra possibile lo sbandieramento di una scuola di eccellenza senza neanche adombrare uno straccio di sistema di valutazione? “Il corsivo”, qui, mastica parole e inopinatamente maltratta la docimologia. Che è una scienza con i suoi problemi, certo, ma non è così banale da essere liquidata con un semplice «non in grado di funzionare in radice». Inoltre, che non si parli di valutazione didattica e se ne chieda scusa e che, parimenti, non si parli di programmazione didattica e però non se ne chieda scusa porta con sé un certo odore di superficialità. L’interrogativo è spontaneo: ma che cosa valuti se non hai formulato prima gli obiettivi da raggiungere? Programmazione (o progettazione) e valutazione sono due facce della stessa medaglia: ignorare questo è un difetto grave di credibilità.

Last but not least, il florilegio delle precarietà argomentative di MicroMega si apre con un articolo di Pasi Sahlberg, in cui si magnifica la Finlandia, «al top mondiale per livello di istruzione della popolazione», concludendone che, per ottenere il successo economico e cognitivo di una nazione, «il suo sistema scolastico deve essere pubblico e gestito all’insegna della più radicale eguaglianza e assenza di competizione [!!!]». Ci sarebbe molto da dire su questa bizzarra pretesa, ma non c’è qui lo spazio necessario. Mi limiterò a segnalare quanto improprio sia – e perciò inevitabilmente fallace – prendere un paese che fa meno di sei milioni di abitanti a pietra di paragone per altri paesi che, come l’Italia, ne fanno, per esempio, dieci volte tanti… Senza poi dimenticare che l’istruzione è uno di quei sistemi complessi la cui gestione centralistica è praticamente impossibile, con buona pace di tutte quelle ideologie che hanno già offerto al mondo i loro fallimenti e ne vorrebbero offrire ancora…

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