Silvio Perrella
Viaggio in Turchia/2

Viaggio giù Istanbul

La seconda parte del viaggio nei segreti della città ci porta al suo cuore, dove commerci, illusioni e storia si mescolano in un magma emotivo difficile, poi, da cancellare

Alle moschee preferisci il Topkapi, ma non il museo, piuttosto gli edifici che lo compongono e soprattutto i giardini e la vista che di lì si può possedere per qualche ora. È come salire a San Martino e affacciarsi dalla terrazza che costeggia il Quarto del Priore. Nel tardo pomeriggio laggiù il Bosforo assume un colore lieve e accogliente. Ormai sei arrivato in città da qualche giorno, cominci a saperti orientare, almeno in alcune zone. Sei già stato al Gran Bazar, hai fatto le tue trattative e ti sei familiarizzato con le collinettte di spezie multicolori e soprattutto con le montagnole di dolci esposte ad ogni angolo: gommosi, sommersi da uno zucchero fino fino che fa a gara con i pistacchi e le nocciole. E hai visto come fanno il gelato, così colloso che sembra gomma arabica. E hai sentito risuonare la campanella che i venditori usano per attirare i golosi in giro per le strade.

Da qui ti viene di nuovo da pensare a questa città: pensi quanto sia potente, a quanti scambi avvengano a ogni angolo di strada, quanto mescolìo di esperienze; e pensi al subdolo tentativo d’imprigionare tutto con la paura e la repressione. Ma si può mettere il Bosforo dietro le sbarre?

C’è chi pensa che Istanbul sia diventata in questi anni la capitale del commercio informale, cioè di quel commercio né legale né illegale fatto spesso senza grandi mediazioni, fuori dalle grandi catene. Gli studiosi sostengono si tratti di uno dei tanti effetti della caduta del muro di Berlino. I mercati di questo genere, più che guardare a Marsiglia, come facevano prima, si sono indirizzati verso Istanbul.

In effetti tra Berlino e Istanbul si possono stabilire nessi e corrispondenze. Entrambe sono state città divise in due tra oriente e occidente: ma se Berlino è stata divisa dalla Storia, la divisione di Istanbul è dovuta alla Geografia. E come non pensare al grande mercato turco di Berlino, forse il più bello e grande della città?

Di nuovo i pensieri vanno per conto loro, mentre il custode del Topkapi è da tempo che fa cenno di andar via: bisogna chiudere. Ma un ultimo sguardo è necessario, lasciamolo sbracciarsi.

Istanbul grabn bazarUna volta fuori, mi fermo in una piazzetta di Sultanahmet e osservo i tram salire e scendere lungo la strada piena di grandi curve e poi quasi per caso mi trovo a visitare un luogo inaspettato. Si tratta di una sorta di tempio sotterraneo, in realtà è un’immensa cisterna – Yerebatan Sarnici, si chiama – e ancora oggi è piena d’acqua. È una sorta di piscina Mirabilis, ma fa pensare, soprattutto per la sua illuminazione, anche alle Catacombe di San Gennaro.

Le colonne sono una diversa dall’altra; i camminamenti sono sospesi sull’acqua e sembra di stare in una città capovolta. Ecco dunque uno strato sottostante e bizantino della città, un giù Istanbul risonante di musica e di sciabordii.

E la musica presto farà da guida per scoprire una su Istanbul. Sì, perché quando il buio si è fatto strada, a Istikall Caddesi cominciano le sarabande della musica turca. Ma per scoprirle bisogna alzare gli occhi verso il cielo, perché i locali dove si suona sono spesso agli ultimi piani degli edifici di cui parlavo all’inizio. Bisogna trovare il portone giusto e salire e accomodarsi e sorseggiare il Raki e, perché no, mettersi a ballare quando il ritmo lo suggerisce e i piedi non ce la fanno a stare fermi.

Domani si torna a casa, e di nuovo, andando verso l’aeroporto ci sarà il saluto dei tulipani e di nuovo sul mar di Marmara saranno visibili le innumerevoli navi da containers in attesa. Sono così tante da fare impressione. Non sono navi da guerra, no. Portano merci. Merci che forse finiranno al Gran Bazar. O forse andranno verso l’interno. Verso una Turchia che vorrebbe entrare nella comunità economica europea, ma che è ancora cocciutamente tenuta fuori.

Una Turchia piena di contraddizioni e di energie, capace di sfornare film che vincono i festival di Cannes e di dare alimento immaginativo a scrittori che vincono il premio Nobel. All’aeroporto la gran parte dei turchi s’imbarcherà su voli diretti verso la Germania. Dopo secoli è ancora quella la direzione di marcia. Almeno quella ufficiale, delle altre sappiamo poco. Ma di certo sappiamo che Istanbul è una di quelle città che, come recita la poesia di Kavafis, ti viene dietro, ti segue ovunque tu vada. Lo fa con chi ci ha passato solo pochi giorni, figuriamoci con chi c’è nato.

2. fine. Clicca qui per leggere la prima parte del reportage

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