Tina Pane
Una giornata particolare sulle Dolomiti

Le due Italie

Che succede se il Sud e il Nord si incontrano per una festa popolare? Forse, al di là della partecipazione, della birra, dei wurstel e delle polke, le distanze restano intatte

La mattina di Ferragosto, molto presto, il cielo sopra le Dolomiti è talmente limpido che per la prima volta in una settimana riesco a distinguere lo Sciliar e Merano 2000. Ma ciò che attira la mia attenzione è lo stendardo rosso e bianco con la possente aquila tirolese issato di fianco al corto campanile della chiesetta, che sventola nel freddo e nelle nuvole che avanzano. Lo vedo vicinissimo, dalla finestra del soggiorno, mi dice una volta di più che qui sono in Italia ma straniera.

Mi trovo a Colle, un paese montano di rade case e molti boschi a pochi chilometri da Bolzano, noto soprattutto per aver inaugurato, più di un secolo fa, la prima funivia al mondo per il trasporto di persone. L’aria è fina, stamattina anche fredda, e il cielo sta cambiando: le vette che prima splendevano ora sono affogate nella nebbia. Cerco di spiegarlo a mio padre al telefono, che è un ferragosto speciale, un’esperienza nuova, ma lui non condivide, elogia il nostro sud, mi enumera preciso le portate del menù di mare che lo aspettano al ristorante, a pranzo.

ferragosto sudtirol1Dalla spianata dove s’affaccia la casa in cui sono ospite, già arrivano i rumori e le voci della gente della festa, i pompieri volontari e i loro familiari, bambini inclusi, che nei giorni precedenti hanno montato gli stand, le panche, i gazebo e il palco per la festa dell’Assunta.

Già prima delle nove e nonostante la pioggia e i dieci gradi, la spianata, solitamente deserta, sembra piazza Plebiscito a Napoli a Capodanno. C’è un manipolo di uomini serissimi in costume tirolese, disposti su due file, che all’ordine di un comandante stracarico di medaglie (Regiment! urla, o qualcosa del genere) armeggiano non proprio all’unisono col fucile, alternando attenti, riposo e spari in aria. C’è il prete che dice una lunga Messe in tedesco, c’è la Musikkappelle che accompagna la Messe e già un centinaio di persone che sono salite al Colle per la festa, ben attrezzati con piumini e stivali di gomma, mica come me che annaspo con le scarpe da ginnastica nel fango, cercando di non scivolare.

Pensavo fosse una sagra, capisco che è qualcosa di più: è lo sforzo condiviso delle centinaia di abitanti della zona che si stringono intorno al corpo volontario dei pompieri con l’obiettivo di fare festa e raccogliere denaro. Si aspettano che venga gente da Bolzano, ma il tempo è scoraggiante e poi l’unico cartello che hanno messo, Zum Festa, sta al bivio un chilometro più giù, serve solo a non sbagliare direzione. Ma si aspettano soprattutto di divertirsi, e per farlo oltre alla Forst (chiara, scura e di frumento) a fiumi, oltre ai krapfen con la marmellata ai frutti di bosco, oltre naturalmente a wurst e schnitzel (ahimè senza crauti ma con patate all’agro e fagioli), hanno organizzato l’intrattenimento musicale.

ferragosto sudtirol2Alle quattro del pomeriggio, quando finalmente la pioggia smette e gli odori di brace iniziano a diradarsi, arrivano i tanto attesi Holladuo: hanno la faccia non proprio sveglissima di due bravi ragazzi tirolesi e con ammirevole impegno suonano pezzi ballabili fino a mezzanotte. A parte Una rotonda sul mare (sic) anche la musica parla tedesco come tutta la festa: la lingua con cui le persone comunicano, le insegne, la Preislist attaccata davanti al gabbiotto della Kasse, i grembiuli e le trecce annodate in testa delle donne, le pettorine e i pantaloni alla zuava degli uomini, i volti rubizzi degli anziani, i ragazzi barcollanti di birra a fine serata.

Ci aggiriamo prima circospetti poi divertiti tra gli stand, partecipiamo al gioco della pesca della bottiglia (riuscendo anche a vincerne una, piena di vino), sciolti dall’alcool proviamo addirittura a fare conversazione –in uno stentato inglese- con certi vicini di casa.

Finiamo per scordare che gli stranieri siamo noi, che parliamo italiano, sentiamo freddo, riusciamo al massimo a finire la seconda birra. Forse per questo, quando verso mezzanotte vado a fare lo scontrino per il bicchiere della staffa, al cassiere ormai brillo sorrido un poco brilla anch’io e dico grazie. Grazie per la bella giornata. Anzi, scusate, crazie.

 

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