Luca Fortis
Cartolina dal Libano

La tecno Beirut

I ragazzi in discoteca accanto alle memorie della guerra civile, i cocktail sul mare e i vecchi pescatori: ecco la vita quotidiana a un passo dalla polveriera mediorientale

La consueta coda di macchina imbottigliate tra Byblos e Beirut appare inconfondibile all’orizzonte. Le alte montagne si buttano a picco sul mare Mediterraneo, le brutte case post guerra civile si arrampicano dovunque sui pendii, solo sulle vette la natura torna padrona. Qua e là, come in un oasi nel deserto, appaiono i tipici vecchi palazzi libanesi. Maria guida la macchina e racconta di quando un giorno di qualche anno fa, mentre faceva un compito in classe, avesse sentito una potente bomba esplodere a pochi metri dalla scuola. Ai ragazzi fu detto di continuare il test. Quando uscirono dall’aula, le notizie cominciarono a circolare e tutti guardarono muti un loro compagno di classe. Dopo un po’ un funzionario della scuola venne a parlargli e lui svenne. Quando si riprese, quel ragazzo corse come un matto per il cortile fin quando non trovò un suo compagno di scuola, figlio di uno dei leader di hezbollah, e lo prese a pugni urlandogli assassino, sei un assassino! La bomba che era esplosa poco prima aveva ucciso suo padre, noto oppositore di hezbollah.

beirut 4Il Libano è anche questo dice Maria, ma è anche molto altro! È un paese stupendo e non potrei mai andarmene per sempre come molti, purtroppo, fanno, aggiunge. La terrazza del club è a picco sul mare, il dj è appollaiato su un altare che sovrasta la pista. Sotto, centinaia di ragazzi ballano come pazzi e bevono cocktail di tutti i generi. Le ragazze sono molto sexy e alla moda, i ragazzi mostrano tutta la sensualità degli uomini mediterranei. I due sessi si corteggiano, ballano insieme, fanno casino. Nel bel mezzo, qualche gay si bacia con il suo compagno. Musulmani e cristiani sudano insieme.

beirut 3Nelle stesse ore a pochi metri nei quartieri più conservatori sunniti e sciiti hanno rotto da qualche ora il digiuno giornaliero del ramadan. Qui le donne sono in gran parte velate. Fa caldo, il sole spacca le pietre del quartiere armeno, dovunque tra le case spuntano Madonne e Gesù Cristi e santi appollaiati nelle loro nicchie, alcune statue sono enormi, quasi pop. L’atmosfera ricorda Napoli, manca solo Maradona. San Giorgio sembra aver vinto la sfida del santo più alla moda e venerato: appare un po’ dovunque. A un certo punto si vede una Vergine Maria di cinque metri sul tetto di un negozio, sembra una visione. Il centro storico ricostruito dall’ex presidente Hariri con fondi sauditi, prima che fosse ucciso perché anti siriano, ricorda Montecarlo. Qui dove passava la linea del fronte durante la guerra civile, ora vi è un mix di grattacieli e case in stile franco-libanese, a volte veneziano. La gente si ferma nei bar di lusso e beve ottimi vini libanesi. Un chilometro più in là, a Gemayze l’atmosfera è più autentica. Sopravvivono alle ruspe ancora molte case antiche e vi è un’esplosione di gallerie d’arte, centri culturali e bar dove gustare la cucina locale e i fantastici vini della valle della Bekaa.

I ragazzi alla moda frequentano questa zona. Verso le due di notte l’immensa cupola di ferro vicino al mare, senza vetri e ricoperta di triangoli al neon ipnotici, comincia a suonare la sua messa tecno. Tutti ballano immersi nel loro mondo interiore, l’alcol scorre a fiumi. Beirut non dorme mai, verso le cinque di mattina si va all’after. La corniche costeggia il mare per chilometri, orde di edonisti corrono a petto nudo ascoltando musica e mostrando i muscoli. Ogni tanto saltano giù dal muro e si buttano in acqua nuotando tra le piscine naturali create dal mare in mezzo alle rocce piatte. Al tramonto un vecchio signore trascina una sedia, un tavolino e una radio su uno scoglio. Si siede e ascolta della vecchia musica araba a tutto volume. Guarda il mare in silenzio.

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