Daniela Brancati
A proposito del carattere degli italiani

Premiata discarica Italia

In estate agli orrori dei nostri comportamenti pubblici si mescolano quelli dei turisti. I quali, seguendo il nostro cattivo esempio, umiliano il Paese

Siamo fatti così, esterofili a parole e nei fatti buffamente orgogliosi di un primato italiano che a guardare bene non esiste mica se non nella furbizia. Perché per esistere, te lo devono riconoscere i fatti. Il vino? A sentir noi quello italiano batte tutti. E se qualche scandalo qua e là spunta fra le etichette, scrolliamo le spalle con fastidio. L’olio? Il nostro è in assoluto il migliore. Lo imitano e lo vendono per buono nell’impotenza delle nostre autorità preposte, ma che fa! I musei? Sono i più ricchi e ben organizzati. E se poi vai al Maxxi e non ha una collezione permanente decente che importa? Il turista? Dove può andare se non da noi, visto che abbiamo il più vasto patrimonio culturale? Certo che non vede l’ora di venire in Italia a farsi maramaldeggiare da qualche ristoratore del centro di Venezia che gli fa pagare per spigola pescata un cefalo di porto; a farsi trasportare dal tassista avvelenato con gli NCC, che si rifà sul malcapitato applicando la tariffa fissa di 30 euro da Ciampino a Roma come fosse a persona anziché ad auto. A sopportare lo sciopero degli addetti al Colosseo quando sono venuti dai lontani Usa o Giappone per vederlo.

Questo non ci fa onore ed è solo un assaggio di una lunga lista di mini o maxisoprusi con i quali accogliamo il turista (vi ricordate il cono gelato da 30 euro e passa?). In compenso, poiché tutto ha un prezzo nella vita, c’è un altrettanto lungo elenco di cose che sopportiamo da loro o da chi li porta in giro.

Sopportiamo che lascino le nostre città con un tappeto di sporcizia che non ha eguali. Conservo ancora le foto di ciò che è accaduto in occasione delle recenti beatificazioni dei due papi: fra lattine e cartacce e buste di plastica erano tante da saturare in un solo giorno la famigerata discarica di Malagrotta. Naturalmente erano state lasciate per terra e il costo per raccoglierle è stato tutto della collettività. Noi della generazione che per prima nel dopoguerra ha completato la sua formazione nel Regno Unito, ancora ricordiamo il Bobby che si avvicinava con piglio fermo e severo per farti raccogliere l’unica cicca lasciata sul marciapiede. E invece da noi tutto questo non funziona. Intanto perché manca il Bobby: il vigile o poliziotto di Roma capitale, nella capitale per l’appunto è un bene rarissimo. Quelli che ci sono, sono intenti ad altro, nessuno ancora ha capito a cosa.

Poi perché tutto è consentito: entrare con pullman a due piani e servizi nei centri storici a basso costo, salire sui marciapiedi, scaricare i turisti fermi ma con motori accesi agli incroci impedendo la visuale a chi debba attraversare, trasformare la salita di Villa Borghese in un enorme parcheggio di pullman e via così di impunità in impunità.

Perché? Me lo chiedo da decine di anni e ho un’unica risposta. Politici, amministratori, dirigenti pubblici sono veramente rappresentativi di un popolo, il nostro, del quale già qualcuno (Giolitti o di Mussolini, non importa) negli anni ’30 diceva: «Governare gli italiani non è impossibile, è inutile».

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