Marco Fiorletta
Un romanzo da recuperare

Trappole per topi

«Il Sorcio» di Andrea Carraro è un libro che fotografa alla perfezione il dolore legato a una formazione umana continuamente interrotta. Dai furbi, dagli arrivisti, dai competitivi...

Se non avete voglia di guardarvi dentro, di confrontarvi con la vostra vita lavorativa, con la famiglia – quella da cui si proviene e quella che vi siete o vi state costruendo – se non avete voglia di confrontarvi, insomma, con la vita, allora non leggete questo libro anche se forse, appunto per quella voglia che vi manca, sarebbe il caso che lo faceste.

Il sorcio (Gaffi 2007, 12,50€) di Andrea Carraro è un libro che non fa sconti a nessuno, che non mira a consolare ma piuttosto a sbattervi in faccia, anche con una certa violenza, il piccolo male quotidiano, l’autore non vi nasconde nulla perché la vita di Nicolò Consorti è la vita di tanti di noi. Quanti hanno avuto il collega di lavoro, il sorcio del titolo, che avrebbero voluto schiacciare, prendere a calci o ammazzare, perlomeno con il pensiero? E che dire degli amici dei diversi cicli del divenire adulto, della famiglia, di un padre in perenne competizione che non spinge ma impedisce la crescita e l’autonomia dei figli al limite della castrazione psicologica perché vede i loro progressi come un fattore sminuente del proprio ruolo. Il povero Consorti, già vittima di un lavoro che non gli piace, il bancario, e che cerca un’affermazione, verrebbe da dire una consolazione, nel suo essere scrittore di discreto successo non riesce a vivere con tranquillità. Lo turbano e lo deprimono i sorci che si incontrano nelle varie fasi della vita e che spesso non si riesce ad evitare o neutralizzare. D’altronde siamo circondati da sorci, persone incolte, violente, ignoranti, insensibili e riuscire ad evitarli tutti è sinceramente impossibile. E così il povero Nicolò per cercare di salvare il salvabile ricorre alla psicanalisi, che funge anche da espediente letterario, dopo aver intrapreso la discesa. Il resto lo scoprirete leggendo le 250 pagine del libro.

il sorcio andrea carraroCarraro non ci risparmia nulla a partire dalle situazioni, dall’ambientamento e usa magistralmente le parole adatte, senza infingimenti e senza auto-compiacimenti, alle situazioni che escono dalla sua penna. D’altronde perché stupirsi, scandalizzarsi per descrizioni che non sono altro che tratti, percorsi comuni a tanti di noi. Questa è la vita, e questo è il giusto modo di raccontarla, senza filtri emozionali e linguistici, senza censure. Certo, a chi in certe situazioni ci si è trovato davvero, le pagine di Carraro potrebbero riaprire ferite ma anche questa è vita.

Insomma, un libro che vale la pena di leggere, che bisogna leggere.

 

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