Gabriele Trama
Il fantasma galleggiante al Giglio

Requiem per la Concordia

Alla nave incagliata dalla stupidità degli uomini non è stata garantita neanche una degna sepoltura in mare. Forse l'ambiente avrebbe saputo digerirla...

E così il leviatano se ne va. I piccoli uomini hanno deciso il destino della carcassa: verrà smantellata, fatta a pezzi in un cantiere, distrutta. Dopo la morte ingloriosa, incagliata su uno scoglio per soddisfare la vanagloria del suo stupido comandante, vergogna di tutti i marinai, le viene negata la sepoltura in mare. Non potrà riposare sul fondo come tante altre navi, di legno o metallo, che la furia del mare e a volte l’imperizia di chi le comandava, fece affondare.

Certo il capitano della Concordia non è stato il primo ad abbandonare una nave senza curarsi della sorte dei passeggeri a lui affidati, ma sicuramente è unico nell’aver causato la morte di 32 persone e della sua nave per un motivo così futile, in una tranquilla nottata così vicino alla terraferma. Alla Concordia dunque non sarà permesso affondare, come sarebbe naturale, in quel mar Tirreno, che sospettiamo (o sappiamo) nascondere vecchie carcasse riempite dei peggiore rifiuti tossici e radioattivi, per non inquinare le acque intorno all’isola del Giglio. La straordinaria opera di recupero, mai tentata prima, dell’enorme relitto semi affondato, la riparazione della falla, aperta nello scafo d’acciaio dagli scogli affioranti che lasciarono le punte acuminate incastrate tra le lamiere, e il raddrizzamento hanno richiesto più di due anni di lavori. Ora mancano pochi giorni alla fase più delicata: il traino fino al porto di Genova. Gli ingegneri ancora non possono dire con certezza se l’impresa sarà compiuta, il rischio, che quel che resta della Concordia possa ancora affondare durante il trasferimento, sostengono che ancora ci sia.

Costa concordiaMa alla fine la nave ritornerà a galleggiare e compirà il suo viaggio, trainata da quattro enormi rimorchiatori, fino al cantiere dove verrà completamente smantellata. La navigazione saràlenta, circa due nodi, e la rotta attraversa le zone più belle del Tirreno settentrionale, compreso il paradiso dei cetacei del mar Ligure.La seconda fase di demolizione, smaltimento e riciclaggio richiederà altri due anni e darà lavoro a duemila persone.

Fino a oggi, la società armatrice ha speso oltre un miliardo di euro, alla fine di tutto probabilmente si supereràun miliardo e mezzo, per far sparire un relitto che inquina non solo l’ambiente ma anche e soprattutto l’immagine della Costa Crociere, testimonianza di quanto successo quella notte.Una tragedia che nel giro di poche drammatiche ore è costata la vita a 32 persone e ha causato danni all’ecosistema marino del Giglio, che ora sappiamo non gravi, richiede oltre quattro anni di lavoro e un fiume di danaro per essere cancellata. Ma chi ha perso una persona cara in quella notte sicuramente non dimenticherà. Alcuni si sono chiesti se è stata fatta la scelta giusta, se non fosse stato meglio investire una tale cifra in maniera diversa, creando nuovi posti di lavoro al Giglio e nella cantieristica navale italiana.

costa concordia2È vero, si è lavorato per due anni portando a termine un’opera di ingegneria navale straordinaria e ancorasi dovrà lavorare per demolire il relitto, ma una parte importante del recupero è stata realizzata da compagnie straniere. Si sarebbe potuto abbandonare la nave al suo destino naturale, una volta bonificata del carburante e degli altri agenti inquinati, lasciando che il mare compisse lentamente la sua opera e alla fine la inghiottisse. Il fondale non ne sarebbe stato particolarmente danneggiato e l’isola avrebbe avuto un’attrazione turistica in più oltre a compensi economici.

Ma la decisione è stata diversa, la grande opera compiuta, l’ambiente salvato: forse è meglio così.

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