Anna Camaiti Hostert
Cartolina dall'America

Il riscatto di Greg

Si chiama “Streetwise”, costa 2 dollari, è il settimanale dei senza-casa di Chicago nato come servizio speciale di supporto per procurare loro sicurezza e indipendenza economica. Vi sono raccontate tante storie, come questa di un sorprendente poeta...

Ogni volta che rientro a Chicago una delle prime cose che faccio è comprare Streetwise, la rivista degli homeless locali venduta proprio da loro stessi per strada. E continuo a comprarla perché non solo quando ti si avvicinano quasi cantando il titolo della rivista è impossibile resistere, ma anche perché dentro ci sono storie straordinarie. Settimanale ideato nel 1991 da un gruppo di uomini d’affari che si unì alla Coalition for the Homeless proprio con il proposito di risolvere il problema crescente dei senza casa, il giornale aveva come suo proposito fondamentale quello di procurare una sicurezza e un’indipendenza economica a persone sole, senza lavoro e senza casa. Pensando i fondatori che una componente essenziale per l’equilibrio di una persona fosse quella di potere avere un reddito fisso cominciarono ad analizzare opzioni di lavoro adatte al profilo di questi individui a rischio. Nella maggioranza dei casi quando si parla di homeless ci si riferisce infatti ad alcolizzati, drogati, malati mentali o a persone che in generale non hanno aiuto da nessuno e hanno perso tutto. Spesso anche la speranza. Si doveva dunque trovare un impiego redditizio e relativamente accessibile a tutti.

streetwise 2I fondatori capirono subito che per raggiungere una certa stabilità gli homeless avrebbero dovuto anche avere un servizio sociale di supporto. Così nel 1992 nacque il settimanale Streetwise e con esso la sua rete di venditori di strada. Il motto stesso della rivista ne rivela lo scopo: a hand up not a hand out. Che tradotto significa più o meno “un supporto, non un’elemosina”, proprio per affermare che dare una mano a qualunque persona sia disposta a lavorare seriamente e stabilmente permette di uscire dalla crisi, senza ricorrere a mendicare per la strada. Oggi Streetwise è una sorta di agenzia di collocamento inventata per aiutare gli homeless e tutti coloro che sono a rischio di diventarlo. Pertanto è molto più di un giornale e combina servizi sociali di supporto che vanno da training di lavoro, a piazzamenti in alloggi comuni, a un aiuto finanziario nel campo dell’istruzione. Tutte cose che insieme forniscono l’opportunità di trovare un lavoro e di aiutare altri a divenire indipendenti.

Per circa vent’anni dunque questo giornale ha permesso a persone in crisi di risollevarsi e di ricominciare. Una sorta di rimedio alla miseria dilagante e insieme una presa di coscienza sull’impatto della povertà e sul suo dilagare nell’area di Chicago e dintorni. Streetwiseè uno dei più grandi giornali di strada degli Stati Uniti e serve da modello per molti altri del Nord America. Impiegando disoccupati e sottoccupati come venditori di strada, il giornale è capace di dare un volto ai poveri dell’area di Chicago e allo stesso tempo di fornire loro nuove opportunità per uscire dal tunnel.

Su questo settimanale che costa adesso 2 dollari si trovano storie incredibili di personaggi a volte eccezionali. L’ultima che ho letto riguarda Greg Curry, giovane rampante con uno stipendio a sei cifre, una bella moglie, una Mercedes, una casa lussuosa. Non c’era di che lamentarsi. In realtà invece sì. Il suo lavoro non gli piaceva affatto. Il suo sogno era quello di scrivere e leggere poesie. «Mi volevo uccidere – ricorda – stavo dietro alla mia scrivania con le mie scartoffie odiando ogni minuto di quella vita. Per anni ho pregato di avere almeno una notte per scrivere poesie, di potermi concentrare a far quello e nient’altro». Poi con la crisi del 2008 tutto è cambiato e le sue preghiere furono in un certo senso esaudite. Perse tutto: il lavoro, la moglie, la casa e la Mercedes, ma nell’immediato non riuscì a vedere la sua situazione come una benedizione. E cominciò a bere a tal punto che si ritrovò su una strada senza casa. La sua dipendenza dall’alcol divenne così grave che entrò in comunità in Florida e poi si trasferì a Chicago con un amico che l’avrebbe ospitato. Lì avrebbe potuto ricominciare. Ma tre settimane dopo l’amico gli disse che doveva dare il suo letto a un parente. Così finì sulla strada di nuovo e tornò a bere. Questa volta però molto più pesantemente di prima. Dalla prima notte in cui si ritrovò a dormire su una panchina passarono otto mesi nel freddo gelido di Chicago fino a che ebbe il sussidio da disabile a causa del diabete che nel frattempo lo aveva agguantato.

Streetwise 3Quando parla della sua esperienza Greg si confronta con gli stereotipi degli homeless e scherzando dice che la gente quando pensa ai senza casa immagina che siano tutti neri e drogati di crac, che vivano in una scatola di cartone sotto il ponte, con il piattino di fronte per la raccolta dell’elemosina. Ma le cose vanno diversamente. Infatti afferma Greg «ci sono anche bianchi come me che vengono da famiglie benestanti del New Jersey. Parte del fatto di essere un homeless è decidere cosa significhi. La mia definizione di homelesness è questa: quando non hai la libertà di sedere in mutande sul divano alle due del pomeriggio e guardare qualsiasi cosa tu voglia in tv». E così quando Greg è rientrato in possesso della sua libertà ha cominciato a scrivere poesie, un’opportunità che ancora oggi coltiva. «Quando sono diventato un senza casa stavo malissimo – dice – non sapevo neanche come respirare, ma dopo un po’ mi sono detto “aspetta un attimo, questa è la chance che ho sempre sognato”. E così ho cominciato a scrivere e non ho mai smesso». Greg ha scritto una poesia sulla sua dipendenza dall’alcol che rivela la sua battaglia con il demone che si era impadronito di lui e nelle cui braccia è facilissimo ricadere. È intitolata Habit (Abitudine/ Dipendenza) ed è molto difficile tradurla senza perderne le sfumature; pertanto la trascrivo in inglese:

As the crow flies


As the junkie persists

As the lives gradually improve

Whispering ourselves apart

Telling us to go one more time

One more time

One more time

How many do we know now that

Are dead from such a convincing statement

Poco dopo che Greg ha trasformato la sua condizione disagiata in opportunità di scrivere ha cominciato a recitare le sue poesie al Green Mill, uno dei locali di jazz di più raffinati di Chicago e al Sandbox Studio, una società di comunicazioni che lavora con artisti e istituzioni culturali. Ha creato un suo show chiamato Scene and Heard che tiene in una galleria d’arte in Grand Avenue e ha pubblicato il suo primo libro intitolato Artificial Horizon. A Chapbook of Poetry. Attualmente sta lavorando alla pubblicazione del suo secondo libro e si sostiene economicamente con la sua pensione di invalidità e con il denaro che guadagna dalle sue poesie. E pensa al futuro con speranza. «È un percorso molto lungo, ma mi sembra che al momento stia andando in salita». Good luck Greg, you deserve it!

 

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