Luca Fortis
Verso le elezioni al Cairo/1

L’Egitto che verrà

«Vincerà Al Sisi. Ed è un bene che vinca un "uomo forte", perché dovrà prendere decisioni molto impopolari» Parlano i commentatori politici Dora Abdel Razik e Nabil el Shoubashy

La situazione in Egitto si fa sempre più complessa, se da una parte la campagna elettorale presidenziale che vede contrapposti il generale Al Sisi e Hamdeen Sabbahi sembra svolgersi tranquillamente, e la sicurezza nel paese è migliore di come i media stranieri dicano, dall’altra la magistratura di primo grado prosegue con le sue spaventose sentenze di massa contro i Fratelli Musulmani che vengono condannati morte. I tribunali non hanno colpito solamente gli islamisti, ma anche il movimento rivoluzionario e laico Sei Aprile, che pur con pene molto più lievi, viene anche esso reso illegale.  Per ora tali sentenze, che creano nel lungo periodo gravi ferite nella nazione, sembrano però lasciare impassibile la maggioranza del popolo. Per capire gli umori del paese intervisto Dora Abdel Razik, 34 anni, giornalista franco-egiziana che da sette anni vive al Cairo e segue sia la politica interna sia il cinema e Nabil el Shoubashy, laureato alla Sorbona, che da anni presenta talk show e programmi culturali, figlio di Farida el Shoubashy, scrittrice e commentatrice televisiva di orientamento nasseriano molto amata nel Paese. Entrambi sono volti di Nile TV, la televisione pubblica egiziana che trasmette in inglese, francese ed ebraico.

In Europa si continua a pensare che sia pericoloso viaggiare in Egitto.

Nabil el ShoubashyNabil el Shoubashy: La situazione dal punto di vista della sicurezza è migliorata, non ci sono più stati grandi attentati. Gli egiziani continuano a vivere la loro vita. Dopo la bomba contro i turisti coreani qualche mese fa non è più accaduto nulla. Gli appelli a non recarsi in Egitto sono eccessivi. La situazione è calma dovunque, tranne nel nord del Sinai che per altro è la zona meno turistica della penisola. In passato ci sono stati attentati molto più grossi, come quelli a Sharm el Sheikh, ma i paesi europei non si comportarono in modo così allarmistico. Spesso ho l’impressione che i giornalisti descrivano un altro paese.

Il governo controlla il territorio?

Nabil el Shoubashy: Il problema in Egitto è che spesso si previene poco. Basta dire chiaramente di non andare nel Nord Sinai, ma  che resto del paese è sicuro. Meglio ammettere che ci sono dei problemi in alcune zone e dire andate nelle altre.

Dora Abdel Razik: I miei amici che vengono in Egitto rimangono sorpresi da quanto la situazione sia tranquilla e su come i media europei raccontino un altra storia. E’ ora di dire davvero come è la situazione. Il rischio di attentati per altro è più rivolto contro le forze dell’ordine egiziane. La bomba contro i turisti coreani è rimasta un caso isolato.

Nabil el Shoubashy: L’Egitto vive di turismo, se i Fratelli Musulmani colpissero questo settore perderebbero quel poco di consenso che ancora hanno.

Hanno ancora molto peso nella società? Dopo le drammatiche condanne a morte decise dal tribunale di primo grado egiziano di centinaia dei loro attivisti, decisione che ha portato a durissime condanne internazionali, il paese è sembrato impassibile.

Nabil el Shoubashy: Sono contrario a queste condanne a morte di massa, non credo comunque che alla fine verranno davvero eseguite. Il gran Muftì di Al Azhar ha già chiesto che i primi 529 casi che esaminato siano in grandissima parte commutati in ergastolo. Ha però suggerito di confermare 37 condanne. Spero che alla fine siano riviste tutte le sentenze senza che avvenga alcuna esecuzione. È difficile dire oggi quale sia ancora il peso che i Fratelli Musulmani hanno perché molti gli hanno voltato le spalle. Ma loro si sentono ancora una forza politica e sanno che perderanno sempre più consensi se tenteranno di distruggere l’economia del turismo, vogliono giocare ancora un ruolo e non cederanno alla tentazione di atti terroristici che possano danneggiare l’economia. Gli attentati che fanno sono contro le forze dell’ordine, ma non toccano gli stranieri.

Alcune persone di sinistra o liberali che prima erano per Al Sisi adesso non si dicono più certe che lo voteranno. Cosa ne pensate?

Nabil el Shoubashy: Io penso che Al Sisi vincerà con un ampia maggioranza e sarà un bene perché dovrà prendere delle decisioni impopolari. L’altro candidato alle presidenziali, Hamdeen Sabbahi, fa dei calcoli aritmetici. Alle vecchie elezioni prese qualche milione di voti e pensa di poterli sommare a quelli degli islamici che non vogliono Al Sisi al potere. Ma penso che sbagli i calcoli perché molti di quelli che lo votarono questa volta sceglieranno il generale.

Dora Abdel RazikDora Abdel Razik: Al Sisi vincerà facilmente. Ha un sostegno molto forte perché percepito come salvatore della patria da moltissimi egiziani. Però saper governare bene è un altra cosa, si vedrà dopo il voto se ne sarà capace. L’ex ministro della difesa ha convinto molte persone che con lui l’Egitto avrà più sicurezza e istituzioni post rivoluzionarie finalmente stabili. Personalmente, alle ultime elezioni votai per Sabbahi, ma, come molti, sono delusa da lui perché pur di vincere fa l’occhiolino agli islamisti.

Non c’è il rischio che Al Sisi si trasformi in nuovo dittatore?

Dora Abdel Razik: Non si può escludere completamente, ma non credo che questo avverrà. Anche perché c’è una costituzione che impedisce più di due mandati presidenziali.

Non è una sconfitta per i rivoluzionari non aver saputo creare un nuova classe politica e doversi affidare di nuovo ai militari?

Dora Abdel Razik: Molti rivoluzionari non si sentono vicini né ad Al Sisi né ai i Fratelli Musulmani, ma sono immaturi politicamente .

La politica della magistratura contro il movimento rivoluzionario laico 6 Aprile non rischia di indebolire Al Sisi?

Dora Abdel Razik: Io penso che la messa al bando del movimento sia un errore, anche se non concordo con le loro idee e ho forti dubbi sui finanziamenti che ricevono, ma la questione non sposterà troppi voti. Il problema è che i rivoluzionari laici hanno vinto perché il popolo li ha seguiti, adesso non li comprendono più perché li vedono come degli anarchici e la gente vuole sicurezza economica e istituzionale. Il popolo pensa che non abbiano proposte politiche capaci di ricreare un nuovo ordine. Al Sisi è l’unico che per ora riesce ad unire gente comune e molta dell’intellighenzia. È un asso piglia tutto. Avrà il voto sia di chi non ha fatto la rivoluzione, sia di molti che l’hanno fatta. Oggi tutti li investimenti fatti nel paese gli fa l’esercito e questo attira la simpatia della gente.

Molti liberali denunciano che tanti loro attivisti vengono arrestati. Non vi è un rischio che la costituzione da poco approvata non venga applicata?

Dora Abdel Razik: Ci voleva una legge per mettere dei paletti alle manifestazioni come avviene in tutta Europa, ma certamente la polizia non sa ancora come interagire con la popolazione e spesso ci sono abusi.

Nabil el Shoubashy: La polizia ha goduto dell’immunità per moltissimo tempo e spesso è violenta. Passera del tempo prima che impari a rispettare essa stessa la legge. Esiste una polizia sana e una corrotta e violenta come in tanti paesi nel mondo. Il problema è questo. C’è una tendenza fascista in alcune frange delle forze dell’ordine.

Come fare ripartire l’economia? Se ne parla alle elezioni?

Nabil el Shoubashy: L’economia è tenuta in vita dai paesi del golfo che sanno che l’Egitto è troppo importante per la loro sicurezza. Questi governi hanno fiducia solamente in Al Sisi e lo sostengono a spada tratta. Ma questa situazione non può durare in eterno. Il generale ha comunque chiarito che gli egiziani devono tornare a lavorare. L’Egitto non produce più niente, è un paese da ricostruire di sana pianta. Dobbiamo ripartire dalle fabbriche e dall’agricoltura. Per esempio in passato eravamo un paese che produceva un ottimo cotone. Tutte le grandi imprese fatte da Nasser sono state distrutte, dobbiamo essere consapevoli di questa verità.

Ci sono piani per far arrivare capitali stranieri in Egitto?

Dora Abdel Razik: Fin quando non ci sarà stabilità politica i capitali non torneranno, si vedrà dopo le elezioni. Abbiamo comunque molti bravi economisti con le loro idee.

Molti paesi africani come Nigeria, Angola e Sud Africa crescono, l’Egitto ha una visione del suo ruolo in Africa?

Nabil el Shoubashy: L’Africa si è sentita un po’ abbandonata dall’Egitto, oggi per fortuna la situazione sta cambiando e il governo ha cominciato a mandare in tanti paesi africani ottimi ambasciatori. Per essere una potenza regionale bisogna essere presenti in Africa. Mubarak era un mediocre e ha lasciato l’Africa alla Libia, oggi si sono accorti dell’errore. Potenze come la Cina sono molto attente alle dinamiche africane, non possiamo non noi.

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