Pierre Chiartano
Lettera da Jakarta

Jakarta blues

La follia di Almayer ancora esiste ma, come ogni virus, ha cambiato aspetto. Ora si chiama corruzione e grande disparità sociale. Viaggio nel paese dove l'islamismo si gioca la sfida della democrazia

JAKARTA. «Macet, Macet… sorry, sorry» mi ripete il tassista della Blue Bird company mentre avanziamo lentamente nel traffico di Pondok Indah, diretti verso il centro di Jakarta. Megalopoli che stupisce, sorprende e poi ancora regala scorci che non ti aspetti, gentilezze che ti eri dimenticato e scrosci di pioggia improvvisi quanto brevi. In questa stagione un po’ tardiva. Il sole alto nel cielo indica il nord e spiega le oltre 18 ore di volo da Tunisi. Abbiamo oltrepassato l’equatore che taglia a metà l’isola di Sumatra, siamo “sotto” ma solo geograficamente, perché qui tutto racconta di un grande e improvviso sviluppo. Tutto nuovo, dai grandi centri commerciali, ai grattecieli del quartiere finanziario, alle vaste zone residenziali punteggiate di giardini che solitamente vedi nelle riviste. Alle aree dedicate ai servizi e allo sport. Non manca nulla. Sembra un paradiso e in gran parte lo è.

jakarta5L’Indonesia è ricca di tutto, non è soltanto la forza selvaggia della natura: vulcani, terremoti e tsunami. È una stratificazione di culture, tradizioni e lingue. Una società global ante litteram. Basterebbe prendere ad esempio la lingua, il bahasa. Trovi influenze che arrivano da ogni angolo della terra, arabe, olandesi, inglesi, latine, portoghesi tanto per citarne alcune. Si sente il fiato della città Stato di Singapore nello stile degli affari. Si fa tutto in grande, con un livello di efficienza che sorprende. È il piu popoloso paese musulmano dell’Asia. Ma ci sono anche hindu, cristiani e buddhisti. Sono 180 milioni sparsi su oltre duemila isole, quelle raccontate da Emilio Salgari che non vi aveva mai messo piede e da Joseph Conrad che aveva navigato lungo le coste del Kalimatan (Borneo). La follia di Almayer ancora esiste ma, come ogni virus, ha cambiato aspetto. Si è adattato a un nuovo ambiente. Ha abbandonato la giungla umida, ultima spiaggia per occidentali in disarmo e ha preso le sembianze della easy life che attrae migliaia di europei e australiani. Certo la corruzione è cosi diffusa da non essere ormai percepita da chi la commette come un reato. Tanto che la “odori” appena arrivi al Soukarno airport, per altri versi uno degli scali piu belli che abbia mai visto.

jakarta1Soukarno il presidente, padre fondatore dell’indipendenza del paese è stato una specie di Kemal Ataturk, musulmano, del Sud Est asiatico. Ha quindi cercato una terza via tra il secolarismo spinto dallo scontro bipolare, con la pressione sovietico sulle spalle, e la natura tradizionalmente moderata della popolazione con sentimenti religiosi declinati alla maniera subequatoriale. Senza frenesie. Certo, poi è arrivato l’attentato del 2002 a Bali, enclave a prevalenza hindu. Un fatto che ha cambiato questa percezione. Allora erano altri tempi e Soukarno è riuscito a dominare una situazione difficile, cercando di mantenere un accettabile livello di sovranità. Pagando in seguito un prezzo per aver aperto il governo alla sinistra radicale.

L’Indonesia è un paese dove forze armate e generali contano ancora, come in passato in Turchia. Oggi che il confronto acceso Mosca-Washington è stato sostituito da quello con Pechino, sempre in salsa atlantica, il paese deve prepararsi a tempi politicamente complicati. Per due ordini di motivi. Nel confronto Usa-Cina l’obiettivo primario degli americani è quello d’impedire che Pechino diventi una potenza marittima. Per fare ciò devono mantenere un controllo ferreo di tutti i choke point, cioé gli stretti da dove fluisce la maggior parte del commercio marittimo. Malacca è uno di questi. E devono frenare la diplomazia economica cinese nell’area e quella militare sull’Oceano. Pechino ha appena varato una sorta di partnership militare sudpacifica che ha coinvolto persino la tentennante India. Quello che si sta preparando nel futuro di tutto il Sudest asiatico è qualcosa di veramente complesso che non sfigurerebbe per nulla di fronte al periodo della guerra fredda.

jakarta3Il secondo punto è di ordine sociale e politico. Lo stato di degrado etico e morale del paese oltre ad essere ormai percepito come un problema da molti indonesiani, potrebbe diventare una prateria in cui far scorazzare il rinascimento islamico in versione salafita. Intendiamoci, parlo del salafismo teologico che promuove pace, tolleranza, morale pubblica e un ritorno alla via dei padri, come dicono loro. Ma essendo stato testimone delle esperienze tunisine, egiziane e siriane, non mi stupirei se il radicalismo violento non diventasse una delle tante pedine da giocare sullo scacchiere piu grande dello scontro sino-americano e su quello locale delle faide politiche.

Molto schematicamente è questa la cornice in cui inserire il clima della battaglia elettorale delle presidenziali di luglio. Precedute da una tornata politico-amministrativa che ha complicato ulteriormente il quadro. Fondamentalmente sono due i candidati in lizza. Grazie a una complessa legge elettorale che non permette a un partito che non raggiunga una certa soglia, 25 percento di voti o 20 percento di seggi, di poter esprimere una candidatura, sono state le coalizioni a dominare la scena.

Joko Widodo, meglio conosciuto come Jokowi era il candidato superfavorito. Usiamo il passato proprio per il responso non brillante delle politiche che lo ha, di fatto, indebolito, costringendolo ad alleanze fragili. Infatti proprio pochi giorni fa il fronte dei partiti d’ispirazione islamica ha ritirato l’appoggio alla sua candidatura. Poco convinti del programma o forse poco fiduciosi che Megawati Soukarnoputry (letteralmente la figlia di Soukarno) voglia allentare i fili del controllo sul proprio candidato. Già premier e leader del Partito democratico indonesiano per la lotta (PdP) Megawati fu costretta alle dimissioni a causa di uno scandalo e ha dovuto rinunciare a malincuore a una propria candidatura alle presidenziali del 9 luglio. Corruzione e scandali che stanno devastando il panorama politico del paese fino a lambire il presidente uscente. Il fronte politico musulmano è variegato con diverse formazioni, tra queste è il Pkb, Partito del risveglio nazionale che ha criticato Jokowi. Il governatore di Jakarta gode comunque di una forte popolarità soprattutto nella fascia sociale dei meno fortunati, di quelli che vivono senza Suv, aria condizionata e giardini immacolati.

jakarta2L’altro candidato in lizza, in grado di sfidare il governatore, è un ex generale, Prabowo Subianto che ha appena conquistato l’appoggio del secondo partito nazionale, il Golkar. È apprezzato dalle elite sia intellettuali sia finanziarie, comandante dell’esercito e delle forze speciali, nel 2009 era nel ticket delle presidenziali con Megawati. Aveva sposato una delle figlie di Suharto (il controverso successore di Soukarno) per poi diventare un apprezzato businessman visti anche gli ascendenti paterni: è figlio di un famoso economista. Ci sono ombre sulla funzione svolta da Prabowo durante i moti del 1998 causati dalla cirsi finanziaria, che portarono alle dimissioni di Suharto. Gente legata al Kopassus, un reparto speciale in passato comandato da Prabowo, pare abbia svolto un ruolo centrale nell’innesco dei disordini di piazza e in alcuni episodi di violenza. Per molti è l’uomo che può garantire stabilità al paese. Bisogna vedere a quale prezzo. Anche da queste parti la parola democrazia, anche se abbellisce il logo di due partiti, non sembra essere tanto di moda. Da ultimo Prabowo ha guadagnato anche l’endorsemente di Mohamed Mahfud ex ministro e giudice della Corte costituzionale. Per Jokowi dunque la strada sarà tutta in salita fino al 9 luglio.

Siamo arrivati col mio taxi azzurro a Senayan zona universitaria vicina al centro, con un grande parco e impianti sportivi. Il traffico ha smesso di procedere a passo di lumaca (pacet) e preparo le centomila rupie, poco piu di 5 euro, per pagare piu di un ora di corsa. Si fa per dire. Ma qui a Jakarta siamo sotto l’equatore, ogni frenesia va conservata per il tempo libero. Per parlare di calcio e del match Real-Atletico Madrid. Fa buio presto, alle sei del pomeriggio e, come dicono i poeti indonesiani, con la notte la luce della luna splende sugli aquitrini mentre gli uccelli volano lentamente verso i campi di riso. L’acqua, goccia dopo goccia, cade dalle foglie lisce e dalle orchidee di Bogor come sabbia nella clessidra. È il tempo di Jakarta.

Le fotografie sono di Pierre Chiartano

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