Antonella Marrone
Piccola guida alla lettura

Lettera sulla poesia

Due libri da non perdere: gli haiku di Marco Caporali e la raccolta di tutti i versi di Luciana Frezza. Due modi diversi di interpretare la realtà cercando di chiuderla nelle parole

Cara Lia, tu sai: non sono esperta di nulla, non ho più un lavoro e sono abbastanza superficiale ed effimera per scrivere di tutto. Per questo ho deciso di farti compagnia come posso, quando posso, scrivendoti di quello che scrivono altri e che magari vale la pena leggere, secondo il mio ombroso parere e la mia suscettibile parzialità.

Mi piacerebbe raccontarti di emozioni e di versi con quella pienezza assoluta di mezzi, e di verbi, che occorrono per parlare di poesia. Invece, lontana da idee coerenti, più vicina allo scombussolamento nel sentire che si festeggiano i cento anni della prima edizione de i Canti Orfici di Dino Campana mi viene da pensare alla lettura di Carmelo Bene, alla sua voce non narrante che grazie ai potenti mezzi tecnologici dell’oggi, si può riascoltare su Youtube. Da pensare a due libri usciti poco prima della fine dello scorso anno. Due bei libri di poesia che ti dico leggi. Ne avrai abbastanza per aspettare la mia prossima lettera.

marco caporaliIl primo è un piccolo libro, edito da Empiria, di Marco Caporali, tra massi erratici (costa 14 euro). I versi delle sue opere precedenti  (Il mondo all’aperto, 1991, premio Mondello Opera prima, Motivi Danesi, Alla fine del solco) mi hanno piano piano preparato, nel corso degli anni, a queste sue nuove “sculture” di parole. Dense e instabli, come massi erratici, come noi: pesanti, immutabili se non per i piccoli solchi che il tempo ci ha procurato e che hanno alterato le nostre origini,  eppure in perenne movimento, alla ricerca, più riflessiva da adulti, più furente da giovani. Marco Caporali insegna italiano e ai suoi studenti, racconta, fa sperimentare ogni forma di poesia. Va forte l’haiku in classe, sai. Pensa: così contemporaneo l’haiku che – per esprimermi come un giovane adolescente che abita nel mio palazzo – a twitter  “je spiccia casa”.

Così un giorno del 2008 ci si mette anche lui, Caporali, incerto e curioso, a progettare la propria vita poetica in pochi versi, tre per l’esattezza. Ma vince un premio, il premio Haiku, appunto, che lo porterà in Giappone. E da qui al ritorno, scriverà altri versi di tre versi che troverete in questo libro. Dimostrando che è possibile, al di là della lingua, narrare in tre righe una strada intima. Così: «Da un lato nebbia/ dall’altro si dirada/ ogni paura».

La sua poesia è terra e pietra, è geografia dettagliata tra sponde isole e mari. È quel soffio, esattamente questo: «Un soffio anima/ nel chiuso della stanza/ vite trascorse». Prova ad amare la poesia e amerai questo libro di Caporali. So dirti solamente questo, poi se vuoi, potrei andare oltre con le mie vaghe assonanze e bofonchiare Caproni e Penna e Montale. Ma il tempo stringe.

luciana frezzaL’altro libro è opera imponente, complessiva e definitiva. È un libro che raccoglie tutti i testi di Luciana Frezza (1926-1992) poetessa e traduttrice, donna-bambina-adolescente che ha percorso con una grande triste ironia, a volte sorridente a volte bruciante, tutto il suo tempo e tutto lo spazio della sua vita. In questo spazio che è quello dei fogli, dei taccuini, trovano posto i piccoli dettagli, dalla prima giovinezza, sino agli ultimi, estranei, giorni. Comunione col fuoco (lo pubblica Editori Riuniti, e costa 30 euro) è il titolo che lega le raccolte, è il nome di un fascicolo che conteneva un certo numero di inediti, trovato tra le sue carte.

Un volume voluminoso. Oltre 800 pagine di poesia drammaturgica, poesie che, mi viene da dire, esigono spettatori (ma non lo è forse tutta la poesia ad esigere spettatori? Insomma un giorno dovremmo parlare di questa cosa: intimità poetica e letture pubbliche. Escludo che facciano un Porta a Porta su questo tema, per cui toccherà sbrogliarcela da sole), sono dialoghi oltre che monologhi. Scrivendo scrivendo, Luciana Frezza incontra inevitabilmente i poeti da lei tradotti e amati, i più grandi poeti francesi, da Mallarmé ad Apollinaire. La sua ultima fatica, uscita postuma, è Tutte le poesie di Marcel Proust.

C’è molta famiglia in queste pagine: amati, amici, nonni, nipoti, figlie. Eppoi amiche: forti, solide. Il femminismo bello, accogliente, innovatore: la parte creativa del femminismo, quella che aiutava a prendere coscienza le donne più adulte (noi eravamo già ragazzette smaliziate), quelle che sì, dovevano “svegliarsi” e lo facevano  con stupore, con gioia con speranza. La libertà di essere se stesse rispetto ai doveri, rispetto alla società. La libertà dal senso di colpa di volere libertà.

Sono poesie lievi e minacciose, parole aggrappate all’antico ma a volte fatalmente “avanguardiste”, versi piroettanti, prose composte. Ovunque un senso di smarrimento. E alla fine, paura e depressione come ci acchiappa tante volte, crescendo, lo sai.

Ma per ricordare i bei momenti nostri e di tant* (mannaggia come è difficile oggi usare i femminili per essere corrette, che poi è inevitabile che ti dimenichi o ti stufi di cercare asterischi e cancelletti sulle tastiere) – di tant* come noi nella metà degli anni Settanta, leggiti questa poesia che Luciana Frezza dedicò a Dario Fo. E puoi dire: io c’ero: Chiesa-tenda (omaggio a Dario Fo). «Cristo fra gli spettatori/ ascoltava le sue storie/ da discolo pensando dopotutto/ se è un modo e col gomito/ faceva cadere apposta cataste di/ lattine vuote di birra».

E questo è tutto. Un saluto dalla tua amica!

Accanto al titolo, un’opera di Enrico Gallian

Facebooktwitterlinkedin