Maria Teresa Petti
Testimonianza da una cattedra mancata

L’inutile idonea

La scuola affoga nella burocrazia. Ecco la storia (vera) di un concorso sbagliato, mal gestito e totalmente superfluo. Perché la formazione ha perso ogni dignità, nella nostra società

È una donna, ha quarant’anni, due figli, due lauree in tasca. Umanistiche, s’intende, ma di quelle vecchio ordinamento, quelle vere, come ama definirle. È lo specchio dell’Italia di oggi. Si sente a tutti gli effetti media: media nelle aspirazioni, nella routine, nel disincanto. E come cittadina media è in crisi. Del resto ne parlano tutti. A trent’anni non era così: aveva un lavoro a tempo indeterminato, delle soddisfazioni e un buono stipendio. Poi le gravidanze e il licenziamento, perché la biblioteca dove lavorava (privata) chiudeva i battenti. Allora lei si dedica alla famiglia, lo fa con soddisfazione. Ma, seppure in casa, si sente come un cervello in fuga dal mondo del lavoro. Si arrangia, s’inventa lavori compatibili con la famiglia. Tra questi la scuola. Chi, fra i laureati in Lettere, almeno una volta nella vita, non ha pensato di poter insegnare? S’iscrive nelle graduatorie d’Istituto. Riesce a fare qualche supplenza.

Nel 2012 arriva il Concorso per l’insegnamento. L’ultimo era stato bandito tredici anni prima. Le sembra quasi un segnale. 326.459 iscritti per 11.542 posti in tutta Italia. Comincia un cammino di ben due anni, fatto di libri, bambini, studio. Per i test preselettivi si rimette a studiare la geometria, i problemi matematici, le sequenze logiche. Li supera, insieme ad altri circa 95.000 candidati. Passa allo scritto. E qui avviene l’inimmaginabile, per una che ama le sue materie: non risulta nella graduatoria degli ammessi alla prova orale! Ma Lei è una mediana, dicevamo, accetta la sconfitta e va avanti. L’unica curiosità che vuole togliersi è capire come sia stata giudicata. E chiede l’accesso agli atti. Passano mesi, nessuno le risponde. Finché le giunge una lettera del ministero con la quale risulterebbe essere stata inoltrata una procedura di esclusione dal concorso per mancanza di titoli. A quel punto la candidata vuole approfondire.

All’Usr Lazio, nel frattempo, scopre che in realtà lo scritto l’aveva passato, e che l’esclusione è una beffa (nella stessa situazione si trovano un centinaio di candidati). Intanto vengono svolte le prove orali. Fa ricorso, viene riammessa, sostiene l’orale e finalmente, avendo superato tutte le prove, risulta Idonea. Non vincitrice, perché il punteggio complessivo la fa rientrare in graduatoria, ma oltre il numero previsto per le assunzioni. A prima vista sembrerebbe un bel traguardo. Ma il fatto è che, contrariamente a quanto si possa immaginare, la sua idoneità sarà ignorata. Non solo non avrà la cosiddetta “abilitazione” all’insegnamento (cosa che invece è accaduta per tutti gli altri concorsi), ma non sarà nemmeno inserita nelle graduatorie di merito. Resterà cioè del tutto invisibile per la scuola italiana.

In questi giorni il Ministro Maria Chiara Carrozza sta rincarando la dose, lasciando capire che la procedura per un nuovo concorso è già in fase di lavorazione. Dunque lo stato italiano, dopo aver atteso 13 anni per bandire un concorso, dopo aver speso un sacco di soldi per farlo, dopo aver commesso diversi errori nel lanciare il bando (e aver perso i relativi ricorsi), di fatto azzera tutto e si prepara a bandire un nuovo concorso. Idonea, da pochi mesi, ma già scaduta? Lei, quarantenne media, stavolta non si arrende. Se deve essere lo specchio dell’Italia media, lo sarà fino in fondo: manifesterà, scriverà, si rivolgerà ai giornali perché questa è l’Italia, ma lei è stanca. Stanca di essere invisibile.

Il 28 Febbraio manifesterà insieme agli altri 17.671 Idonei a Roma davanti al Miur e davanti alla Camera dei Deputati, per difendere la scuola e il merito.

Facebooktwitterlinkedin