Silvio Perrella
Storia di una strana amicizia

Il questore e lo scrittore

Ritratto di un "funzionario dello Stato" atipico, Perché è stato tra i pochi funzionari ad avere... il senso dello Stato: Luigi Merolla, ex questore di Napoli

Se si eccettua il caso di Antonio Pizzuto, che svolse entrambe le professioni, non credo sia usuale che un questore e uno scrittore diventino amici. A me è successo con Luigi Merolla, che è stato questore della città di Napoli negli ultimi anni e che ha dopo lasciato la città per un incarico più importante in vista della meritata pensione.

Ma com’ è nata quest’amicizia? L’ultimo anno in cui mi sono occupato della Fondazione Premio Napoli, gli avevamo mandato il programma del Premio che, seguendo una formula territoriale di esplorazione dei quartieri della Città, si svolgeva ai Miracoli.

Lui rispose con una lettera nella quale raccontava di essere nato proprio in quel quartiere. Non solo, diceva di essere un lettore dei miei libri, e soprattutto di Giùnapoli.

Nella lettera erano indicati i suoi recapiti telefonici. Lo chiamai subito, e ne nacque una bellissima e soprendente conversazione. Scoprii che si trattava di un uomo colto – in seguito mi rivelò la sua passione per l’opera di Raffaele La Capria – che aveva a cuore le sorti della sua città. Tutto il contrario di quel che in genere si pensa delle persone che si occupano dell’ordine pubblico, avendone soprattutto una vera cognizione di causa. Abbiamo un’idea dello Stato come un colabrodo che fa acqua da tutte le parti. E in parte credo che si proprio così. Però ci sono persone che sanno tenerne alta la dignità.

Col tempo, senza mai frequentarci in privato, ma sempre rinnovando la nostra amicizia ad ogni incontro pubblico, e scrivendoci di tanto in tanto, ho scoperto che Luigi Merolla è una di queste persone. Mi ha sempre colpito la sua disponibilità all’ascolto, la sua curiosità, oltre all’eleganza con la quale ha interpretato il suo ruolo pubblico.

Il ricordo più bello riguarda la salita Miradois, nel cuore dei Miracoli. Eravamo andati all’Osservatorio Astronomico a piedi, congiungendo via Foria e la collina di Capodimonte in pochi e splendidi minuti di passeggiata. La porticina che in genere nega l’ascesa era stata aperta per noi dal direttore dell’Osservatorio.  Volevamo dimostare come le vie verticali della città – fatte di gradini, gradoni, pedamentine e petrai – ne costituiscano la sintassi segreta. E come invece siano dimenticate e poco usate.

La manifestazione si svolgeva in un bell’auditorium, vicino agli strumenti di osservazione del cielo. Ed ecco che arrivò il Questore. Lo avevamo invitato a ridiscendere la collina con noi, dopo il tramonto.

Quella discesa resta per me memorabile. Un fiume di persone affrontò le scale di un luogo che in genere si sospetta sia pericoloso, e perdipiù quasi di notte. Le persone del quartiere si godevano quello strano corteo, e non potevano non notare che in prima fila c’era il questore. Lo stupore si mescolava all’orgoglio.

Faceva un certo effetto vedere lo Stato rappresentato con tanta semplicità, e che competenza nel descrivere vie e vicoli, palazzi e chiese; che duetti con Italo Ferraro, l’autore dell’Atlante della Città storica!

Da allora, anche dopo le mie dimissioni da presidente della Fondazione Premio Napoli, l’attenzione di Luigi Merolla per quel che andavo scrivendo è stata costante. E devo dire che saperlo alla guida della Questura di Napoli mi faceva più tranquillo. Le mie passeggiate notturne in luoghi ritenuti pericolissimi le facevo a cuor più leggero.

È chiaro che al nuovo Questore non si può non augurare un buon lavoro; ma, lasciatemelo dire, il congedo di Merolla lascia quella malinconia che sempre si avverte quando si perde qualcosa o qualcuno d’importante.

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