Alessandro Boschi
Visioni contromano

Il film dei film

Una girandola di citazioni; una storia esemplare fatta di cattiveria, furbizia e vanità; un carosello di rimandi tematici alla storia del cinema, un'avventura fulminante guidata con mano fermissima: è "The wolf of Wall street” di Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio

Sapete perché siamo convinti che The wolf of Wall street di Martin Scorsese sia un grande film? Perché noi, oltre al grande film che ci abbiamo visto e che quasi tutti ci hanno visto, ci abbiamo visto anche film totalmente altri, citati più o meno consapevolmente come solo un genio come Martin Scorsese può più o meno consapevolmente citare. Ci abbiamo visto ad esempio, forse per quel fenomeno di induzione elettrostatica che permette la trasmissione di effetti dallo schermo alla platea senza bisogno di contatto, una citazione di Titanic e una di  Una notte da leoni. A che punto del film, dovrete scoprirlo da voi andandolo a vedere… Non che questa pellicola abbia bisogno di bizzarri incentivi: il film di Scorsese è notevole sia che ne vogliate parlare male sia che ne vogliate parlare bene. Insomma, non vi lascerà indifferenti.

The wolf of Wall street è, già dal titolo, una allitterazione cinematografica. È un continuo progredire con velocità esponenziale nella vita e nel conto corrente del protagonista Jordan Belfort, broker nevrotico e dopato attraverso la coazione a ripetere costituita dalla truffa ai danni del prossimo con conseguente accumulo di patrimoni spropositati. Il tutto condito da sesso e amicizia. Che amicizia e sesso però non sono. Talmente esasperata dal ritmo è la vita dei protagonisti che qualsiasi riferimento umano o più o meno esistenziale in questo film è del tutto subordinato. Anche alla regia, che anzi non manca di far strisciare come un verme (letteralmente) il protagonista.

martin scorseseA Scorsese non interessa accostarsi al personaggio, approfondirne la conoscenza, perché Jordan Belfort è esattamente quello che è, e che scopre di essere fin dal primo incontro con quello che diventerà in pochi minuti il mentore di una intera vita: Mark Hanna interpretato da Matthew McConaughey, il primo broker di una certa levatura che Jordan incontra. Il protagonista di tante sciocche commediole ha poche scene per dimostrare un incredibile (e in parte inaspettato) talento. È il suo personaggio che dà al giovane senza scrupoli i primi rudimenti che egli poi provvederà a esaltare in una spirale di corruzione senza fine, di una vita fuori giri, molto di più di una vita al massimo.

L’operazione di Scorsese è talmente vasta da renderne quasi impossibile una trattazione razionale, schematica. Tre ore di continui rimandi al cinema e alla letteratura. Jordan Belfort è il Lenny Bruce della finanza: entrambi afflitti dall’impossibilità di fermarsi pur sapendo che quella sensazione di impunità costerà loro una brutta fine. Quando sembra che tutto stia per finire e al protagonista si presenta una via d’uscita per non affrontare la prigione, sarà proprio la sua vanità, droga altrettanto potente, a impedirglielo. E pur di non deludere i suoi impiegati virerà verso la sconfitta, ma con le armi in mano.

the wolf of wall street2Ma questo di Lenny Bruce è solo uno dei paragoni che ci vengono in mente. A dire la verità c’è anche un po’ de L’ultima battuta, la commedia con Sally Field e Tom Hanks,  se non altro per quella splendida battuta, appunto, recitata, ci pare, nel finale: «Sai qual è il più grande attore della storia? Sansone, perché ha fatto venire giù il locale». Ecco, Jordan Belfort, al quale Leonardo DiCaprio ha dato più di tutto se stesso, è un novello Sansone, che pur di non arrendersi muore sotto le macerie di se stesso e del mondo che ha creato. Molti anche i richiami scenografici. Alcune scene, ad esempio quelle negli uffici della Stratton Oakmond richiamano quelle di altri film della commedia sofisticata americana.

Non prendeteci per pazzi ma ci abbiamo pure visto gli uffici di C.C. Baxter, magnifico protagonista de L’appartamento di Billy Wilder. Al tempo stesso, The wolf of Wall Street è anche un quadro, di quelli che non capisci se sono giusti o appesi al contrario. Diciamo un Pollock. Solo molto più magnificamente disordinato.

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