Ilaria Palomba
A proposito di “Sushi pin-up”

Fiabe e fantasmi

I racconti di Luigi Annibaldi nascono come favole e finiscono per essere apologhi fantastici. Un modo per trasfigurare la realtà attraverso la letteratura e le parole

Un libro per tutti e per nessuno era il sottotitolo del Così parlò Zarathustra di Nietzsche. Per tutti perché sarebbe servito per un’umanità futura, per nessuno perché nel suo presente il filosofo prevedeva (non a torto) di non essere compreso. Un libro per tutti e per nessuno si potrebbe dire, per motivi differenti, anche della raccolta di racconti Sushi pin-up di Luigi Annibaldi edita da Omero Editore. Per tutti poiché la semplicità tagliente e diretta della lingua di Annibaldi è in grado di raggiungere davvero tutti, per nessuno poiché non basta fermarsi alle apparenze. Se leggi un racconto di Annibaldi e non sei ferrato per il fantastico, di primo impatto rischi di confonderlo con una fiaba. Ne leggi un secondo e magari ci trovi qualcosa di più inquietante, scorgendo anche un fil-rouge che lo colleghi al primo. Ne leggi un terzo e devi assolutamente mettere in discussione tutto quel che hai pensato leggendo il primo.

Apparentemente semplici, i flash fiction di Luigi Annibaldi, implicano una comprensione per gradi. Trattano quasi tutti di ossessioni e pur essendo pervasi da intrinseca ironia sono in realtà piccole tragedie, possiedono la struttura della tragedia greca per cui tutto quello che un personaggio può fare per uscire dall’ossessione ne peggiora gli effetti. Si ricollegano alla tradizione del fantastico di Kafka, Daniil Charms e Calvino, passando per le suggestioni del contemporaneo Etgar Keret. Non nascono da sogni ma da momenti reali e autobiografici della vita dell’autore che sono poi anche le assurdità del quotidiano, ciò che ferisce o spiazza o non si comprende, viene qui compreso a livello narrativo e metaforico. Sono riflessioni archetipiche sull’umano, sul bene e il male nella vita quotidiana, sugli equilibri esistenziali. Il Piccolo me, per esempio è un tao, un racconto sulla cattiveria ma ancor più su quanto il bene possa essere, e sia in realtà, più crudele del male. L’ultimo racconto, Torno subito, è un apologo ma anche una lezione morale, e non moralistica, sul valore dell’alternarsi tra vita e morte e sulla necessaria finitudine dell’uomo, cosa che da sempre l’umano cerca invano di superare.

Annibaldi ha iniziato a scrivere questo libro nel 2006 e l’ha concluso pochi mesi fa. C’è un’attenzione millimetrica alle parole poiché in racconti lunghi una pagina o poco più è chiaro che è il peso stesso di ogni parola a reggere la storia, basta una parola fuori posto e cambia il senso e il valore stesso del racconto. Ci sono anche racconti con slanci sperimentalistici come “Mentine”, che assume toni futuristi, La spanatura delle zezze e Come sorpalicare il confine del bravo sgherro sono costruiti con la tecnica del grammelot che consiste nell’invenzione di neologismi che siano però riconducibili a un senso comune e dunque comprensibili per un lettore. Il racconto che dà il titolo alla raccolta Sushi pin-up è una metafora dell’incomprensione nel rapporto di coppia, ne è stato tratto un cortometraggio girato da Lucia Pappalardo e prodotto da Omero, che ha vinto il festival “L’altro corto” e il festival “Campo Lungo”.

In ultimo è degna di nota l’eleganza minimale delle nuove copertine di narrativa di Omero, la copertina di Sushi pin up presenta un disegno che riprende proprio l’incipit del racconto che dà il nome alla raccolta. «Il cameriere mi portò un piatto con una piccola donna in posa da pin-up. Aveva un vestitino di alghe ed era sdraiata su un letto di riso e verdure. Lei mi guardava ammiccante e io con le bacchette in mano non sapevo da dove cominciare».

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