Erminia Pellecchia
Al Casoria Contemporary Art Museum

Ecco porno-Pompei

La vita delle sculture e dei dipinti erotici di Pompei è costellata di censure e pruderie. Ora quelle opere rivivono (ritoccate e abitate da artisti contemporanei) in una mostra in pieno spirito postmoderno

«Vietato ai minori di 14 anni se non accompagnati»: è il cartello che confina ad una visione adulta la scultura di Pan che si accoppia con una capra, tra gli oltre 450 reperti esposti al British Museum nell’ambito della mostra kolossal Life and Death: Pompeii and Herculaneum, che si è chiusa il 29 settembre con un boom di presenze ed un incasso di 11 milioni di euro. E che fa prevedere grande successo di cassetta anche per il docufilm tridimensionale del regista John Rooney, prodotto dal museo londinese e nelle nostre sale cinematografiche oggi e domani grazie alla versatile distribuzione di Microcinema.

Il gruppo marmoreo del I secolo a. C., rinvenuto nel 1752 nella Villa dei Papiri di Ercolano, è il simbolo per eccellenza del proibizionismo che ha accompagnato tre secoli di storia del Gabinetto segreto del Museo archeologico di Napoli: una raccolta dell’ars amatoria al tempo dei romani, composta da dipinti, sculture e ceramiche, considerata oscena e murata, affinché «se ne disperdesse per sempre la memoria», fino all’arrivo di Garibaldi che tolse i veti, concedendo all’allora direttore del museo, Giuseppe Fiorelli, di pubblicare il catalogo della “Collezione pornografica”. Poi il governo sabaudo mise di nuovo le mutande ai reperti licenziosi e il nucleo scomodo, tra alterne vicende, rimase segregato fino al 1967 con la finta riapertura seguita dall’immediata chiusura per lavori di restauro. Solo una quindicina di anni fa il via libera con la possibilità di ammirare – rigorosamente ad accesso limitato – quegli oggetti erotici di 2000 anni fa, che hanno creato il mito, duro da morire, di una Pompei depravata con abitanti pronti ad abbandonarsi ad ogni tipo di degenerazione sessuale sull’onda epicurea del “godi fin che puoi”, eleggendo ad icona il bassorilievo realistico di un fallo sormontato dalla scritta “Hic habitat felicitas”.

ErotiCAM_Gabinetto Segreto II_Picture with erotic scene_Patrik GerdenitsE se la pruderie inglese ci fa sorridere, c’è da dire, però, che la censura usa ancora le sue forbici ai giorni nostri di fronte ad operazioni ritenute, a torto o a ragione, hot, anche se in qualche modo contribuiscono a sponsorizzare il nome di una Pompei, patrimonio dell’umanità, che crolla su se stessa, uccisa più dalla burocrazia che dalle difficoltà, soprattutto economiche, di scavo, restauro e manutenzione. È il caso della mostra “Gabinetto segreto II”, ideata dal collettivo viennese Team[:]niel, alias Veronika Bayer e i coniugi Claudia & Daniel Feyerl, bocciata dalla Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Napoli e Pompei, perché «non rientra tra le abituali attività di tutela e valorizzazione».

Ad adottare, invece, il progetto, con il quale il trio artistico austriaco, attraverso la sostituzione fotografica dei personaggi, vuole attualizzare il contenuto dei reperti hard delle città sepolte dal Vesuvio, è stato il Casoria Contemporary Art Museum, da sempre, nelle intenzioni del suo creatore Antonio Manfredi, «un museo politicamente scorretto, teso ad infrangere le regole per ridisegnare nuovi equilibri nel mondo dell’arte». Così, a sette chilometri da Napoli, dal 28 novembre al 15 gennaio, andrà in scena ErotiCam, il provocatorio allestimento di 25 “quadri” a luci rosse in cui le rappresentazioni più celebri delle stanze scandalo dell’Archeologico vedono come protagonisti senza veli personaggi noti come il padre della pillola anticoncezionale Carl Djerassi. Il chimico è ritratto in un amplesso fotoritoccato da un affresco di un lupanare, mentre il dio-satiro dalle pulsioni animalesche ha il volto di Daniel Feyert e lo stesso Manfredi si trasforma nell’aitante Polifemo che amoreggia con Galatea mutuato dalla pittura parietale proveniente dalla Casa della Caccia antica di Pompei.

ErotiCAM Gabinetto Segreto II_Marble relief with Erotic scene_Veronika BayerComplici di questo gioco del doppio tra antico e contemporaneo sono anche l’”azionista” Hermann Nitsch che cavalca un mulo itifallico e la performer Betty Bee che ironicamente presta il sinuoso corpo al malizioso ermafrodito che stuzzica Pan della Casa dei Dioscuri. A mettersi a nudo ancora sono Manuel Werner Brauer, Alberto Del Genio, Mauro Paparo Filomarino, Tone Flink, Patrick Gerdenits, Petra Holasek, Caterina Flor Gumpel, Patricia Iosif, Lorena, Marialaura Matthey, Conchita Wurst, Ronald Zotti, Pluto Pompom e Anonymous beauty. Attore è essenzialmente il pubblico chiamato ad interagire con le opere d’arte trasformate da oggetto culturale a sessuale ed invitato a lasciare un commento scritto sulle immagini modificate. Spettacolarità, sconcerto, stupore. «Il corpo è sempre stato al centro dell’interesse artistico – dice Manfredi – ma il fine e le modalità sono cambiate attraverso le epoche, ecco perché io stesso, insieme ad altri artisti internazionali, ho voluto dare la mia adesione all’iniziativa. La vera arte è eterna. Quella che ci arriva dal passato, come nel caso dei soggetti erotici di Pompei ed Ercolano, non ha perso la sua valenza estetica e sociale, e, nel dialogo con la contemporaneità, stimola l’immaginazione, la riflessione, la comprensione».

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