Luca Fortis
La rivoluzione "lunga"/1

Gli occhi sul Cairo

Come hanno raccontato la crisi egiziana i media occidentali? In quali trappole sono caduti? Rispondono due giornalisti televisivi: "Hanno sovrapposto il potere al popolo. Ma qui non è così!"

Mi sveglio tardi, corro perché devo andare a Nile Tv, dove sono ospite di un talk show della televisione pubblica egiziana. Il figlio di Farida Shoubashy, Nabil è giornalista per il canale egiziano internazionale e mi ha chiesto di intervistarmi per un confronto su come i media stranieri hanno parlato dell’Egitto. Nile Tv per l’estero è un canale trasmesso in inglese, francese e ebraico. Arrivo appena in tempo per l’inizio del programma, che ha come presentatrice anche la giornalista Dora Abdel Razik. Dopo una mezz’ora di diretta è il mio turno di intervistarli.

La destituzione di Morsi è un colpo di stato?

Nabil Shoubashy: La maggioranza degli egiziani ha pensato che i media stranieri abbiano rappresentato i fatti in modo superficiale e che non siano andati indietro nel tempo per capire davvero cosa fosse accaduto. Hanno rappresentato quei giorni storici in maniera semplicistica. La loro versione è stata che un presidente eletto democraticamente è stato dimissionato e arrestato. Si è vero, Morsi è stato eletto, ma bisogna vedere come. Agli occhi del popolo la sua elezione ha rappresentato un arresto del processo rivoluzionario. Ecco perché il paese si è trovato diviso due fronti, uno rivoluzionario e uno anti-rivoluzionario. Quando è stato eletto, Morsi non parlava di Islam ed era facilitato dal fatto che aveva contro Ahmed Shafiq, esponente del vecchio regime. Inoltre i Fratelli Musulmani hanno intimidito i cristiani impedendo a molti di loro di andare a votare nei villaggi e hanno comprato i voti di molti poveri. Infine, Morsi ha vinto solamente con il 50 per cento e con una affluenza elettorale del 30 per cento. Arrivati al potere non hanno fatto nulla di positivo per il paese. Hanno occupato tutti i posti che contano e lasciato agli altri ministeri come quello dello Sport e del Turismo per dare uno specchietto delle allodole agli occidentali. Tranne polizia e forze armate che, per tradizione in Egitto esprimono i loro ministri, tutto il resto è stato messo sotto il loro stretto controllo. Io poi sono rimasto scioccato da come i media hanno parlato poco di quando Morsi ha tentato di passare la legge che metteva le sue decisioni al di sopra del sistema giudiziario. Nessuno avrebbe più potuto opporsi al suo volere, nemmeno se incostituzionale, perfino per la nuova legge suprema voluta dai Fratelli Musulmani contro il volere di tre quarti del paese. Da quel momento per il popolo è diventato illegittimo. Tutto era pronto per una dittatura peggiore di quella di Mubarak. Gli Egiziani sono rimasti sconvolti da come nessun media occidentale ha raccontato questo.

La legge nelle democrazie occidentali regola la democrazia e se un presidente va contro la legge viene destituito, ma in Egitto si è andati al volto presidenziale senza la nuova costituzione che è stata poi fatta in solitudine dai Fratelli Musulmani.

Nabil Shoubashy: Quando Hamas vinse le elezioni gli occidentali non si sono fatti alcun problema a boicottarla e sospendere gli aiuti perché era contro i loro interessi, ma qui hanno fatto l’opposto.

Dora Abdel Razik: Mi ha colpito molto come gli occidentali hanno dipinto “diabolico” l’esercito. Non siamo tornati al regime di prima: quello che è accaduto era solamente l’ultima chance di salvarci. L’esercito ha tentato di dialogare con Morsi, ma lui ha rifiutato di moderare le sue politiche e di aprire il governo. I Fratelli non hanno voluto ascoltare quello che pensavano gli egiziani e rispettare la loro natura. L’esercito si è mosso per altro solo dopo decisioni del potere giudiziario e oggi è uno strumento fondamentale per fermare il disastro della violenza nel Sinai

I media egiziani sono liberi?

Dora Abdel Razik: Sotto Mubarak eravamo obbligati a dire quello che voleva il regime, per questo non c’è stata copertura della rivoluzione. Dopo la sua caduta per qualche mese vi è stato un periodo di libertà. Durante la presidenza Morsi si è tornati indietro, ma c’è stato comunque qualche spazio di libertà.

Si sono sbagliati molti governi occidentali quando pensavano che la democratizzazione dell’Islam politico avrebbe inserito questi partiti nel sistema, sottraendoli dal terrorismo?

Dora Abdel Razik: Non capisco come gli occidentali siano cascati in un trappola del genere. Tutta la loro storia parla per loro. Hanno sempre detto che la democrazia è male ed ora sono per strada a dire che stanno difendendo la democrazia.

Nabil Shoubashy: Negli Usa i discorsi più realistici li sta facendo la Fox News, ma li fa solamente in funzione anti Obama. I media occidentali non si sono chiesti perché il 70 per cento degli egiziani sono con i militari pur non essendo per nulla violenti. Oggi il popolo chiede sicurezza, vedere una città che non dome mai come il Cairo sotto il copri fuoco è davvero strano eppure la gente è favorevole a questo provvedimento. Secondo me da parte americana c’era una volontà politica di essere vicini all’Islam conservatore. I fratelli dicevano al popolo che loro erano per la causa palestinese e agli americani che erano gli unici a potere gestire Hamas; ed è per questa loro capacità di apparire agli occhi del popolo come i migliori amici dei palestinesi e a quelli di Washington come coloro che potevano controllare Hamas che gli americani li hanno sostenuti. Il grande problema dell’Egitto è che tutti i politici sono convinti di essere lì grazie agli Stati Uniti. Ci sono due cose che interessano l’America: la sicurezza di Israele e che l’Egitto sia un paese satellite. Su queste due cose i Fratelli Musulmani hanno dato tutte le garanzie. Ma l’intelligenza politica sta nell’essere alleati senza essere schiavi. Siamo un paese strategico e se non ci sosteranno gli Usa ci sono altri due o tre paesi che lo faranno senza renderci loro servi. Gli Stati Uniti ci danno un miliardo e 300 mila milioni all’anno a seguito dell’accordo di Camp David, ma trovo che il prezzo che il paese paga per questo aiuto sia davvero eccessivo perché ci toglie indipendenza politica e oltretutto usiamo i soldi per pagare armi americane, creando più che altro un beneficio per la loro industria bellica. Serve una vera indipendenza. 

1. Continua

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