Enrica Rosso
Al Chiostro del Bramante

Intorno a Cleopatra

Focus sui rapporti tra la mitica regina d'Egitto e Roma. Nella mostra a lei dedicata che attraverso i 180 capolavori arrivati dai più prestigiosi musei del mondo riesce a incantare lungo tutto il ricchissimo percorso espositivo

Dopo 13 anni Roma ospita di bel nuovo la più famosa regina dell’antichità. Il già sublime Chiostro del Bramante si inorgoglisce di 180 pezzi provenienti dai più prestigiosi musei del mondo per rendere giustizia a Cleopatra VII Thea Philopatore, in arte soltanto Cleopatra. La mostra archeologica Cleopatra, Roma e l’incantesimo dell’Egitto (fino al 2 febbraio 2014, info www.mostracleopatra.it) è curata con passione (come già la precedente dedicata a Giulio Cesare) da Giovanni Gentili e per la prima volta approfondisce il rapporto tra Cleopatra e Roma.

Florence Lawrence, Gianna Terribili Gonzales, Theda Bara, Claudette Colbert, Vivien Leigh, Rhonda Fleming, Linda Cristal, Elisabeth Taylor, Magali Noel, Janet Suzman, Leonor Varela, Monica Bellucci, uno stuolo di splendide splendenti al servizio di un’idea: incarnare la regina delle regine. Il Bardo la stigmatizzò come una magnifica, iraconda, lussuriosa traditrice, facendola poi così descrivere da Enobardo luogotenente di Antonio: «L’età non può appassirla, né l’abitudine rendere insipida la sua varietà infinita: le altre donne saziano i desideri che esse alimentano, ma ella affama di sé laddove più si prodiga: poiché le cose più vili acquistano grazia in lei, così che i sacerdoti santi la benedicono nella sua lussuria».

Braccialei CleoDi contro George Bernard Shaw volle raccontarla come una fanciullina svampita, giuliva e decisamente ciarliera cui basta un solo atto per gettarsi tra le braccia del cinquantenne Giulio Cesare. Dante la installò senz’altro nel girone dei dannati, da quel giorno diventato richiestissimo. Comunque Femme fatale, dunque bellissima. Dentro forse, ma certamente fuori no, se vogliamo fidarci di Plutarco: «A quanto dicono la sua bellezza in sé non era del tutto incomparabile, né tale da colpire chi la guardava. Ma la sua conversazione aveva un fascino irresistibile, e da un lato il suo aspetto, insieme alla seduzione della parola, dall’altro il temperamento… erano come un pungiglione penetrante. Dolce era il suono della sua voce quando parlava; e piegava facilmente la lingua, come uno strumento musicale dalle molte corde, all’idioma che usava. Pochissimi erano i barbari con i quali trattava mediante un interprete. Alla maggior parte rispondeva direttamente, ed erano Etiopi, Trogloditi, Ebrei, Arabi, Siri, Medi e Parti. Dicono che conoscesse anche la lingua di molti altri popoli, mentre i re precedenti non si erano curati di apprendere l’egiziano e alcuni avevano dimenticato pure il macedone».

E ancora: del celeberrimo profilo, tanto decantato (persino nell’esilarante lungometraggio di Asterix e Cleopatra, il film di animazione tratto dal fumetto di René Goscinny e Albert Uderzo, Asterix in visione nella zona esterna al piano terra, sotto il colonnato) non v’è notizia certa. Di fatto le uniche teste che la ritraggono sono prive di naso. Una in marmo, della dimensione di un uovo d’oca, risalente alla seconda metà del I secolo a.C. proviene dai Musei Vaticani, l’altra sempre in marmo, ma quasi a grandezza naturale, datata 33-30 a.C. circa arriva dal Cairo, dalla collezione privata di Maurice Nahman da cui prende il nome. Ci si potrebbe però rifare a una terza testa, ancora in marmo bianco: siamo tra il 40-37 a.C. e ci riferiamo al ritratto di Ottavia, sorella di Ottaviano e moglie di Antonio, in corso di rielaborazione come Cleopatra.

Scena CleoIl percorso espositivo, ricchissimo, sbalordisce per l’entusiasmante bellezza. Impossibile trattenere la meraviglia di fronte a questi capolavori assoluti. Nove le sezioni in cui si sviluppa: Cleopatra. L’ultima regina d’Egitto; La terra del Nilo; I sovrani ellenistici; Gli dei e il sacro nell’Egitto tolemaico; Le arti; I protagonisti, le vicende; Cleopatra e Roma; L’Egittomania; Nuovi culti a Roma; Roma conquistata: i nuovi faraoni. Ogni sala si apre ai suoi tesori superbamente illuminati (evviva!) che sembrano scaturire dalla penombra, ognuno con una diversa potenza espressiva e una diversa energia. La mostra non incanterà solo gli adulti: oltre al supporto dell’audioguida offerta a tutti i visitatori senza costi aggiuntivi, sono state messe a punto varie strategie dedicate ai giovanissimi dai 4 anni in su in visita con le scuole o con le famiglie.

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