Alessandro Boschi
I capolavori ritrovati

Un Hitch perfetto

La (benemerita) Cineteca di Bologna ha restaurato alcuni grandi capolavori del cinema in bianco e nero, da Hitchcock a Dino Risi, da Visconti a Chaplin. E ora li propone nelle sale per riscoprirli sul grande schermo cominciando con "Il delitto perfetto". Sarà una grande sorpresa e per qualcuno una bella scoperta

Ogni scusa è buona per rivedersi un film del grande Hitch, figuriamoci quando la scusa consiste nella proiezione in 3D di Dial M For Murder, Il delitto perfetto, forse non un capolavoro assoluto ma sempre roba di classe eccelsa. E in questo caso, onore alla Cineteca di Bologna, la più attiva e importante del nostro paese, che grazie all’iniziativa Il cinema ritrovato, Classici restaurati in prima visione, ci darà l’opportunità di rivedere in forma smagliante pellicole come Il Gattopardo, Les Enfants du Paradis, Risate di gioia, Ninotchka, La febbre dell’oro, La grande illusione, Roma città aperta, Hiroshima mon amour e Chinatown.

Perdonateci se vi abbiamo rifilato l’intera lista della spesa, ma citare film di questa fatta ne valeva la pena. Il delitto perfetto è un film del 1954, anche se la produzione risale all’anno precedente. Questo, l’uscita posticipata di un anno, ci consente di capire perché la pellicola, girata in 3D per contrastare il potere nascente della tv,  sia arrivata in sala in 2D. Ce lo spiega, all’inizio del film, un contributo di Martin Scorsese. In pratica, ci informa nel suo inglese impossibile Martin, fu l’avvento del Cinemascope a far sì che Dial M for Murder venisse proposto in 2D e non con il sistema stereoscopico. Di fatto ebbe varie uscite e nel 1980 a San Francisco uscì finalmente nel suo formato originale. Interpretato da Ray Milland, Grace Kelly e Robert Cummings, Il delitto perfetto nasce da un impianto teatrale scritto da Frederick Knott e rappresenta una prova generale per il successivo, questo sì un capolavoro assoluto, La finestra sul cortile. Entrambi i film, oltre  a registrare la presenza della in apparenza algida Grace Kelly, sono girati in interni e dimostrano che come al solito, o comunque molto spesso, il François Truffaut regista era bravo anche come critico: “A differenza di altri grandi registi(…) Hitchcock non lancia un messaggio umanista, non ci fa amare personaggi simpatici immersi in situazione che li valorizzano. Quel che cerca di farci provare è piuttosto l’insicurezza, la paura, il sollievo, talvolta la compassione”.  Dall’alto al basso, con una curiosità raccolta anni fa intervistando Antonio Margheriti. Un regista di genere che, tanto per dirne una, si inventò, per un film di fantascienza che fuori dall’atmosfera terrestre non esistevano i colori. Questo perché non aveva abbastanza soldi e dovette girare la maggior parte delle scene in bianco e nero. Comunque, Margheriti, che al pari di tanti altri suoi colleghi era uso adoperare pittoreschi nomi d’arte, aveva scelto per sé Anthony Dawson, che è il nome dell’attore che interpreta l’assassino, per lo meno nelle intenzioni, del film di Hitchcock.  Quando questi seppe dell’omonimia costrinse Margheriti ad aggiungere M. al suo nome d’arte, pena ripercussioni legali.

Dial M For Murder torna nelle sale il 23 e 24 settembre. Non perdetevelo, e occhio alle forbici perché, come dice Hitch, “un omicidio senza forbici scintillanti è come un asparago senza salsa olandese. Insapore.” Figuriamoci in 3D.

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