Andrea Porcheddu
In scena a Verona

Teatro da ricercare

Si apre "Sguardi", rassegna di teatro veneto: un modello di promozione delle realtà territoriali con grandi prospettive nazionali progettato da Daniela Nicosia, Giovanna Caserta e il nostro Andrea Porcheddu. Che qui ci racconta le sue ragioni

Cosa vuol dire raccontare un territorio attraverso il teatro? Scandagliare, verificare, confrontarsi con la produzione, con la creatività, con le intuizioni di artisti che quel territorio prendono come paradigma, come materia di incontro e scontro quotidiano.

Da tempo abbiamo capito che dalla “periferia dell’impero” arriva un teatro fatto di urgenze ineliminabili, di pulsioni immediate. Quasi che la realtà della provincia italiana sia – con le sue eterne contraddizioni – materia fertile per la creazione teatrale, da Nord a Sud. Nel micro-territorio si dipanano quotidiane rivoluzioni, segnali di cambiamento verso società possibili, tracce di un teatro (futuro?) che non esclude un ruolo attivo di attore e spettatore. Nelle piccole comunità si ritracciano forme di attivismo e azione di comprovata efficacia: il lavoro sul territorio – come scambio reciproco di energie – è la nuova frontiera: ipotesi di resistenza alla “biopolitica”, a tutti i livelli. Scriveva Giorgio Agamben in un libro di qualche anno fa: “Il potere non ha oggi altra forma di legittimazione che l’emergenza e dovunque e continuamente si richiama ad essa e, insieme, lavora segretamente a produrla”. Allora, indagare, annualmente, un territorio, significa anche sospendere il tempo dell’emergenza: far fluire anzi il tempo lento del quotidiano, della costanza, della resistenza.

È un eterno ri-cominciare, senza stancarsi: Sisifo che serenamente fa il suo mestiere, con l’utopia che qualcosa – o qualcuno – alla fine cambi, e in meglio.

Il Veneto è una patria del teatro: in principio, si sa, erano i comici dell’arte. E il teatro italiano ha sempre mantenuto quella vocazione del “giro”, della mobilità estrema, all’irrequietezza. I comici “andavano” – ed è per questo, sostanzialmente, che venivano poi sepolti in terra sconsacrata: “turpi”, perché si travestivano; “vani”, poiché non producevano, e soprattutto “girovaghi”, perché imprendibili, non ascrivibili a corporazioni, capaci di passare dalle osterie alle corti nel giro di una notte.

I teatranti, insomma, sin dal Cinquecento, hanno inventato la mobilità, il precariato, il multitasking, hanno elaborato forme contrattuali uniche, degne di manuali di sopravvivenza. L’essenza del teatro italiano è dunque incistata di nomadismo, quasi di banditismo. Un nomadismo che ha portato a derive eccellenti: dalla grande pagina del capocomicato – di cui viviamo gli ultimi bagliori ancora oggi – alla incredibile e unica avventura del Decentramento, in fretta dimenticato, episodio che ha segnato positivamente la storia recente del paese.

Ora tutta questa inarrestabile tendenza al movimento sembra sia mutata in una voglia di fermarsi, di metter su casa, di guardare quel che c’è subito intorno: il quartiere, il territorio, la regione. Si parla insistentemente di “residenze”, anche a livello internazionale – con convegni e proposte – come nuova forma, come modo diverso di vivere, e far vivere, il teatro.

Sguardi è nato come “festa” e “vetrina” del teatro veneto: una festa che mostra (agli operatori ma non solo) quanto accade in regione. Ed è, oggi, alla sua quarta edizione. Mantenendo la sua vocazione itinerante, dopo Padova, Venezia, Belluno, ora fa tappa nella bella Verona. Organizzato con l’apporto fondamentale della PPTV (una sigla che raccoglie i Produttori professionisti del teatro veneto) e con il sostegno della Regione e degli Enti territoriali, Sguardi, nella nostra intenzione, nel nostro desiderio, potrebbe mutarsi da “vetrina”, seppure importante delle produzioni teatrali venete (e non solo: sarebbe bello guardare all’intero NordEst), a occasione per una sistematica verifica, per un confronto sempre più strutturato, per una riflessione ampia e serena, sul rapporto tra arte e territorio.

La regione, s’è detto, produce eccellenze teatrali: da ultimi, solo in senso cronologico, in ambito di “ricerca”, arrivano i fratelli Dalla Via, Marta e Diego (nella foto in alto) – che da Sguardi hanno mosso i primi passi per un vivacissimo percorso – freschi vincitori del prestigioso Premio Scenario. Così, per l’edizione 2013, abbiamo cercato – con Daniela Nicosia del Tib Teatro di Belluno, e Giovanna Caserta, di Teatro Scientifico di Verona, componenti della commissione artistica con me – di dare spazio non solo al “consolidato”, ovvero alle produzioni robuste di questa regione, ma anche di aprire finestre a guizzi di creatività ancora acerbi o in divenire, eppure sicuramente interessanti.

Sguardi, allora, che da un territorio nasce, e che quel territorio intende raccontare attraverso gli spettacoli, è un piccolo passo per capire cosa potrà essere non solo il teatro, ma anche la società, la comunità: il nostro paese, insomma. Da adesso al futuro.

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