Elisa Campana
Lettera da Londra

Il Paradiso New Age

Non credete ai maghi, agli elfi, ai misteri celtici e alle leggende sull’antica terra di Avalon? Allora andate a Glastonbury, cittadina persa tra le campagne del Somerset, lontana dagli itinerari turistici, dove le fate passeggiano per le strade...

All’apparenza può sembrare il prototipo della tipica cittadina inglese di campagna, in cui sono davvero pochi i volti che non fanno suonare un campanello familiare, le strade sono abbellite da splendide aiuole di fiori colorati (perché a nessuno viene in mente di trafugare le piante per il proprio back garden) e tutto è talmente perfetto e curato da ricordare quelle immagini finte di cartoline impolverate, in una vecchia tabaccheria di provincia. Eppure, se ci si guarda attentamente intorno, una volta che si è messo piede a Glastonbury, ci si ritrova catapultati indietro nel tempo, ritornando a età sbiadite che non ci appartengono più. Poco gettonata tra i turisti e dimenticata dai personal shoppers (probabilmente, termine offensivo quanto una bistecca al sangue) Glastonbury è invece la mecca della New Age, un concentrato di freaks alternativi e hippies nostalgici. Librerie, sale da tè, negozi, tutto abbonda di riferimenti ai miti arturiani, celtici e new age. Qui si trovano massaggiatori Shiatsu, astrologi, cartomanti, fantomatici guaritori che sfruttano il potere dei cristalli.  Persino per le strade ci si imbatte in weirdos (tipi strambi) vestiti da maghi, elfi, o con lunghi abiti neri e case con le scritte “abitata da streghe”. Insomma, il paradiso del Flower Power e l’incubo più nero di qualsiasi benpensante.

Quest’anima profondamente “alternativa” e anticonvenzionale ha però il suo perché, sono infatti molti i miti e le leggende associate a Glastonbury e principalmente a una collina misteriosa, dalle singolare forma conica, alta all’incirca 500 piedi, the Tor, palesemente distinguibile a vaste distanze, ma inspiegabilmente invisibile da qualsiasi punto della cittadina che sorge proprio ai suoi piedi. Dalla sua sommità, gli occhi si perdono nelle brughiere pianeggianti del Somerset, animate da dolci pendii, le Mendip Hills a nord con la città di Wells e la sua cattedrale; l’isola di Steep Holm vicino Bristol, verso ovest; Polden e Quantock Hills a sudovest; le lontane montagne del Galles, scure linee all’orizzonte e verso est Cley Hill, famosa per gli avvistamenti di discovolanti.

Quando la nebbia la fa da padrona, dall’alto de the Tor si può invece immaginare come appariva il paesaggio qualche secolo fa, quando Glastonbury dominava gli acquitrini e le paludi circostanti: in gallese, l’antico nome della città era infatti Ynys Witrin  che teorie contrastanti traducono come “The Island of Glass”, termine con il quale veniva indentificata la stessa terra di Avalon. Avalon, ossia  il regno dell’oltretomba in cui il dio celtico Afallach governava indiscusso, laddove la terra incontrava le acque. Ecco allora che il mito si intreccia alla leggenda e Glastonbury diviene anche il luogo in cui Re Artù riposa indisturbato da tempo perché qui venne trasportato dalla Fata Morgana, sua sorellastra e, per antonomasia, dama del lago.

Stramberie di fanatici senza tutte le rotelle al posto giusto? Eppure un fondo di verità c’è. Nel XII secolo i monaci dell’Abbazia di Glastonbury annunciarono di aver trovato la tomba di Artù e la sua regina Ginevra. Secondo la versione dei religiosi, durante degli scavi era venuta alla luce una pietra con la scritta His iacet inclitus Arturius in insula Avalonia e sotto di essa, le ossa di un uomo con accanto uno scheletro più minuto, presumibilmente quello di una donna, che ancora conservava lunghi capelli biondi.

E la magia sembra realmente permeare questa terra, fino alle sue radici più profonde, al punto tale che sentieri, pendii, ruscelli e campi sono cesellati a creare fisicamente i dodici segni dello zodiaco. La prima scoperta del famoso zodiaco di Glastonbury si deve a Katherine Maltwood negli anni 20 quando si rese conto delle particolari conformazioni che effettivamente animano la campagna del Somerset.

Difficile sapere dove la fantasia incontri la storia, e dove la fiaba nasconda la realtà, molto dipende semplicemente dalla volontà e predisposizione a credere o non credere e ciò che stupisce è che in un mondo in continuo cambiamento, dominato dal pragmatismo, resista ancora una roccaforte di sognatori incalliti, anacronistici e sì, forse bizzarri, ma che, nonostante tutto e tutti, sono ancora convinti che qualcosa possa sfuggire alle maglie soffocanti di una mente a volte fin troppo presente. E con tutto questo, il mito non ha niente a che vedere.

Facebooktwitterlinkedin