Angela Scarparo
Libri dimenticati

Angela e il perbenismo

"Figlie sagge", l'ultimo libro di Angela Carter, ormai introvabile, è un apologo sulla società che nasconde i problemi sotto al tappeto per non far brutta figura in società. Proprio come oggi noi, che consideriamo l'apparenza sinonimo di sostanza. E invece...

Scritto nel 1992 da Angela Carter, Figlie sagge è il suo ultimo libro, ed è la storia di due donne, due gemelle, che sagge non sono affatto. Nate, negli anni ‘20 da una donna che muore dandole alla luce, e mai riconosciute dal padre Melchior,  – un attore shakespeariano, falso, antipatico e arrivista – vengono adottate dalla Nonna. In realtà la Nonna, donna di vedute molto aperte, è la generosa proprietaria della stanza dove viveva la povera morta. Le due bambine, Dora e Nora, che a sette anni lavorano già come ballerine, entreranno giovanissime nel mondo del teatro e poi in quello del cinema. Conosceranno attraverso il loro lavoro onori e disonori: i primi legati all’arte, i secondi agli uomini che frequenteranno. Costruito come il libro di memorie di Dora, e narrato in prima persona, il volume non solo è esilarante per quello che racconta, ma per il modo in cui lo fa.

La voce della donna (anziana) sfrontata, ribelle, ironica, che sbeffeggia il perbenismo, dal seminterrato in cui è costretta per mancanza di denaro, ai giorni nostri, a vivere, si fa amare, e cattura subito l’interesse di chi legge. Il cinema dalla parte delle «avventuriere» non era mai stato raccontato con tanta grazia e ironia. E non solo per tutto ciò che di festivaliero e luccicante ruota intorno alla settima arte, per la serialità che il fare film comporta, ma per la consapevolezza che il desiderio, senza il denaro, non è nulla.

«Dietro tutta l’operazione (un film N.d.R) c’era l’amore per Mammona. Lavoravamo come schiavi. Ripetevamo all’infinito la stessa ripresa. La stessa routine, la stessa canzone, la stessa frase – ancora e ancora e ancora. Eravamo simultaneamente prodotto e processo, e la cosa ci aveva quasi distrutte. E a che cosa portava tutto il nostro lavoro? A un altro sabato sera al cinema. Il vostro passatempo da un penny e nove scellini. La vostra razione di buio. Che equazione. La nostra fatica sudata=un po’ di divertimento per voi».

angela carterSe l’ispirazione delle due povere orfanelle la Carter può averla presa dall’Oliver Twist (o da altri bambini narrati da Dickens, autore che assieme a Shakespeare, ben conosce e ama) tutta al femminile è invece la tradizione delle «ballerine». Sono le donne che, al di là del fatto che calchino o meno il palcoscenico, vivono alla giornata, le «furbe», anticonformiste, amorali e (poco) sagge signore e signorine, le cui vite si consumano in stanze d’affitto o alberghi rimediati. Una tradizione di personagge che molto piaceva alla Carter. Fra altre autrici che questa tradizione hanno arricchito, ci sono la Jean Rhys di «Quartetto» (uscito di recente per i tipi di Adelphi) e la Jean Bowles di Due signore per bene (pubblicato da Bollati Boringhieri nel 1992), che è, come questo Figlie sagge (pubblicato da Rizzoli) introvabile.

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