Adriano Mazzoletti
La ristampa di due cd da non perdere

Capolavori del jazz

Benemerite case discografiche ripubblicano dischi o registrazioni di concerti dei grandi del passato. Come nel caso di “Money Jungle”, inciso da Duke Ellington con Charlie Mingus e Max Roach nel 1962, e di due esibizioni di Miles Davis al Blackhawk di San Francisco nel 1961

Nel vuoto quasi pneumatico in cui vive o meglio sopravvive il jazz internazionale, soprattutto quello americano, continuano a far parlare di sé solo le star di una volta, Ornette Coleman, classe 1930, Wayne Shorter, 1933, Herbie Hancock, 1940 Chick Corea, 1941, oppure Sonny Rollins anche lui ottantreenne come Ornette, che per motivi di salute ha annullato il suo tour estivo e il più giovane Keith Jarrett, classe 1945, che come è consuetudine ha giocato il suo “colpo di teatro” a Umbria Jazz: ha fatto spegnere le luci del palcoscenico, ha fatto ruotare il pianoforte a coda con la tastiera verso il fondale e, dando le spalle al pubblico, ha portato a termine, nel buio più assoluto, il suo concerto che aveva interrotto pochi minuti dopo l’inizio perché infastidito dal solito piccolo flash di un cellulare. Quando suona Jarrett, i teatri, d’ora in poi, dovranno munirsi di metal detector in modo da sequestrare telefonini, piccole macchine fotografiche e perché no anche mazzi di chiavi che potrebbero produrre, se casualmente toccati, un qualche rumore che infastidisce solo lui, Keith, mentre invece Gary e Jack sembrano infischiarsene. Ma non solo: all’ingresso del teatro forse dovrebbe essere presente un medico, munito di stetoscopio, in modo da sottoporre a visita preventiva gli spettatori, perché non si sa mai… e se uno fosse raffreddato o avesse la tosse?

In attesa dell’arrivo d’oltreoceano di qualche nuovo genio, uno di quelli come Armstrong, Ellington, Parker, Gillespie, Davis o Coltrane che hanno modificato il linguaggio del jazz e che non si sono mai lamentati di ciò che stava succedendo in platea o peggio in un club di jazz, le case discografiche, grandi e piccole, stanno correndo ai ripari: le multinazionali, con la ristampa dei capolavori del passato, le altre, grazie a una legge comunitaria che stabilisce il pubblico dominio trascorsi cinquant’anni, alla ricerca affannosa di importanti registrazioni di concerti dei grandi del jazz, da pubblicare su disco. Opera quest’ultima altamente lodevole proprio per non disperdere momenti storici di grande importanza.

Miles DavisA questo proposito vorrei segnalare due dischi. Il primo risale al 17 settembre 1962 quando Duke Ellington con Charlie Mingus e Max Roach incise per la United Artist lo spettacoloso Money Jungle, capolavoro assoluto di musicisti di due diverse generazioni, così lontane fra loro – Ellington aveva iniziato la carriera nel 1920, gli altri dopo il 1940 – ma in grado di esprimere le loro idee in modo uniforme. Ripubblicato su cd da Poll Winners Records, questo disco inizialmente uscito su vinile, viene ora impreziosito da altri brani che non avevano trovato posto nel disco originale e che ora è possibile ascoltare per la prima volta. Cinque del trio e tre dell’orchestra provenienti, questi ultimi, da altre sedute di incisione. Per i fans di Ellington e non solo, un disco da non perdere.

Il secondo riproduce invece due concerti che il gruppo di Miles Davis diede al Blackhawk di San Francisco venerdì e sabato 21 e 22 aprile 1961. Era il periodo in cui Davis aveva al suo fianco Hank Mobley – che aveva sostituito Coltrane – oltre a Wynton Kelly, Paul Chambers e Jimmy Cobb. Il cofanetto con due cd, comprende l’integrale dei due concerti di cui solo un brano, On the Green Dolphin Street, registrato il 21 aprile, venne a suo a tempo pubblicato. Dunque inediti assoluti, pubblicati finalmente da Essential Jazz Classics Records. Il gruppo suona magnificamente anche perché Kelly, Chambers e Cobb suonavano con Davis da oltre due anni e Hank Mobley aveva degnamente sostituito Coltrane. Ancora un cd da non perdere.

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