Anna Camaiti Hostert
Tra i saggi e gli incompetenti

Lo Stato che non c’è

Senza più leader responsabili, la politica è piena di parlamentari inesperti o interessati a tutto fuorché al Paese. Vale per tutti, grillini compresi. Gli italiani l'hanno capito e se la prendono con le istituzioni. Si può ancora essere ottimisti?

Il panorama italiano di questi ultimi mesi è talmente scoraggiante da indurre in depressione chiunque. Ed è proprio la cronaca che lo rende tale. Lo scollamento totale delle istituzioni dalla gente è impressionante. E lo è come non mai. Perfino nel dopoguerra la situazione era migliore di adesso non solo perché almeno c’era la speranza della ricostruzione, ma anche perché c’era una classe politica che ancora si preoccupava dei suoi cittadini. De Gasperi, Nenni, Saragat, Terracini, insieme a molti altri, erano persone competenti e oneste che sentivano la responsabilità di dovere compiere una missione: risollevare il paese dalla guerra e rimetterlo in piedi riportando i cittadini italiani a credere in quelle stesse istituzioni che così malamente, durante i lunghi anni della dittatura, avevano tradito la loro fiducia.

Compito immane e durissimo vista la situazione e le condizioni economiche, ma che grazie proprio al loro senso dello Stato e alla loro cultura, e questa mi sembra la parola chiave, sono riusciti ad assolvere portando il paese ad una rinascita economica senza precedenti. Oggi non mi sembra che l’attuale classe politica, grillini inclusi, sentano le stesse responsabilità e soprattutto abbiano lo stesso outillage culturale che permetta loro di risollevare un paese in ginocchio. E il paese lentamente si lascia morire o meglio si uccide come testimoniano ormai gli innumerevoli casi di suicidi non solo di imprenditori ma anche di pensionati e disoccupati che non ce la fanno più ad arrivare in fondo al mese. Guardando in giro i vari programmi di intrattenimento, almeno quelli di un certo interesse, e non ce ne sono molti, vien fatto di chiedersi se davvero il palazzo sia in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini che ogni giorno più urgentemente sembrano implorare soluzioni adeguate. Sia perché il linguaggio dei politici è ancora troppo vecchio, nonostante i nuovi arrivi, sia perché le storie della gente che si ascoltano sono terrificanti: padri di famiglia che hanno perso il lavoro che vanno a chiedere l’elemosina alla stazione, esodati che si devono far mantenere dai figli, famiglie intere che hanno perso il lavoro e la casa.

È vero, il parlamento si è rinnovato. Ma può bastare se questi giovani non hanno nessuna esperienza politica o sono semplici marionette dei capi dei partiti che sono quegli stessi che hanno portato il paese alla rovina? E quando ad alcuni di essi che chiedono di portare del rinnovamento viene sbarrata la strada in nome di alchimie olezzanti ancora di stalinismo di ritorno con liturgie fritte e rifritte in nome di vecchi e inesistenti amicizie si capisce che questi capi storici, che non se ne vogliono andare a casa, sono ciechi e sordi al male degli altri. E pertanto dei veri e propri perdenti della politica, ma soprattutto della vita. È di questi orrendi e pericolosi personaggi che dobbiamo liberarci, di quelli che hanno compiuto una riproduzione della classe dirigente la livello più basso, perché quelli bravi costituivano una minaccia alla loro narcisistica scalata al potere. Obiettivi piccoli e lontani dai piu’ vasti orizzonti dei grandi politici del dopoguerra che seppure avevano obiettivi  personali prima avevano a cuore le sorti del paese.

Concordo con le recenti analisi di Cacciari che oltretutto e giustamente ha perso la pazienza. Il filosofo veneto infatti ai giochini del Pd – che manda avanti giovani ignari, e purtroppo va detto, soprattutto donne – risponde che costoro non vedono quali siano i problemi veri del paese che necessita come non mai di soluzioni concrete. E quello non è  filosofo che vive nelle nuvole, ma è forte di una lunga esperienza amministrativa. Si può non concordare con le soluzioni che propone, ma Cacciari è un esempio di cultura che  andrebbe perlomeno ascoltato. E forse come “saggio” sarebbe andato molto meglio di altri che rispondono più alle alchimie di partito che all’interesse reale del paese.

Facebooktwitterlinkedin