Gloria Piccioni
Battiato e le “troie in Parlamento”

Cortigiane e cortigiani

Dalla possibile malintesa interpretazione di un epiteto alle dimissioni del ministro Terzi: forse il cantautore alludeva a un costume diffuso nella politica: il meretricio delle identità

Un tempo li volevano sepolti in terra sconsacrata. Era un’epoca oscura. L’oscurantismo di oggi, invece, li vuole talvolta al potere, ma l’esercizio della politica, a ben vedere, non si addice a chi è abituato a calcare le scene. Sarà per quell’eccesso di leggerezza che si conviene a chi vuole indurre il pubblico a divertirsi e che è meno consono alle aule parlamentari e ai luoghi istituzionali, specialmente se impegnati nell’affannosa ricerca di una impossibile quadratura del cerchio, indispensabile a evitare il crollo degli edifici-Paese.

Preambolo per dire che il colto, immaginifico e apprezzato cantautore Franco Battiato, autore di brani memorabili, amico del filosofo Manlio Sgalambro col quale ha collaborato, tornerà a far meglio in concerto piuttosto che dal proscenio del Parlamento europeo e dallo scranno di assessore regionale al Turismo della Sicilia, ruolo per cui era stato prescelto dal governatore Rosario Crocetta, il quale si è affrettato a destituirlo subito dopo la gaffe di Bruxelles.

le cortigiane di carpaccioI fatti son noti: proferita la frase incriminata – «troie in giro per il Parlamento» – ecco la corale e immediata alzata di scudi istituzionale contro l’inaccettabile volgarità riferita – non si sa bene perché – alle parlamentari di genere femminile. Posta la condanna per la deprecabile espressione, va aggiunto che non ci piacciono nemmeno i numerosissimi vaffa elargiti a piene mani da Grillo nei confronti di chiunque abbia a che fare con la politica (eccetto, forse, il presidente Napolitano che, bontà sua, «gli è piaciuto»). D’accordo, Grillo li manda a dire a fil di Rete, mentre altro è esprimersi con volgarità in Parlamento (una disparità su cui ha chiosato anche Fiorello in una imitazione di Battiato ieri sul web L’edicola). Ma in quanti modi si recano ogni giorno offese alle istituzioni in questo Paese?

Prima di tentare una risposta a questa domanda è bene porsi un’altra questione: perché le parlamentari si sono subito sentite chiamate in causa, non riflettendo sul fatto che quello sconcio aggettivo era forse indirizzato a un certo genere umano – e parlamentare – in senso più ampio? È vero che dall’alba dei tempi il mercimonio carnale è stato maggiormente praticato dal genere femminile, prima che il miscuglio dei gender si imponesse con l’odierna evidenza. Ed è ancora più vero che sono tempi duri questi per le donne, sesso debole più che mai a fronte di stupri, omicidi passionali, violenze familiari, per non dire di escort e di usi impropri a fini pubblicitari… Tutte cose che si moltiplicano in modo esponenziale. È giusto difendere la categoria.

Ma i mercimoni hanno molte facce. Forse anche quella – l’ultima di una triste serie – del ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata (noblesse oblige?) nel momento delle sue dimissioni a sorpresa in Parlamento, tra gli applausi dei deputati del Pdl tra i quali magari siederà in una prossima legislatura dopo aver giocato la sorte sulla pelle dei nostri marò.

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