All'Accademia Filarmonica Romana
Musica delle radici
Il concerto di Germano Mazzocchetti, tra ritmi etnici e jazz, ha chiuso la rassegna estiva ai Giardini della Filarmonica. Una fusione di sperimentazione sonora e nostalgia popolare con la passione per il teatro sullo sfondo
Al centro della musica di Germano Mazzocchetti ci sono le sue radici, c’è il suo paese natale – Città Sant’Angelo vicino Pescara, in Abruzzo – c’è la sua fisarmonica che proprio lì ha imparato a suonare sin da giovane diventandone un virtuoso, infine c’è quel jazz innestato su echi folk che ha studiato e su cui si è laureato con una tesi di cui era relatore Roberto Leydi. Lo ricorda lui stesso durante il concerto della Germano Mazzocchetti Ensemble che ha chiuso il Festival estivo dell’Accademia Filarmonica Romana, composto da Marco Acquarelli – chitarra, Paola Emanuele – viola, Francesco Marini – sax e clarinetti, Luca Pirozzi – contrabbasso e Valerio Vantaggio – percussioni, tutti virtuosi, come hanno dimostrato in alcuni assoli che hanno suscitato entusiasmo tra gli ascoltatori. Ecco allora che i suoi brani, molti legati alla memoria di personaggi, luoghi e fatti del suo paese, si intitolano, solo per fare degli esempi Testa sghemba, composizione dalla metrica variabile, detta “storta”, come il collo del ciabattino del suo paese; 5/6, brano in 5 e 6 quarti dedicato al compaesano Luigi Cinquesei, o Piazza Garibaldi e tante altre musiche in cui riecheggiano le memorie sonore di quel luogo, tra il girar di una giostra, discussioni al bar o note della banda.
Allora è facile accorgersi che nella vivace musica di Mazzocchetti si avverte sempre a un certo punto una sottile vena nostalgica, ma serena, sempre senza rimpianti, anzi col piacere di ritrovare ciò che è stato e di cui si è fatti. Il tutto naturalmente sul filo di quel jazz mediterraneo proprio di questo compositore, in cui si avvertono echi di ritmi, danze, canti dall’Abruzzo al nostro meridione ma, talvolta, arrivando quasi alle coste del nord Africa. Così come arriva la Passeggiata per via Etnea, rielaborazione di un testo per il teatro e con un andamento ironico e quasi descrittivo, o un Valzer musette derivato dalla musica popolare francese, giocando le sue sonorità popolari con uno spiccato sincretismo linguistico, che si allinea ad alcune tra le più originali esperienze della musica d’oggi.
E Nicola Piovani, presente al concerto, presentando l’ultimo disco di Mazzocchetti, Muggianne (“Falla finita, zitto!” nel dialetto angolano, del suo paese) definisce al sua musica “incatalogabile” e in lui sottolinea «una passionale competenza per il jazz, una conoscenza approfondita del classico sinfonico-cameristico, la frequentazione del melodramma, del musical, della canzone classica napoletana, che fanno di lui un multiforme ingegno musicale, che frequenta con perizia e disinvoltura Puccini, Mingus, Stravinskij, Cicognini, Pärt, Cioffi-Pisano… Tutto questo si sente nella sua scrittura, pur essendo in essa quasi inesistenti le citazioni dirette delle fonti e pur restando nei binari di una rigorosa compattezza stilistica».
Il Festival Estivo dell’Accademia Filarmonica Romana, svoltosi nel suo bel parco sulla Via Flaminia, ha proposto dal 17 giugno 27 appuntamenti, tra concerti e incontri, questi ultimi aperti da un documentario sui duecento anni della Filarmonica sul filo del libro con la sua storia e chiusi ieri dalla presentazione del libro Il canto dell’anima. Vita e passioni di Giuseppe Sinopoli a cura di Gastón Fournier-Facio (Ed. il Saggiatore) uscito a vent’anni dalla prematura scomparsa del musicista, Il cui figlio Giovanni ha letto dei brani, mentre la moglie Silvia Cappellini, oltre ad aver eseguito al pianoforte Strutture e alcuni estratti di Klaviersonate, composizioni dello stesso Sinopoli, ne ha parlato con l’autore Fournier-Facio e Sandro Cappelletto.
In due settimane, ai Giardini della Filarmonica, tra musica classica e contemporanea, sono sfilati artisti italiani e internazionali, a cominciare dai polacchi che hanno animato la serata di apertura, agli israeliani, gli slovacchi e gli iraniani, grazie all’attiva e proficua collaborazione che questo festival ha portato avanti con gli istituti di Cultura, Associazioni e Ambasciate di vari paesi. Il tutto accompagnato da incontri su libri, usati come spunto per discussioni e altre esecuzioni musicali.