A cent'anni dall'assassinio di Jean Jaurès
Omaggio alla politica
I francesi, per ricordare un grande statista (socialista) hanno fatto una bella mostra. Da noi, al massimo, avrebbero fatto un fiction televisiva. Vediamo come e perché
Conoscete Jean Jaurès? Francese, leader socialista, pacifista, operaista (quando gli operai ancora c’erano e vivevano vite orribili), difensore dei minatori e dei diritti degli esclusi. Parlamentare francese, professore di filosofia, giornalista, fondatore de L’Humanité. Alla vigilia della Prima guerra si lanciò in una grande battaglia pacifista: fondò un movimento franco-germanico contro la corsa agli armamenti e girò l’Europa arringando le piazze e le fabbriche; convinto com’era che gli ultimi andassero informati e fatti crescere perché capissero e contassero nella gestione della cosa pubblica. Venne ucciso per questo, il 31 luglio del 1914. Venne ucciso con due colpi di pistola alla testa da un fanatico interventista francese, un certo Raoul Villain. Lui, la vittima, Jaurès, era in un bar a riprendersi dopo l’ennesimo comizio: non voleva credere che quel povero disgraziato potesse spingere il dito sul grilletto dopo avergli puntato la pistola in faccia. Era un inguaribile ottimista, Jaurès: convinto che il mondo avrebbe potuto essere migliore.
Fosse stato italiano, Jaurès (anche l’Italia ha avuto menti lucide e uomini dalla schiena dritta, in passato), per omaggiarlo a cent’anni dalla morte, la Rai avrebbe prodotto un bel telefilm in due puntate su di lui, una domenica e un lunedì, con Beppe Fiorello; o addirittura con Luca Zingaretti! Il telefilm sarebbe stato presentato con grandi onori, ma gli sceneggiatori avrebbero dovuto inventare qualche ruolo femminile di primo piano. E malgrado ciò gli ascolti non sarebbero stati un granché perché socialisti e comunisti qui da noi funzionano solo quando sono gli assassini, non gli assassinati. Ma comunque una fiction non gliel’avrebbero negata, all’eventuale Jaurès italiano. E invece in Francia sapete che hanno fatto per ricordarlo e rendergli omaggio? Hanno fatto una mostra. Snob, questi francesi! Una mostra documentaria ricca e sontuosa, nella prestigiosa sede degli Archives nationales a Parigi (nel Marais: un palazzo meraviglioso con degli splendidi giardini, se siete da quelle parti e volete andarci, l’esposizione appena inaugurata resterà aperta fino al 2 giugno). E questa è la differenza che corre tra noi altri e i francesi: ogni commento è superfluo.
La mostra parigina è una gioia per l’intelletto. Si parte con l’iconografia dell’omicidio dell’incredibile omicidio e colpiscono le semplici, amare parole dell’editoriale con il quale il giornale diretto da Jaurès commenta il fatto. «Qualche crimine ogni volta precede i grandi crimini: l’ecatombe esecrabile che si prepara in queste ore, con il suo carico di tenebre, ha avuto il suo preludio in un terribile assassinio». Sembrava incredibile all’opinione pubblica che la violenza istituzionale propugnata dagli interventisti producesse altra, privatissima violenza, lo si intuisce anche dai commenti degli altri giornali, non sempre simpatizzanti. E guardando quelle foto e leggendo quelle parole ho ripensato non solo al Mussolini interventista del 1914 (per altro su un giornale teoricamente fratello de L’Humanité), ma anche alle grida scomposte di oggi; alle stupidaggini propugnate con piglio da statista dai nostri saccenti da strapazzo. Per lo più ex comici, ex cantanti da night e simili. Una gran pena.
Ma torniamo alla mostra e all’omaggio ai temi forti di Jaurèr: la lotta pacifista, prima di tutto, ma anche la sfida per i diritti dei minatori e in favore dell’istruzione. Ma poi, per non cadere nell’agiografia, ci sono anche i ritratti del politico che molti accusavano di eccessiva retorica, di sublime capacità oratoria (che non è sempre un complimento): vedi le foto di Jaurès appeso a una bandiera che arringa la folla urlando e pensi a Grillo. Pure Grillo urla. Ma subito dopo capisci che Grillo urla perché non ha argomenti: non è come Jaurès che sputa il fiato per farsi sentire anche dall’ultimo dei suoi ascoltatori! No. Grillo ha un bel microfono ad archetto ad amplificare il volume della voce: pure se parlasse sotto voce, lo sentirebbero tutti.
Infine, un piccolo capolavoro di diplomazia politica: il capitolo intitolato “jaurèsisme”. Detto in altre parole: la via francese al socialismo. «Per Jaurès il socialismo doveva corrispondere a una grande rivoluzione morale»; perché «il profilo della battaglia era quello della Repubblica», nel senso più pieno della parola. Nel senso della «tutela delle istituzioni, dell’internazionalismo stemperato dal rispetto dell’identità francese». Ecco, a leggere questa didascalia si pensava subito che sia stato Hollande a scriverla. E infatti, tutto torna: una buona mostra in Francia sta a un bella fiction in Italia. Non so voi, ma io li vedo bene i nostri premier passati, presenti e futuri (e vice premier e ministri della cultura) lì pronti a scrivere i dialoghi di un bel telefilm. In fondo, siamo il paese con il maggior numero di leader politici romanzieri. Altro che Jaurès!