Ida Meneghello
Diario di una spettatrice

La lentezza di Rosa

Il nuovo film di Robert Guédiguian, "E la festa continua!", racconta la storia di Rosa, un'eroina dell'impegno e della memoria condivisa. Ma lo fa senza ritmo...

“Bisognerebbe avere due vite, una per se stessi e una per gli altri”, dice Rosa, la protagonista del nuovo film di Robert Guédiguian, E la festa continua! Non è una frase del regista marsigliese, lo scrisse Italo Svevo nel suo primo romanzo Una vita.

Chi è Rosa? Nella realtà è l’attrice e sceneggiatrice Ariane Ascaride, moglie del regista, viso inconfondibile sotto la folta frangia di capelli fulvi. In questa pellicola è l’infermiera a un passo dalla pensione Rosa che, come la Luxembourg, mai si arrende e porta la sua dedizione paziente e appassionata non solo tra i degenti dell’ospedale di Marsiglia, ma in ogni relazione della sua vita: con il fratello Antonio (come Gramsci), “l’ultimo comunista” della città, tassista e dragueur impenitente; con i due figli orgogliosi delle loro origini armene (citazione autobiografica dello stesso Guédiguian), con Henri, l’uomo che diventa l’amore inatteso dopo la sua vedovanza (l’attore Jean-Pierre Darroussin, da sempre alter ego del regista).

La sua passione per le vite degli altri la spinge a candidarsi per diventare consigliera comunale a dispetto delle risse tra chi dovrebbe sostenerla, ed è inevitabile sorridere quando Rosa sentenzia “non vinci se fai di tutto per perdere”, eh già, in Italia lo sappiamo bene.

Rosa ama e combatte, insieme alla piccola comunità che è tutto il suo mondo scende in campo perché Marsiglia non dimentichi ciò che avvenne il 5 novembre 2018, due palazzi fatiscenti di rue d’Aubagne sprofondarono nel vecchio centro storico inghiottendo otto vite, c’era anche la studentessa italiana Simona Carpignano. Rosa nuota e riflette, sogna il padre morto prematuramente, confessa al figlio di aver fatto l’amore e che le è piaciuto, non sarà sconveniente alla sua età?

Tutto il film la racconta e racconta quel quartiere multietnico accanto al Porto Vecchio dove le speranze e le disillusioni si incrociano sotto gli occhi ciechi di Omero, il suo busto ricorda a chi passa che furono i coloni greci di Focea a fondare Marsiglia.

Raccontata così la pellicola sarebbe imperdibile, con quella vena di nostalgia per il senso perduto di comunità che impregna, per restare in ambito italiano, anche le ultime pellicole di Virzì e Milani. Purtroppo lo svolgimento del tema lascia a desiderare: il film di Guédiguian è lentissimo e privo di ritmo, il montaggio erratico e sfilacciato, i personaggi tratteggiati in superficie non coinvolgono lo sguardo dello spettatore. E la colonna sonora è inutilmente ridondante, ci sono persino Mozart e Schubert a invadere il porto di Marsiglia.
Vale sempre la regola, al cinema come in cucina: less is more.

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