Leonardo Tondo
“Foto di classe” di Giuseppe Grattacaso

Ripensare la scuola nell’era del Covid

I conflitti degli allievi, ma anche quelli degli insegnati, le speranze e le delusioni, le paure e le incertezze osservati dall’autore con l’occhio esperto del professore e la sensibilità sottile del poeta. Con l’intento di far riflettere sulle vere necessità della comunità scolastica

Dall’ultimo banco di una ipotetica aula scolastica in rappresentanza di tutto il sistema educativo, un professore ritornato studente guarda i suoi alunni, commenta le loro ansie e aspettative in un momento straniante come quello attuale, nell’anno 1 dell’era Covid. Il mitico ultimo banco diventa un’occasione per guardarsi dentro e per allargare la visione a quanto accade fuori della finestra esercitando così la creatività e la poesia. Quando si cede all’introspezione non si può fare a meno di saltare indietro e ritrovare vecchi compagni di ventura come Riccardo Del Turco che negli anni 70 cantava Luglio col bene che ti voglio…oppure Paul McCartney che marinando la scuola e componendo canzoni, insieme a tre altri scappati di casa, rivoluzionò il mondo canoro. Magari non esattamente un modello da seguire vista la infinitesimale probabilità che possa capitare un’altra volta. 

Un professore, e per di più poeta come Giuseppe Grattacaso, non si lascia sfuggire le sottigliezze e i conflitti dei giovani liceali di adesso tra eventi social, primi amori, necessità di conoscenza da combinare in un cocktail non sempre armonico. Ma neanche i conflitti degli insegnanti, di quelli che non si sono adattati alle nuove didattiche e degli altri più entusiasti di fronte alle richieste di interazione, di discussione e di accettazione delle critiche. 

Sempre con gli adolescenti in primo piano, la rapsodia di racconti e di testimonianze raccolti in Foto di classe– La scuola della ripartenza raccontata dall’Ultimo Banco (Castelvecchi editore, 90 pagine, 9,50 euro), si snoda lungo eventi vicini e lontani. Ad esempio, la liberazione di Silvia Romano che suscitò sentimenti tanto diversi e che il professore-studente dall’ultimo banco sente di dover difendere dalle critiche che le si scatenarono contro insieme, però, a tante manifestazioni di solidarietà. Alcune domande sulle scelte della giovane donna rimangono e rimarranno senza risposta ma il privato non è più politico. Guardando però più attentamente fuori da quella finestra, oltre agli adolescenti arrabbiati e spinti dall’odio social contro la cooperante (o contro i diversi o gli immigrati di turno), se ne vedono anche di innamorati e sensibili impegnati nel dare una mano ai più deboli e attenti ai bisogni degli altri. I primi fanno spesso più notizia dei secondi e danno adito a quella definizione di Francesco Merlo di “paese fradicio”, una generalizzazione giornalistica tutto sommato non condivisibile. Mentre invece c’è da esserne certi che per ogni odiatore ci sono almeno dieci ragazzi e adulti che amano. 

La raccolta di testimonianze è stata pubblicata prima dell’arrivo della seconda ondata del virus e non ha visto le scuole riaprirsi tra molte incertezze, il presidente della Campania che ha deciso di richiuderle fino alla fine di ottobre (per ora) e il rilevante aumento di contagi e morti. Gli studenti dovranno ritrovarsi a seguire lezioni a distanza e, come sostiene l’osservatore dell’ultimo banco, quella non è scuola. Non si potrebbe essere più d’accordo, ma sono stati proprio molti giovani che presi dall’ottimismo liberatorio post-confinamento si sono accalcati in discoteche marine e luoghi cittadini di ritrovo senza badare troppo agli accorgimenti anti-contagio.

Da una postazione più ottimistica, la lezione impartita dal virus dovrebbe essere considerata come un ridimensionamento della onnipotenza giovanile, un insegnamento sulla possibilità che possano esserci dei momenti della storia e della vita in cui si verificano delle emergenze. Ci saranno altri periodi in cui tutti dovranno rispettare delle regole che non provengono da una manica di scienziati pazzi ma da studiosi e politici che non si divertono e che sarebbero i primi a non volerle richiedere. Gli adolescenti di oggi penseranno domani al 2020 come all’anno del Covid e avranno l’obbligo di trasmettere ai loro figli il senso della responsabilità nei confronti di se stessi e degli altri. 

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